Collina: “L’arbitro deve decidere come se la tecnologia non esistesse”

Intervista alla Gazzetta dello Sport: "L’obiettivo è non averne bisogno perché le decisioni sono corrette ed è per questo che lavoriamo attraverso la preparazione"

Intervista alla Gazzetta dello Sport: "L’obiettivo è non averne bisogno perché le decisioni sono corrette ed è per questo che lavoriamo attraverso la preparazione"

La Gazzetta dello Sport intervista Pierluigi Collina. Presidente della Commissione arbitri della Fifa, è stato arbitro dal 1977 al 2005. Ieri ha compiuto 60 anni.

In passato dichiarò che l’arbitro deve essere un po’ saggio e un po’ folle, alla rosea spiega il senso della frase.

«Saggio nel senso che non può permettersi di riflettere troppo prima di decidere. Quello che nella vita di tutti i giorni è impulsività per l’arbitro è un pregio. E se guardo indietro un po’ di follia è servita».

L’arbitro deve decidere come se non ci fosse la Var, dichiara.

«L’arbitro deve decidere come se la tecnologia non esistesse. L’obiettivo è non averne bisogno perché le decisioni sono corrette ed è per questo che lavoriamo attraverso la preparazione. Poi lui sa che esiste un paracadute che può correggere un errore, anche se l’errore resta: magari voi giornalisti lo dimenticate, ma chi giudica l’arbitro no».

Il suo modello di arbitro è stato Agnolin.

«Agnolin è stato un punto di riferimento per la mia generazione. Il modo di stare in campo, la presenza scenica. E poi anche altri, come lo svedese Fredriksson che vidi a Italia 90. A noi dicevano di non indicare la direzione della punizione, saremmo sembrati dei “vigili”, lui lo faceva con naturalezza. Cominciai a imitarlo. Oggi è normale».

Più difficile da arbitro o da capo degli arbitri?

«Da arbitro sei padrone del tuo futuro, da allenatore il tuo futuro dipende da altri».

 

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