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Gli effetti della Brexit sul pallone: gli inglesi “extracomunitari” tagliano gli stranieri

Da stanotte il Regno Unito è fuori dall’Europa. La FA vuol “tagliare” il numero di stranieri, la Premier contraria pronta alla battaglia legale

Gli effetti della Brexit sul pallone: gli inglesi “extracomunitari” tagliano gli stranieri

A mezzanotte il Regno Unito sarà un Regno e basta, fuori dall’Unione Europea. E’ il natale della Brexit, anche se i complicatissimi meccanismi commerciali e politici chiamati a gestire l’uscita dall’Europa della Gran Bretagna sono ancora in divenire, e per nulla definiti.

Intanto anche il calcio inglese si interroga sul suo futuro “europeo”, e i due grandi poteri del football sono già ai ferri corti. Perché in attesa di capire in che direzione andranno gli accordi commerciali che saranno siglati entro la fine di quest’anno, la Football Association, la federcalcio inglese, ne vuole approfittare per modificare i parametri sugli stranieri in versione “sovranista”, abbassando la quota dei 17 stranieri consentiti per rosa a 13, con 12 posti riservati ai giocatori britannici.

“E’ un’opportunità per lo sviluppo dei nostri talenti, spesso bloccati da giocatori stranieri mediocri”, scrive la FA in un rapporto dal titolo “Access to Talent Discussion Desk”.

La Premier League invece è contraria, perché “le misure proposte dalla FA ridurranno la qualità della Premier e di conseguenza il valore economico globale del prodotto. Se si impoverisce la Premier, s’impoverisce tutto il calcio, comprese le serie minori”. La Lega è pronta a dare battaglia legale se la federazione dovesse andare avanti con la sua idea.

Sicuramente con la Brexit cambieranno i settori giovanili: il tesseramento degli under 18 europei non sarà più consentito, e in generale i calciatori europei saranno equiparati agli altri “extracomunitari”. Anche se in verità i veri “extracomunitari”, da stanotte, saranno gli inglesi.
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