Garlando: il contropiede dell’Inter non è una scelta, è una necessità
Sulla Gazzetta dello Sport la spiegazione per numeri della diatriba tv tra Capello e Conte: nerazzurri programmati per giocare in dominio

“Capello ha ragione a vedere contropiede nell’Inter di Napoli e a ritenerlo determinante. Ci sono numeri chiari. Il Napoli ha tenuto più palla (65,6-43,4%) e ha avuto baricentro più alto (54,1-42,8 m) .
L’Inter ha recuperato palla più in basso (35-39m), ha passato di meno (478-629) e lanciato di più (52-42)”.
Luigi Garlando si veste da arbitro e sulla Gazzetta dello Sport prova a fare chiarezza nella diatriba contropiedista no-sì che ha animato il post-partita di Napoli-Inter.
Capello – secondo Garlando – “sbaglia però quando fa coincidere il contropiede con l’anima dell’Inter, quanto teorizza che sia stata costruita per ritirarsi e scatenarsi negli spazi. L’Inter, come tutte le squadre di Conte, è stata programmata per un calcio di dominio e possesso”.
Perché allora i numeri di Napoli? “Perché l’Inter non è contropiede, ma lo fa. È diverso. Lo fa per scelta e per necessità”. “Conte non è il fondamentalista di un’idea. Ha un ampio spiraglio di opzioni e le sfrutta tutte. Il contropiede non è una vergogna, è la nostra tradizione, è il Piave, è una soluzione”.
Ma per Garlando “spesso il contropiede dell’Inter è necessità, non scelta. Nei secondi tempi di Barcellona, Dortmund e, in parte, Napoli, la palla lunga per la Lu-La è stata la via di fuga di una squadra a corto di energie. La resistenza di Conte al vertice con una rosa ridotta all’osso è miracolosa.
Quando avrà i giocatori che chiede, farà più pressing, meno contropiede e sarà bella in casa come in trasferta”.