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I tre giorni di Gattuso che sbatte sui limiti storici dei calciatori del Napoli

Crisi individuali che diventano inevitabilmente collettive, in alcuni momenti anche con Sarri. il Napoli ha creato molte palle gol ma poche davvero nitide

I tre giorni di Gattuso che sbatte sui limiti storici dei calciatori del Napoli

Il ritorno al 4-3-3

La prima partita di Gennaro Gattuso sulla panchina del Napoli si è aperta con una piccola-grande novità tattica: il ritorno (annunciato) al 4-3-3 puro, per intenderci il modulo utilizzato da Sarri e da Ancelotti nella prima fase della sua esperienza napoletana. Le scelte del nuovo allenatore sono state lineari: Di Lorenzo e Mario Rui laterali bassi; Callejón e Insigne esterni offensivi; Milik centravanti. A centrocampo, due mezzali con pochi vincoli di movimento (Fabián Ruiz e Zielinski) e un centromediano di schermo, più che di possesso, parliamo ovviamente di Allan. Per cercare di analizzare il match dal punto di vista tattico, partiamo proprio dalla definizione del ruolo di Allan: diversamente da Jorginho e/o Hamsik – gli ultimi due giocatori ad aver giocato in quello slot –, il brasiliano non veniva usato come hub per la costruzione del gioco. Non a caso, ha toccato il pallone solo 61 volte.

Il 2-5-3 del Napoli nel primo tempo. La squadra azzurra gioca in 12 uomini perché sono riportate le posizioni medie di Koulibaly e anche di Luperto, entrato dopo pochi minuti al posto del senegalese)

Il confronto tra il dato sui tocchi del brasiliano e quelli omologhi di Di Lorenzo (108 palloni giocati), Mario Rui (127), Zielinski (106) e Fabián Ruiz (121) definisce lo stile di gioco che Gattuso ha cercato di imporre al suo Napoli. Ovvero, la manovra si sviluppa passando dalle fasce, attraverso gli scambi tra terzini e mezzali. Allan viene coinvolto solo raramente, e per di più con compiti elementari. Da qui la definizione “di schermo”, perché l’ex Udinese riflette il pallone più che lavorarlo in prima persona.

Dal punto di vista delle spaziature in campo, questo approccio al gioco ha determinato fin da subito un 2-5-3 in fase attiva – come si vede nell’immagine sopra. Spesso, in fase di primissima impostazione, Allan è retrocesso tra i centrali per creare superiorità numerica, ma il pallone tendeva a viaggiare subito verso gli esterni, così il brasiliano tornava a sostenere l’azione in posizione centrale. Il campetto posizionale sotto mostra come, anzi dove si è originato il gioco d’attacco del Napoli.

Il Napoli ha giocato soprattutto sugli esterni. Anzi, soprattutto a sinistra, dal lato di Insigne, Mario Rui e Zielinski

Il contesto migliore (per il Parma)

L’idea di Gattuso era quella di ricreare il contesto in cui la gran parte della rosa del Napoli si è espressa meglio negli ultimi anni. Cioè una squadra corta, orientata al possesso e molto intensa in fase difensiva – a costo di rischiare qualcosa in transizione. Solo che un clamoroso errore di Koulibaly al terzo minuto ha fatto sì che si palesasse subito il lato oscuro di questa strategia. E così la partita è girata subito in favore del Parma. Non solo per una questione di risultato, quanto di stato mentale e situazione tattica che finivano per intersecarsi tra loro.

Una volta superata la prima linea di pressione, il Parma disattiva il pressing offensivo e si rintana nella sua metà campo. Anzi, in realtà Kulusevski (l’attaccante centrale, l’uomo più avanzato) è addirittura al di qua della trequarti, controlla a vista Allan. In questo modo, per il Napoli è estremamente faticoso trovare spazi

La squadra di D’Aversa, trovato il vantaggio, ha esasperato la sua impostazione puramente reattiva. Ha ulteriormente abbassato il baricentro in fase di non possesso, alzando però la pressione quando il Napoli costruiva da dietro. Una fase difensiva con un doppio volto, strettamente osservata per esaltare il gioco di ripartenza dei migliori elementi della rosa, ovviamente Gervinho e Kulusevski. Quando il Napoli portava il pallone nella metà campo avversaria, come si vede sopra, al Parma bastava chiudere gli spazi per riposarsi; le energie venivano riutilizzate per pressare alto una squadra priva di un elemento in grado di gestire con ordine l’uscita del pallone dalla difesa. Sotto, una doppia immagine in sequenza che mostra chiaramente questa dinamica. E che spiega la difficoltà del Napoli a creare azioni realmente pericolose in maniera fluida, pulita.

Il Parma porta cinque uomini nella metà campo del Napoli per inibire la costruzione dal basso. Allan  si smarca anche bene, ma poi non ha opzioni di passaggio facili per le sue caratteristiche. Serve il pallone a Zielinski, subito pressato. Il polacco si fa intercettare il passaggio verso Insigne e l’azione del Napoli viene rimbalzata facilmente.

La ripresa

Nella ripresa, infatti, Gattuso ha invertito le posizioni di Fabían Ruiz e Allan proprio per gestire meglio la prima trasmissione del pallone. Il Napoli è riuscito a essere più fluido e spavaldo nella costruzione del gioco, anche se in realtà pure nel primo tempo erano arrivate diverse chance fallite. Perché il Parma avrà e ha anche interpretato perfettamente la partita, ma le doti dei giocatori del Napoli e l’impostazione offensiva della squadra di Gattuso hanno permesso diverse volte agli attaccanti di concludere verso la porta.

Non è solo un discorso del numero di tiri (33 tentativi totali di cui 8 entrati nello specchio), ma anche di qualità delle occasioni costruite: a fine partita, gli azzurri hanno realizzato un totale di 1.89 xG, vale a dire gol attesi – un modello statistico basato sul rapporto tra il numero di tiri tentati e la posizione da cui questi sono stati scagliati, determinata a sua volta dalla distanza dalla porta e dalla presenza di difensori avversari. In pratica, la squadra di Gattuso ha convertito in rete meno di quanto effettivamente costruito. Il Parma, invece, ha concluso solo 7 volte verso la porta di Meret, eppure ha realizzato 1.29 xG.

Questo per dire: il Napoli ha effettivamente creato molte palle gol, solo che poche di queste sono state davvero nitide; il Parma, invece ha costruito poche occasioni ma tutte molto pericolose. Infatti i due gol sono arrivati da situazioni ravvicinate e senza opposizione da parte di giocatori difendenti.

La mappa delle conclusioni di Napoli-Parma, mancano solo i tentativi respinti dai difensori avversari.

L’ingresso di Mertens al posto di Allan ha ricreato il 4-2-4 utilizzato spesso da Ancelotti nell’ultimo anno e mezzo. Il belga ha determinato nuovi movimenti tra le linee, proprio da una sua invenzione nel mezzo spazio di centrosinistra è nato il gol del pareggio di Milik. Come ha spiegato Gattuso nel postpartita, però, questa mossa tattica e la voglia di portare a casa una vittoria che manca da troppo tempo in campionato hanno determinato scollamenti e squilibri ancora più profondi di quelli che si erano già palesati durante la partita.

Il Napoli, infatti, non è sembrato in grado di reggere il 4-3-3 in fase offensiva con i due terzini che spingono contemporaneamente. È un’altra situazione segnalata da Gattuso nelle interviste del dopogara: l’allenatore calabrese ha insistito sul fatto che almeno uno dei due laterali difensivi deve rimanere a protezione dei centrali in fase di possesso. Si tratta di una considerazione condivisibile: il Parma è una delle migliori squadre del campionato nel gioco di rimessa, ma troppo spesso gli attaccanti di D’Aversa hanno potuto gestire la transizione in situazione di parità numerica, se non addirittura in superiorità numerica, dopo aver recuperato il possesso. È come se il Napoli si fosse consegnato spontaneamente, e ingenuamente, all’avversario di oggi. Certo è una questione di zelo, di voglia di fare, ma si è rivelata poco funzionale.

Conclusioni

La partita di ieri non ha dato ulteriori indicazioni assolute. Per due motivi: Gattuso era all’esordio dopo pochissimi giorni di lavoro, e poi la combinazione di eventi determinatasi al terzo minuto di gioco – gol del Parma più uscita di Koulibaly – ha condizionato, se non addirittura invalidato, ogni tipo di considerazione tattica. Oltre al discorso già fatto in apertura sul gioco della squadra di D’Aversa, c’è da sottolineare come l’idea di alzare i ritmi del pressing sarebbe stata sicuramente più efficace con il senegalese in campo.

Nel postpartita, Gattuso ha insistito sulla necessità di lavorare su due aspetti: l’equilibrio della squadra tra la varie fasi di gioco e la condizione psicologica. I numeri della partita dimostrano che si tratta di un’analisi razionale, aderente alla realtà. Il Napoli ha mostrato maggiore vivacità offensiva rispetto alle ultime uscite in campionato, solo che questo miglioramento ha comportato un costo evidente: la squadra ha finito per scoprirsi in alcuni momenti della partita. Questi momenti si sono rivelati determinanti per il risultato.

Allo stesso tempo, gli errori commessi – quelli di Koulibaly e Zielinski che hanno determinato i due gol del Parma e quello di Insigne a porta spalancata nel primo tempo – dimostrano come i giocatori siano preda di una crisi individuale che diventa inevitabilmente collettiva. Una condizione che si ripete ciclicamente, che ha finito per distruggere l’esperienza di Ancelotti, che si è palesata in pochi – ma decisivi – momenti durante il ciclo di Sarri, nonostante il tecnico toscano avesse trovato un sistema efficace, e che Gattuso non poteva certo risolvere in tre giorni.

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