Ferlaino a Moggi: «Ancelotti era solo il grande nome che serviva a De Laurentiis per il dopo Sarri»
Su Libero: «Ha riportato il Napoli nell'elite del calcio italiano». Ferlaino voleva cacciare Bianchi, Moggi i rivoltosi. Quella volta che Bigon voleva ammutinarsi.

MOGGI E FERLAINO
Su Libero c’è una pagina dedicata a una sorta di intervista di Luciano Moggi a Corrado Ferlaino. In realtà non è un’intervista. Sono soprattutto ricordi, con un paio di considerazioni di Ferlaino su Aurelio De Laurentiis. I due si danno del lei, stile giornalistico apprezzabile.
La prima è di carattere generale:
«Ritengo che De Laurentiis abbia fatto un buon lavoro, portando il club nell’elite del calcio italiano. Il rifiuto dei giocatori di andare in ritiro? Una mancanza di rispetto nei confronti della società. Con noi certamente non sarebbe successo».
E sull’esonero di Ancelotti.
«Secondo me fu preso per tamponare la partenza di Sarri, che aveva fatto molto bene, quasi un ombrello, senza però tener conto delle caratteristiche dei giocatori che gli venivano messi a disposizione. Occorreva un grande nome per evitare le critiche e De Laurentiis, da buon politico, lo individuò proprio in Ancelotti».
Dei vari ricordi, ce n’è uno inedito e riguarda Bigon. Scrive Moggi: “Prima della gara con il Genoa, si rifiutò di parlare
con la squadra per non aver ricevuto il prolungamento del contratto”. Ferlaino risponde così, i due sembrano Jack Lemmon e Walther Matthau.
«Lei andò negli spogliatoi a dire al mister di parlare perché altrimenti se ne poteva andare in tribuna a vedere la partita, e ricordo anche che Bigon ascoltò il suo suggerimento perché diede subito le istruzioni ai giocatori».
Poi, a proposito della rivolta contro Bianchi, Moggi svela che Ferlaino avrebbe voluto esonerare Bianchi mentre la sua ideaa era di cacciare i rivoltosi. Vinse Moggi. Ferlaino racconta:
Non mi sono mai pentito. Le sue decisioni fecero poi il bene del Napoli tant’è che io, dopo attenta riflessione, sposai in pieno il suo modo di vedere.
Ferlaino dice che a Mosca, nell’ultima partita di Coppa dei Campioni del Napoli, Maradona – che partì con un giorno di ritardo – venne spedito in panchina per punizione, in tribuna c’erano le poltroncine riscaldate
«Visto il freddo e la neve di quel giorno, decidemmo di punirlo mandandolo in panchina ed evitandogli
così la tribuna dove c’erano le poltrone riscaldate!».