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«Spegnere i microfoni», ecco la ricetta di De Siervo contro il razzismo negli stadi

Da Repubblica. In un audio rubato dell’amministratore delegato della Lega Serie A, ammette di aver chiesto di spegnere i microfoni in curva per non far sentire i cori razzisti. La sua versione.

«Spegnere i microfoni», ecco la ricetta di De Siervo contro il razzismo negli stadi

Repubblica pubblica oggi online un “audio rubato” registrato con un telefonino durante il consiglio di Lega del 23 settembre scorso in cui si sente l’amministratore delegato della Lega Calcio Luigi De Siervo ammettere di aver dato disposizione di spegnere i microfoni direzionali delle curve per evitare che i telespettatori sentano a casa i “buu” razzisti.

Sulla base di questa registrazione la procura della Figc sta ovviamente valutando l’opportunità di aprire un’inchiesta, riporta il quotidiano.

«Una confessione, non lo mettiamo a verbale, io ho chiesto di  spegnere i microfoni verso curva così non si sentono i buu razzisti»

Contattato dalla redazione di Repubblica De Siervo ha confermato la veridicità della registrazione replicando

«Nell’audio si sente solo una frazione del ragionamento. Che era molto più ampio. Stavamo parlando di produzione televisiva. E si partiva dal presupposto che noi non siamo giornalisti che dobbiamo scovare le notizie, noi produciamo uno spettacolo e lo valorizziamo. A controllare la regolarità dello svolgimento della gara e documentare a fini legali e sportivi ciò che capita dentro lo stadio ci pensano già gli organi preposti: la polizia, gli ispettori di Lega e Federazione e, non ultimi, gli arbitri. Noi stavamo ragionando di come le riprese tv possono raccontare al meglio la bellezza del calcio. Lo facciamo continuamente. E la linea è evitare di indugiare sui brutti episodi che ogni domenica capitano»

L’amministratore delegato prosegue spiegando che non si trattava di censura, ma di un ragionamento più ampio partito da un articolo poco lusinghiero nei confronti dell’Italia da parte del New York Times

«Ma quale censura. Stavamo parlando di come valorizzare un prodotto. Eravamo reduci da un articolone del New York Times che indicava l’Italia come la nuova frontiera del razzismo nel calcio. E io ho suggerito di gestire in maniera più precisa il direzionamento dei microfoni. Capita spesso infatti che da casa si sentano dettagli che allo stadio nemmeno si percepiscono»

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