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Il Corsport: il perenne condono del calcio italiano al razzismo

Tante chiacchiere ma alla prova dei fatti nessun provvedimento esemplare: da Lukaku a Kean a Dalbert (e altri). Fino all’arbitro Gavillucci che dopo aver sospeso Samp-Napoli ha chiuso la carriera

Il Corsport: il perenne condono del calcio italiano al razzismo

Le chiacchiere del calcio italiano sul razzismo sono tante, i fatti molto pochi. Oggi il Corriere dello Sport, a firma Angelo Carotenuto, scrive un articolo dal titolo: “Sanzioni severe ma solo a parole”.

Poi però ci sono le norme, i protocolli, i possibili ricorsi, per cui si deve replicare con un gesto proporzionato. E qui la faccenda si complica perché nell’individuare le proporzioni il mondo del calcio italiano si è fin qui distinto per considerazioni al ribasso. È successo per Lukaku a Cagliari, per Dalbert a Reggio Emilia con i tifosi dell’Atalanta, per Vieira con i romanisti. Ogni volta che misura i decibel e ricorre al supplemento d’indagine, il calcio italiano trova una via per il condono.

E fa diversi esempi.

Lukaku. Una relazione della Questura stabilì che i versi razzisti c’erano stati, ma “da parte di singoli spettatori” e per il giudice sportivo non potevano essere intesi come discriminatori perché mescolati a cori urla e fischi. Nessuna sanzione.

Kean. Sempre a Cagliari. Ululati, un mese di indagini. Censurabili ma con «una rilevanza oggettivamente limitata».  Proscioglimento.

Dalbert. Nella stanza del giudice il calciatore scoprì che cori c’erano effettivamente stati, che l’entità giustificava l’interruzione
della partita, ma non erano rilevanti al punto di essere percepiti. Diecimila euro di multa.

E via così, fino all’arbitro Gavillucci. Che proprio un’intervista al Corsport confessò il sospetto che la sua carriera fosse finita
per aver osato sospendere Sampdoria-Napoli 2018 dopo i cori contro Koulibaly.

«Non posso e non voglio crederci», rispose «anche se è stupefacente come abbiano cambiato un protocollo Uefa/Fifa dopo l’ultimo Inter-Napoli». Quando cioè Mazzoleni non interruppe. Per questo Gravina nelle curve ora vuole i radar sonori dell’antiterrorismo. Spera di testarli a Palermo per Italia-Armenia

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