Il Napoli va due volte in vantaggio. Un minuto dopo il 2-2, segna Lorenzo entrato dalla panchina. E poi abbraccia Ancelotti. Strepitoso Mertens: due gol e un assist. Supera Maradona
Il Napoli vince 3-2 a Salisburgo e mette una pietra grossa così sulla sua qualificazione agli ottavi. Continua a guidare il girone con 7 punti, davanti al Liverpool a 6 (ha vinto a Genk 4-1) e al Salisburgo fermo a 3.
È una partita in cui hanno ragione tutti. Mertens innanzitutto che reagisce da fuoriclasse – sì, fuoriclasse – alle polemiche presidenziali. Fuoriclasse perché è decisivo in una partita decisiva. Regge da solo il peso dell’attacco (Lozano, giustamente elogiato da Ancelotti in conferenza, ha lottato ma non ha ancora reso al livello che ci si attende da lui), segna due gol, supera Maradona e serve a Insigne il pallone del 3-2 decisivo.
Insigne. Ha ragione anche lui. Ancelotti lo spedisce nuovamente in panchina. Lui entra sul 2-1 per il Napoli. Poi gli azzurri subiscono un gol assurdo, inconcepibile per una difesa come la nostra (sia pure rabberciata). Come in Italia-Germania 4-3, subito il gol che in altri tempi avrebbe piegato le ginocchia agli azzurri, i nostri si scaraventano in attacco. È Mertens a fare il Boninsegna, si avventa su un pallone e lo mette al centro, Insigne di destro lo spedisce nell’angolino lontano. Tenetevi forte che comincia la scena da libro Cuore.
Lorenzo prima fa il cuore rivolto ai tifosi, poi può scegliere: fare l’indispettito, gridare ad Ancelotti e al mondo che il suo posto non è in panchina. In quel momento, invece, Insigne dimostra che è il capitano del Napoli. Corre verso la panchina, prende la testa di Ancelotti tra le mani, i due esultano insieme, si abbracciano. Ancelotti è meraviglioso, perché durante l’esultanza continua a dare istruzioni alla squadra. È la pace. È il calcio. È il Napoli. Che non gioca la miglior partita della sua storia. Nemmeno della gestione Ancelotti. Sul piano del gioco. Ma gioca una delle partite più adulte che si ricordino nella gestione De Laurentiis.
Va in vantaggio due volte. Si fa recuperare. La prima, meritatamente, sia pure su rigore. La seconda su una sciagura difensiva. Ingiustificabile nonostante l’assenza di Manolas. Koulibaly dimentica solo soletto in area il norvegese che pure è un armadio a sei ante.
È qui che il Napoli mostra quanto è cresciuto. È qui che torna Italia-Germania. Il 3-2 chiude la partita.
Ma non possiamo non parlare di Mertens. Partita sontuosa. Risponde con una doppietta, un assist e una prestazione da incorniciare alle polemiche presidenziali. Un match da spellarsi le mani. È l’uomo copertina del Napoli. Supera Maradona. Soprattutto, regge l’attacco da solo, non perdona quando ha le palle gol (tranne una dopo 40 secondi) e poi serve a Insigne il pallone del 3-2. Nel primo gol c’è l’impronta del Napoli di Ancelotti, altro che squadra senza una chiara identità. L’identità ce l’ha eccome. Una rete con azione in verticale, palla a Malcuit che serve Callejon con un pallone alto. Lo spagnolo vede Mertens scattare e lo serve. Dries entra in area e gol. Quattro passaggi e rete. Tutto in verticale.
Vince Meret autore nel primo tempo di una parata da urlo su Daka. E un’altra incredibile su Haaland lanciato a rete.
Vince anche Ancelotti, vince soprattutto Ancelotti che aveva detto ieri: «Queste partite si vincono in quattordici». Aveva detto anche che tante volte è lui a sbagliare la formazione. Stasera invece ha avuto ragione lui. Ha imbroccato tutto, anche senza Manolas. Luperto ha giocato una signora partita e l’allenatore lo ha definito il simbolo di questo Napoli che ha la sua forza nel collettivo. Ancelotti ha vinto con gol di Insigne partito dalla panchina. Gliel’aveva anche predetto. Di certo Ancelotti preferisce l’assetto tattico classico, con Zielinski largo a sinistra. Così il Napoli è più equilibrato. Per lui Insigne può giocare anche più avanti, più al centro. E così ha segnato, in piena area. Anche se ovviamente tornerà a giocare anche largo a sinistra.
È stata una serata emozionante. La serata in cui il Napoli ha mostrato una forza mentale raramente mostrata prima. Per non dire mai. Il Salisburgo è una buona squadra. Ha un poderoso centravanti, un bell’attaccante come Daka. Ma il Napoli è di un’altra tempra. Sa soffrire e poi vincere.