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Sconcerti: Brera, scrittore e pittore ossessionato dalla sua Lombardia

Sul Corriere della Sera: i racconti delle sue partite erano la scultura di personaggi che lui sceglieva e vedeva a modo suo. La perfezione era che ci azzeccava

Sconcerti: Brera, scrittore e pittore ossessionato dalla sua Lombardia

Sul Corriere della Sera, Mario Sconcerti ricorda Gianni Brera, conosciuto negli ultimi dieci anni della sua vita.

Lo definisce “non imitabile”, cosa che rappresentava un difetto.

“Il suo linguaggio era solo suo e ne aveva molti. Quello per le partite, quello per l’Arcimatto, quello per i libri e le riviste. Quando scriveva in italiano puro non usava un aggettivo, l’attributo era nel senso della frase. Una lingua secca, anche dolce, mai esibita”.

Era semplice ma c’erano anche giorni in cui il suo essere diverso lo rendeva complesso. Era facile amarlo, generoso e “senza una sola idea di cattiveria, sospettoso il primo giorno, un fratello tutti gli altri”.

Amava avere rapporti alla pari, non suggerire.

“Era un artigiano che si portava dietro la sua bottega e gli piaceva essere preso per mano fra strade che amava comunque sentiva estranee”.

Nei racconti delle partite si intravedevano le sue due grandi anime, la scrittura e la pittura

“I racconti delle sue partite erano la scultura di personaggi che lui sceglieva e vedeva a modo suo. La perfezione era che ci azzeccava”.

Oggi si disinteresserebbe totalmente ai social e sarebbe molto imbarazzato dalle televisioni.

“Non aveva una grande ironia, era più sarcasmo. Era la sua difesa dalla timidezza. Perché Brera era timido. E la televisione era un’armatura da cui non riusciva a gestire la sua immensa creatività”.

Leggeva moltissimo, soprattutto libri di storia della sua terra. Era quasi ossessionato dalla Lombardia

“Mi diceva che aveva il Pil di Belgio e Olanda. E io non capivo l’importanza. Parlava a tutti di Milano, non c’era tassista a cui non chiedesse l’origine, e in qualunque parte del mondo fossimo, veniva sempre fuori che per lui il tassista era prima un celta, poi celtibero, ibero, libuaro, infine un ligure, insomma un antenato dei lombardi”.

Una volta, racconta Sconcerti,

“mi arrabbiai, eravamo insieme ormai da un mese, non vedevamo una donna da altrettanto e io avevo bisogno di fargli male. Gli dissi, guarda che i tuoi longobardi quasi certamente erano slavi, non tedeschi. Avevo esagerato. Lui prese il vino, mi riempì il bicchiere, disse: bevi Navarro che ti passa”.

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