Daspo per 10 anni e divieto di seguire in alcun modo le partite per i capi ultras della Juve

Per i capi della tifoseria l’accusa è quella di aver stretto un patto reciproco che prevedeva un controllo militare dell’intera curva bianconera

Daspo all'ultras della Juve residente in Germania

38 daspo, sono stati emessi nell’ambito dell’inchiesta “Last Banner” contro gli ultras della Juventus. 4 daspo decennali e divieto di seguire le partite della Juventus anche in tv, alla radio e con lo smartphone per il capo del gruppo Tradizione, Umberto Toia, e la cupola del gruppo rivale, «I Drughi» (il capo dei capi Dino Mocciola, il suo ex luogotenente Salvatore Cava e quello che negli ultimi tempi ne aveva preso il posto, Domenico Scarano).

Una nuova misura introdotta solo 3 mesi fa dal Decreto Sicurezza Bis e subito applicata. Per i capi della tifoseria, scrive la Stampa, l’accusa è quella di aver stretto un patto reciproco che prevedeva un controllo militare dell’intera curva bianconera.

Secondo le accuse del pm Chiara Maina, i leader di questi gruppi avrebbero costituito un’associazione a delinquere volta a ricattare alcuni membri importanti del club, in modo di avere sempre biglietti a prezzi agevolati per poi fare bagarinaggio all’esterno dello stadio

Oltre a quelli decennali, anche gli altri che sono stati emessi hanno durata robusta, come scrive la Gazzetta dello Sport, da quattro a sette anni. L’operazione ha avuto il merito di liberare finalmente la curva dello Stadium e restituirla ai tifosi, infatti contro la Spal

non entreranno, neanche sotto forma di felpe o adesivi, i loghi di Drughi, Tradizione e Nucleo. In compenso, torneranno gli steward a presidiare vie di fuga e corridoi, tra bambini e famiglie.

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