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Le 10 cose che ricorderemo di Juventus-Napoli 4-3

I cori al contrario dell’Apartheid Stadium. La traversa di Khedira. La mentalità di Ancelotti.

Le 10 cose che ricorderemo di Juventus-Napoli 4-3

Le 10 cose che ricorderemo di Juventus-Napoli

1 / Il parastinchi di Koulibaly. Partiamo da questo e togliamoci il pensiero. Il gambone di Kalidou che fa vento all’aria, va incontro al pallone e lo prende dove e quando non dovrebbe. Con la testa all’ultimo minuto aveva deciso nell’altra porta due sfide fa, col parastinchi nel recupero ha deciso da quest’altra parte, mettendo l’ennesimo sigillo sullo storico amore tra una squadra con la maglie bianconere e i colpi di coda. Ho detto di coda. 

2 / I cori al contrario dell’Apartheid Stadium. Si sentono spiritosi nel cantare i due cori del San Paolo sul 3-0. Ignorano che sui ladri di cori si compie sempre la maledizione di Oi vita mia, come sanno a Bologna, dove dopo una retrocessione si sono tolti il vizio. Che bello il silenzio dell’Apartheid Stadium impaurito. Una rimonta compiuta lasciando fuori Ghoulam, Allan e Insigne. La rosa è più larga. Forse è l’unica consolazione. 

3 / Il guantone di Szczesny. Al 14’ il polacco arriva a mano aperta su un tiro da fuori area di Allan che poteva indirizzare la serata in senso ostinato e contrario. Sul calcio d’angolo per noi hanno fatto gol loro, ricordandomi quel che successe a Cagliari qualche anno fa, dove Lavezzi segnò il gol della vittoria in contropiede dopo una punizione dei sardi finita sulla barriera.

4 / La casualità. Il primo gol con una volata di 74 metri in 8 secondi porta la firma di un giocatore (Danilo) che 25 secondi prima era in panchina, entrato per un infortunio di De Sciglio. De Sciglio mentre esce brontola: aspetta un attimo, dice, potevo farcela. Per non dire della pallonata che arriva in faccia a Bonucci. Se Orsato se ne accorge, ferma subito il gioco. 

Il secondo gol porta la firma di un giocatore (Higuaín) che la Juve voleva vendere. Per ridere diciamo che se De Sciglio non si fa male e se Higuaín dice sì alla Roma, finisce 3-2 per noi. 

5 / I due terzini ammoniti nella prima mezz’ora. I primi cartellini gialli della partita segnalano dove batte il cuore del nostro disagio. Se Ghoulam si fa ammonire e se Di Lorenzo soffre, alla fine devono entrare Mario Rui e Hysaj, se va bene Malcuit. Era un limite della scorsa stagione. È rimasto un limite. Siamo a sette gol subiti nelle prime due partite. Alla faccia del muro K2 Kostas-Kalidou. 

6 / La traversa di Khedira. Guardiamo pure le sliding doors dall’altra parte. Il primo tempo poteva finire 3-0 per loro. 

7 / Il Fabián in mediana. Già a Firenze nei tre dietro la punta era parso meno efficace, costretto a fare pressing da uomo più avanzato e a volte obbligato a muoversi spalle a porta. Così stasera. Nel pt dalla sua parte Matuidi si è infilato quando voleva. Molto meglio nel secondo tempo quando può avere tanto campo davanti e scegliere se avanzare, girarsi, passare o tirare. 

8 / Il primo pallone di Lozano. È un pallone non giocato. Gli va incontro e si fa anticipare alle spalle. Gli basta quell’azione per capire dove si trova. Da quel momento in avanti non sbaglia più niente e trova anche il primo gol. 

9 / La mentalità di Ancelotti. “Il 3-3 non avrebbe cambiato il giudizio sulla prestazione del Napoli che sarebbe rimasta insufficiente. Sarei stato deluso anche con un pareggio”. 

10 / L’abbraccio finale di Chiellini a Koulibaly. Gli parla e lo consola per l’autogol. Un gesto signorile e pieno di sensibilità. 

 

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