Lo storico intervistato da Repubblica: “I tifosi scandiscono noi non siamo napoletani, ma smentiscono le proprie origini. Un boomerang per il club perché i suoi tifosi sono per la maggior parte meridionali”

Repubblica Torino intervista lo storico Giovanni De Luna. Nato a Battipaglia, vive a Torino dal 1961. Tifa Juventus. Eppure, per la decisione della Juventus di vietare l’acquisto dei biglietti per il match contro il Napoli allo Stadium ai nati in Campania, il 31 agosto non potrebbe andare allo stadio.
Lo storico definisce la scelta del club “grottesca e paradossale”.
La Juve, spiega, penalizza proprio i suoi tifosi.
“Si tratta di un paradosso perché, mentre il Toro è molto connotato sul fronte dialettale e identitario, la
stragrande maggioranza dei tifosi juventini a Torino è meridionale. Discriminare così vuol dire discriminare i propri tifosi in città”.
De Luna esclude che sulla decisione del club possa avere avuto qualche effetto il clima politico italiano anche se, dice, dopo le discussioni sullo ius soli anche il provvedimento preso dalla società bianconera sembra fuori contesto.
“È la versione societaria di questo tifo demenziale della curva juventina che scandisce noi non siamo napoletani, ma che smentisce le proprie origini perché la maggioranza di chi canta è meridionale”.
Si augura che la Juve non abbia adottato la misura per strizzare l’occhio alle posizioni del governo:
“Mi auguro che non ci sia questo ragionamento. Anche perché la mutazione del tifo ha accompagnato quella della città. È negli anni Sessanta ed è continuata anche negli anni Settanta: io sono nato a Battipaglia, sto a Torino dal 1961 e dopo 58 anni che vivo qui e non potrei andare a vedere la sfida”.
Nessun rammarico, tuttavia.
“La vedrò a casa con gli amici. Anche perché non ho problemi nel tifare quando c’è Juve-Napoli. Il mio legame più forte è con la Salernitana, solo lì quando era in A avevo qualche difficoltà di scelta”.