Sequestrate armi da guerra tra cui un missile terra-aria usato dalle forze armate del Qatar. Tre gli arresti. Un’indagine che riguarda anche le infiltrazioni nelle tifoserie calcistiche

Vasta operazione antiterrorismo, questa mattina all’alba, nel Nord Italia. A farne le spese alcuni gruppi di estrema destra. L’operazione è stata condotta dagli uomini della Digos di Torino, Milano, Varese, Pavia, Novara e Forlì coordinati dalla Procura di Torino. Lo racconta Repubblica Torino.
Tre persone sono finite in manette. Tra queste Fabio Del Bergiolo, ex ispettore antifrode delle dogane militante di Forza Nuova, candidato al Senato nel 2011 nel collegio di Gallarate, in provincia di Varese. Nel 2003 Del Bergiolo era già finito nei guai per una truffa durante il servizio a Malpensa.
Arrestati anche lo svizzero Alessandro Monti, titolare della società che possiede l’hangar vicino a Voghera in cui è stato trovato il missile e Fabio Bernardi, di 51 anni.
Nel corso dell’operazione sono state sequestrate diverse armi da guerra. Compresi fucili d’assalto automatici di ultima generazione e un missile terra-aria usato dalle forze armate del Qatar, disarmato ma funzionante.
L’indagine è partita un anno fa, dopo le intercettazioni su un gruppo di combattenti italiani in Ucraina, ma riguarda anche le infiltrazioni nelle tifoserie calcistiche.
Nell’ultimo periodo, come spiega Calciomercato.it, gli investigatori della Digos di Torino avevano concentrato la loro attenzione sui gruppi di estrema destra operanti in città. Durante le perquisizioni della scorsa settimana, avevano sequestrato uno striscione dei Drughi, gruppo ultrà juventino, nella sede del gruppo skin Legio Subalpina, in corso Alemanno. Nelle abitazioni perquisite c’erano stati anche alcuni appartenenti al gruppo Tradizione, sempre della tifoseria bianconera.
I Drughi avevano espresso la loro solidarietà al leader di Legio Subalpina, Carlo Fabio D’Allio, con uno striscione. D’Allio era stato arrestato per possesso di proiettili da guerra. La settimana scorsa era stato scarcerato dopo l’udienza di convalida con l’obbligo di firma.
FOTO REPUBBLICA TORINO