Lukaku: «Quando vidi mamma allungare il latte con l’acqua, capii che eravamo poveri»

«Giocavo arrabbiato per i topi che avevo in casa, perché ci avevano staccato l’elettricità e non potevo vedere la Champions in tv». Quando scommise col suo allenatore: «Farò 25 gol entro Natale»

Lukaku e De Bruyne

San Pietroburgo (Russia) 21/06/2021 - Euro 2020 / Finlandia-Belgio / foto Uefa/Image Sport nella foto: esultanza gol Romelu Lukaku

Lukaku i topi e la fame
Puoi diventare ricco quanto vuoi, ma se hai sofferto la fame quella brutta sensazione non va più via, mai più. «Il menu
quando ero piccolo era sempre lo stesso, pane e latte. Un giorno, avevo sei anni, entrai in cucina e vidi mamma allungare il latte con l’acqua. In quell’istante realizzai che avevamo toccato il fondo: eravamo poveri. Non mi lamentai, ma le dissi: “Diventerò un giocatore dell’Anderlecht, staremo bene”

«Volevo essere il miglior giocatore del Belgio. Giocavo arrabbiato per i topi che avevo in casa, perché ci avevano staccato l’elettricità e non potevo vedere la Champions in tv, perché nel 2002 avevo le scarpe con i buchi e per come mi
guardavano i genitori degli altri».

Ha una villa a Beverly Hills, a Los Angeles, dove fugge appena può, beato tra le sue macchine di lusso (Bentley, Rolls Royce e Mercedes) stipate in garage. È il miglior marcatore della storia del Belgio con 48 gol in 81 partite. Lukaku non sbandiera la fidanzata sui social, non ha tatuaggi.

Per la determinazione e l’intensità con cui si allena, l’hanno soprannominato «Rocky».
Corriere della Sera

La promesse al nonno e alla mamma
«Romelu, puoi farmi un favore?». «Sì, nonno». «Romelu, prenditi cura di mia figlia». «Va bene, nonno. Mi prenderò cura della mamma». Il nonno di Romelu Lukaku veniva dal Congo ed era una delle persone più importanti nella vita del nipotino, già piuttosto grande a dire il vero. Il nonno morì cinque giorni dopo e Romelu, a 12 anni, fece un’altra promessa. Disse alla mamma che a 16 avrebbe firmato il suo primo contratto da professionista con l’Anderlecht e, con quel contratto, l’avrebbe portata lontano da una vita di difficoltà economiche. All’inizio della stagione 2008-09, quella dei sedici anni, però scoprì di essere in ritardo sui piani. In fondo, non era ancora titolare nell’Under 19. Allora rischiò. Chiamò l’allenatore e gli propose una scommessa: «Fammi giocare sempre dall’inizio e io segnerò 25 gol. Non in stagione, entro Natale». Ha scritto Romelu anni dopo: «Lui si è messo a ridermi in faccia e io ho segnato quei 25 gol entro novembre. Mai scherzare con un ragazzo affamato». Quel coach era Geert Emmerechts, ora allenatore dell’U23 al Baniyas, negli Emirati Arabi.
Luca Bianchin, Gazzetta dello Sport

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