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Micciché (Lega Serie A): Per migliorare il calcio bisogna puntare sui diritti tv

La Super Champions tramontata per poca informazione. Su De Laurentiis: “Prima di una riforma bisogna individuare i media con cui si guarderà il calcio e riflettere sui nuovi mercati di riferimento”

Micciché (Lega Serie A): Per migliorare il calcio bisogna puntare sui diritti tv

Milano Finanza intervista il presidente della Lega di Serie A Gaetano Micciché.

Un passato da banchiere, una carriera di successo che lo ha reso molto noto nei circoli della finanza internazionale. Anche per aver contribuito, negli anni, a diverse operazioni fondamentali del sistema industriale italiano. Ma la vera popolarità è arrivata, per sua stessa ammissione, con l’elezione a presidente delle squadre italiane, il 31 maggio 2018.

Lo stato di salute del calcio

Micciché risponde a molte domande sul tema. Afferma che lo stato di salute del calcio italiano è “migliorabile”.

“È un settore che sta ancora vivendo un momento di transizione dalla fase del mecenatismo tipico dei decenni passati a quello di società che devono guardare anche alla redditività e all’equilibrio economico. In questo contesto si assiste a un allargamento della rosa dei portatori di interesse. Che ora, oltre ai manager che gestiscono i club, agli allenatori, ai giocatori, ai tifosi e ai media, comprende anche gli azionisti delle società che cercano il ritorno del proprio investimento”.

Ma tra i soggetti coinvolti c’è anche lo Stato.

Il calcio è veramente un settore importantissimo per l’economia nazionale. Io da banchiere sono a venuto in contatto con le dinamiche di molti comparti industriali e posso dire che i numeri di questo mondo sono impressionanti. Interessa a circa 30 milioni di italiani, più o meno la metà della popolazione, ha un fatturato complessivo di circa 2,5 miliardi e paga all’Erario circa un miliardo di imposte l’anno. Non da ultimo, non c’è città, cittadina o paese in Italia che non sia rappresentato da una squadra di calcio”.

I diritti televisivi

Il calcio italiano, secondo Micciché, può essere migliorato solo aumentando i ricavi.

“Per fare questo bisogna necessariamente puntare il mirino sui diritti televisivi. In questo momento la gran parte dei nostri ricavi, circa il 70%, arriva dalla vendita dei diritti in Italia e all’estero, mentre il restante 30% proviene da ticketing e sponsorizzazioni commerciali. In questo quadro, anche se nel lungo termine sarebbe auspicabile un maggior bilanciamento delle fonti di ricavo, è evidente che, se si vuole accelerare, nel breve-medio periodo non si può prescindere dall’ottimizzazione delle entrate televisive”.

Più aumenteranno i ricavi per la Lega su questo fronte, più ne beneficerà il calcio italiano:

“Visto che in base alle leggi in vigore la Lega Serie A retrocede il 10% dell’incasso dei diritti televisivi a tutte le altre componenti del calcio nazionale”.

Il presidente spiega che negli ultimi tre anni il sistema televisivo ha avuto come protagonisti Rai, Mediaset e Sky e che Rai e Mediaset, per ragioni interne, si sono ritirate lasciando campo solo a Sky.

“Quando sono arrivato io, nel marzo 2018, la situazione era questa. Con il rischio che l’emittente a pagamento avrebbe potuto dettare le condizioni di prezzo essendo di fatto l’unico compratore per i campionati del triennio 2018-2021. Per questo dico che in pochi mesi abbiamo compiuto un mezzo miracolo riuscendo a incassare un totale di 973 milioni di euro a stagione, 753 da Sky e circa 200 da Dazn, che si è palesata in un secondo momento. Detto questo, io penso che i diritti interni del calcio italiano valgano più di un miliardo di euro a stagione”.

Il canale tv della Lega

Per il triennio 2021-24 si pensa alla creazione di un canale della Lega. C’è un contatto con la spagnola Mediapro, per questo.

“Stiamo analizzando gli scenari possibili di mercato, anche perché dobbiamo tener conto che il mondo dell’intrattenimento e dello sport è in rapido cambiamento, nei modelli di consumo e nelle richieste degli utenti. Al precedente ciclo di vendita dei diritti del calcio l’unica modalità per guardare una partita era la tv dal salotto di casa, mentre oggi si guarda sempre di più tramite lo smartphone in mobilità. Per questo valutiamo scenari alternativi: in particolare, Mediapro si è offerta come partner tecnico per la produzione di un prodotto audiovisivo che potrà essere poi rivenduto ai vari broadcaster. Ciò detto, va sottolineato che in ogni caso la Lega farà un bando per la vendita dei diritti tv ai broadcaster, che siano Sky, Dazn o altri”.

La Super Champions

Micciché parla anche del tramonto dell’idea della Super Champions di Agnelli. Dice che l’Italia è stata l’ultima in ordine cronologico, tra le cinque grandi leghe europee, a dire di no e che il giudizio negativo sia dipeso soprattutto dalla mancanza di informazione.

“La gestione di una riforma così importante dovrebbe prevedere un maggiore coinvolgimento della European League, l’associazione delle leghe europee”.

La Lega di Serie A, però, aggiunge, è disponibile a valutare nuove modifiche al progetto ed a collaborare su nuove idee sia con la Uefa che con Eca.

“Come ho detto, stanno cambiando tante cose nel business del calcio: la globalizzazione dell’audience e il diverso approccio dei tifosi nel scegliere le partite sono tendenze innegabili su cui tutte le leghe devono riflettere. Penso anche che le convinzioni di Agnelli per migliorare il calcio con la Super Champions siano sincere. In particolare, il progetto che stava caldeggiando avrebbe permesso, tra le altre cose, a una squadra che fosse riuscita a qualificarsi per la Champions League attraverso un buon piazzamento in campionato di avere poi ampie garanzie di partecipare alla competizione anche nelle stagioni successive. Una condizione ideale per chi vuole programmare investimenti su più stagioni. Non a caso proprio in questo ufficio Agnelli mi spiegava che il piano non era certo pro domo sua, visto che la Juventus si qualifica praticamente sempre per la Champions League anche con la formula attuale. Piuttosto, era un progetto che voleva garantire a un club di media grandezza che avesse raggiunto la qualificazione, come può essere l’Atalanta di quest’anno, di progettare con maggiore agio le stagioni successive senza temere di non avere più i fondi garantiti dalla Champions”.

Il progetto di De Laurentiis

Micciché chiede poi di potersi dilungare con una considerazione sul presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis:

Prima di fare qualsiasi riforma bisogna capire bene quali saranno i media predominanti con cui si guarderà il calcio dal 2024 in poi e come cambierà il modo di fruizione soprattutto da parte delle giovani generazioni. Altrimenti si rischia di fare una riforma inutile nel tempo. Non solo; è anche necessaria una profonda riflessione sui nuovi mercati di riferimento che stanno emergendo ora, come Cina, il Nord America e i Paesi arabi”.

Infine, il presidente dichiara che gli piacerebbe riportare il calcio italiano ai vertici mondiali:

“Per fare questo mi piacerebbe superare i ricavi di Liga spagnola e Bundesliga tedesca e magari avvicinare i numeri della Premier League inglese. Mi rendo conto che è un desiderio ambizioso, vista la situazione complessiva del Paese e la mancata crescita economica degli ultimi 15 anni, ma abbiamo le potenzialità per provarci”.

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