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Alla Juventus Buffon torna a fare il portiere o la sentinella di Agnelli?

Il giorno dell’addio di Allegri, Agnelli disse che la nuova Juve sarebbe stata di competenza dell’area tecnica, di Paratici. Sarri è probabilmente una scelta che non lo ha convinto fino in fondo (come gran parte dell’ambiente Juve) e meglio avere un fedelissimo nello spogliatoio

Alla Juventus Buffon torna a fare il portiere o la sentinella di Agnelli?

Le frasi di Agnelli il giorno dell’addio di Allegri

Sì, è stata la decisione più sofferta da quando sono alla guida della Juventus (a proposito della rottura con Allegri)

La seconda domanda è sulla Juve del futuro.

Questa è la domanda che dovete fare a Paratici, quando avrete occasione di farla. Sarà lui a definire quella che sarà la squadra. Di nuovo ripeto (tono infastidito, ndr) una volta di più: la divisione dei ruoli all’interno di un’azienda, la divisione di deleghe, le responsabilità che le deleghe comportano. La direzione sportiva è in capo a Fabio Paratici e sarà lui, quando avrete occasione, a darvi queste risposte. Lui ha queste responsabilità e ha degli obiettivi. Mi conoscete da dieci anni oramai, è sempre la stessa risposta ma questo è per ricordare che la Juventus è un’azienda.

Sono le ultime due risposte, la seconda con tono anche seccato, fornite da Andrea Agnelli il giorno della conferenza d’addio di Massimiliano Allegri. Dichiarazioni che in parte lui stesso smentì nel corso del discorso introduttivo di quella stessa conferenza. Quando raccontò che un giorno, era il maggio 2013, era a Londra con Paratici nelle retrovie di un pullman Uefa per andare ad assistere alla finale di Champions tra Bayern e Borussia Dortmund e dallo stesso albergo uscì Massimiliano Allegri. Lui toccò col gomito Paratici e gli disse: «Fabio, guarda un po’ lì perché quello sarà il prossimo allenatore della Juventus». Evidentemente nel 2013, checché ne dica oggi Agnelli, l’interim dell’area tecnica era ancora in capo a lui.

Non stiamo qui a ripercorrere quella conferenza stampa con Allegri, l’uso di termini quale straordinario (per i cinque scudetti consecutivi), il rivendicare quella scelta davanti a una folla di tifosi inferociti.

Sarri è una rivoluzione in casa Juve

Perché queste considerazioni proprio oggi? Perché da ieri sera una notizia si è abbattuta sull’universo Juventus. E la notizia è quella relativa al possibile ritorno di Buffon in bianconero. Ufficialmente come secondo di Szczesny. Ruolo per cui nei giorni scorso si era letto anche il nome di Pepe Reina portiere e persona più che gradita al nuovo allenatore della Juventus: Maurizio Sarri.

Perché nel frattempo la nuova Juventus, quella che è nata dopo il divorzio con Allegri, e quella scelta dall’area tecnica – parole di Agnelli – è la Juventus di Maurizio Sarri. La Napoli strillazzera, vittima dell’idiozia retorica messa in campo in questi anni con Sarri, il comandante e tutto il contorno di scempiaggini (ne abbiamo scritto in abbondanza), si è presa la scena con lo stantio ritorno in scena del tradimento e tutto il classico armamentario della sceneggiata. Ma è roba di alcun interesse.

La vera bomba – di cui troppo poco si è parlato – è esplosa in casa Juventus. È vero, verissimo, che con Sarri Allegri è stato esonerato due volte. È anche vero, allo stesso modo, che la Juventus ha rinnegato otto anni della propria storia. I primi tre di Antonio Conte e i successivi cinque di Massimiliano Allegri. Se c’è stato, e c’è stato (c’è ancora), uno scontro culturale attorno al calcio, in Italia i due movimenti principali si sono raccolti attorno alla Juventus di Allegri e al Napoli di Maurizio Sarri. Da un giorno all’altro, dopo otto anni, l’universo juventino ha dovuto cambiare atteggiamento. Vincere non è più la sola cosa che conta, anche se Sarri in conferenza stampa ha prevedibilmente mitigato il suo atteggiamento integralista dei tempi di Napoli. A Napoli poteva consentirselo, a Napoli tutti possono consentirsi tutto, a Londra ha dovuto patteggiare e a Torino ha messo subito le cose in chiaro.

Il nemico in casa (le frasi di Chiellini)

Ma la rivoluzione resta e come. La Juventus ha aperto le porte al nemico. E lo ha messo al posto d’onore. Tranne alcuni feticisti del suo calcio – e non sono molti tra i bianconeri – è dura trovare juventini che fossero realmente soddisfatti dell’arrivo di Sarri. Non dimentichiamo che in pieno scontro culturale uno come Giorgio Chiellini – non proprio l’ultimo arrivato in casa Juve – disse che Guardiola aveva rovinato i difensori italiani. Chiarendo, disse che gli allenatori italiani che avevano provato a copiare Guardiola senza avere le sue stesse conoscenze, avevano fatto perdere identità, e quindi rovinato, i difensori italiani. Insomma non proprio una carezza.

Agnelli è forse l’ultimo presidente tifoso

Andrea Agnelli non soltanto è il presidente della Juventus. Ma ormai è forse anche l’unico presidente realmente tifoso rimasto in Italia. È juventino dentro. È uno di quegli juventini perennemente arrabbiati per Calciopoli, l’umore del popolo bianconero lo sente nel sangue. E se il popolo bianconero non ha fatto i salti di gioia all’annuncio di Sarri, di certo dentro di sé aveva i ricettori per decrittare e riconoscere quel sentimento.

E qui arriviamo a Buffon. Che lo scorso anno lascia la Juventus per approdare al Psg. E che inspiegabilmente, dopo appena un anno, tornerebbe nello spogliatoio bianconero. Che cosa è cambiato in un anno? Perché lo scorso anno no e quest’anno sì? Buffon che in un’intervista di qualche giorno fa al Corriere dello Sport aveva detto: “Sarri non è rivoluzione, né scommessa. È un percorso inedito, un’altra storia”. E che all’ultima festa scudetto vene invitato e abbracciò molto calorosamente Massimiliano Allegri.

Non è poi così campato in aria ipotizzare che Andrea Agnelli abbia accettato la scommessa dell’area tecnica guidata da Paratici – con la collaborazione di Nedved – ma che in fin dei conti non sia così convinto della scelta di Maurizio Sarri. Accade anche nelle grandissime aziende. Ci sono lotte di potere mascherate da rispetto dei ruoli. Può esserci la consapevolezza che probabilmente il calcio stia effettivamente cambiando e anche la lacerazione di chi da un lato vorrebbe assecondare il nuovo corso ma dall’altro deve fare i conti con le proprie fisiologiche resistenze.

È forse quel che sta accadendo ad Andrea Agnelli che quindi oggi guarderebbe al ritorno di Buffon con occhi diversi. Come se una parte della sua vecchia Juventus – che tante gioie gli ha regalato, nonostante l’assenza della Champions – tornasse in quello spogliatoio dove si parlerà una lingua fin qui sconosciuta. Buffon più guardiano, più sentinella, che portiere. Una presenza che possa essere di conforto e rassicurare chi, nel pieno rispetto dell’autonomia delle diverse competenze dell’azienda Juventus, ha detto sì a una decisione che in fondo fondo non lo convince del tutto. Ma che non ha nemmeno avuto la forza di contrastare. E in questo mare dubbioso, meglio avere Buffon in quello stanzone. Non si sa mai.

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