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È la Serie A

La Serie A è un mondo strano, un bar aperto H24, il campionato più razzista d’Europa. Tiriamo il fiato, che tra poco parte il calciomercato

È la Serie A

È la Serie A, un mondo strano, un bar aperto H24, su una piazzola di un autogrill, dove sale solo fumo e poco arrosto.

Pronti via, è il fenomeno sbarca a Torino, pronto a sbancare il casinò a Sanremo, e Montecarlo, salvo poi arrestarsi davanti al luna park arancione, quello che gira a mille e mette alle strette la famiglia Agnelli. Allegri non è adatto per l’Euoropa. Meglio cambiare, esoneriamolo, ma facciamolo con stile.

È la serie A, Spalletti ha un anno in più, ha preteso un mercato su misura, le rosee stampe lo incensavano, lui gongolava, poteva rispondere ai bianconeri, è l’anti-Juve per tutti, ma crolla mestamente cozzando con il suo ego al quale non sta simpatico Icardi come non lo era Totti. Assist, dalla Scala al Colosseo, dove De Rossi, ultimo puro-sangue inzuppato di romanità, viene messo all’angolo come uno sguattero qualsiasi, in una stagione in cui Zio Claudio non è riuscito a ripetere un mini-Leicester tanto è ridotta al lumicino la qualità della Roma.

È la Serie A, il campionato più razzista d’Europa, con i regolamenti approssimativi, e la Plasmon si propone come nuovo sponsor. Bergamo vive un sogno, Gasperini se non può allenare una grande, la costruisce, ma resta? È la Serie A, quella in cui il Napoli viene considerato normale, eppure ha stravolto tre anni in pochi mesi, e ha portato al termine la stagione finendo al secondo posto, dietro quelli con una facilità disarmante.

Ma è il Napoli, e a Napoli siamo maestri del paradosso, della zappa sui piedi, e allora contestiamo tutti e tutto, perché noi ce la dobbiamo sempre prendere con qualcuno. È la Serie A, quel campionato in cui un tale Fabio Quagliarella probabilmente sarà capocannoniere a trentasei anni, ma il miglior giocatore risulta essere un trentaquattrenne costato quanto cinque squadre dell’intero campionato, perché bisogna pur dargli un contentino. Volge al termine, questa stagione piatta, tirata avanti a fatica, ma che nel finale ha trovato nella lotta salvezza un appendice gradevole. Invischiato nella lotta anche il Genoa del triste Prandelli, ultimo ballerino del consueto valzer dei grifoni, che arrancherà fino all’ultimo a Firenze, un’altra nobile sdraiata da mesi sul lettino dello psicanalista, che ha puntato sul figliol prodigo che anziché cibarsi del l vitello grasso, ha raccolto un grissino molle.

È la serie A un mondo strano, un bar sempre aperto. Tiriamo il fiato, che tra poco parte il calciomercato, e si rimettono le griglie al centro, che ovviamente faranno solo fumo.

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