La bellezza è la sola a dare felicità all’uomo
La bellezza, invece, forma, educa, come diceva Schiller, è la sola a dare felicità all’uomo. Lo sa bene l’antico che non conosce i valori, cioè ciò che vale, ciò che si pesa, si misura, si quantifica, ma solo il bene, il buono, il bello. E non c’è popolo che abbia dentro di sé, nelle sue viscere, un tale serbatoio di antichità – da riattivare, rivivificare, certo – quanto il napoletano.
È certo per questa ragione, più che per altro, per l’essere noi, infine, figli di Caravaggio e Maradona, inclini al pirotecnico, al dispendio, che Sarri fece breccia nei nostri cuori. Fu portatore di bellezza, come altrove Pochettino e Klopp. C’era però, va detto, anche una bruttezza del sarrismo, in certi atteggiamenti, nel rapportarsi al potere, nel rifiuto narcisistico del potere. Nel suo atteggiarsi a contropotere interno, nel dolersi di un presidente che non compra o, comunque, nel fare da sponda a chi lo ripete come un mantra da anni, con effetti innegabilmente deleteri. Perché, va detto, anche questo insegna l’Ajax, contro i sarristi nostrani, che a volte si può vincere anche senza top player (questa è una società che, permeata dallo spirito del capitalismo, vende i suoi pezzi pregiati non appena si alza il loro valore di mercato e mai acquista nuovi giocatori al prezzo di quelli presi dalla società di Aurelio De Laurentiis). Bellezza e volontà, gioco e mente. Un giusto equilibrio che uno spirito antico e moderno, c’è da crederci, può raggiungere. Col tempo. Ma noi speriamo in un cammino che può iniziare già domani. Chissà non sia questo l’obiettivo vero di un Ancelotti, sin dalla gara di ritorno con il non invincibile Arsenal. Si può vincere senza rinunciare ad un gioco, come si dice, propositivo. Sì, “si può fare”.