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Ancelotti, vattene adesso. Abbandona Napoli al suo delirio

Sarà un’estate di polemiche e di attacchi, di agguati e di attese al varco. Tu sei, come Rafa, uno strappo nella ragnatela dei loro sogni malati, una scheggia che li fa impazzire. Vai eliminato.

Ancelotti, vattene adesso. Abbandona Napoli al suo delirio
Fossi Carlo Ancelotti prenderei in seria considerazione l’idea di andarmene dal Napoli già alla fine di questo campionato. Praticamente fra un mese.
No, non lo odio e non sono uno dei tanti che parlano della “macchina perfetta”, della “macchina meravigliosa” che De Laurentiis avrebbe rotto e Ancelotti finto di cambiare e guidare verso nuovi traguardi. Ma lo dico perché bisogna abbandonare questa città al suo delirio.
Un secondo posto e i quarti di Europa League, per non parlare di una eliminazione champions con Liverpool e Psg per la differenza di un gol, vengono ritenuti un fallimento. E non lo dice soltanto il fanatico, lo dicono pregiati commentatori, semplicemente lo dice la maggioranza dei napoletani. Ovviamente il completamento del discorso è che la macchina meravigliosa eccetera eccetera.
Facciamola breve o non troppo lunga. Inutile rievocare la cronologia dei fatti dell’anno scorso, per dire quanto la macchina meravigliosa si fosse già rotta a Firenze. E’ il destino di questo paese tutto: si è faziosi e fanatici, e dei dati non ci interessa niente. Non ci importa nemmeno, raffreddata la testa, cercar di capire che cosa significhi – un tema che nessuno ha trattato in modo calmo e serio – prendere una squadra a fine ciclo e rifondarla senza poter fare i grandi acquisti degli altri. Ma che dico? A loro il calcio non interessa. Inutile qualsiasi discorso, perché non c’è la pazienza di capire, ascoltare, riflettere. La “crisi di rigetto”, come la definisce Massimiliano Gallo, per loro è colpa tua, caro Mister, questo pensano e dicono a Napoli.
E’ una vicenda tipica di questa Italia di oggi: una ricostruzione fondata su fake news (Sarri cacciato, Hamsik cacciato, la grande bellezza che vinceva) avvelena un ambiente che considera come fallimento il secondo posto e vede muoversi sulla scena attori interessati al veleno per motivi professionali, politici, di immagine. C’è uno che ha definito la stagione “oscena”. Meriterebbe un TSO ma invece commenta.
Vedi, caro Mister, quello che ti aspetta è l’agonia che toccò a Benitez nel suo secondo anno, al termine del quale se ne andò a Madrid. Tu farai acquisti, forse, tu proverai a rilanciare il Napoli, a governare un gruppo agitato da mali misteriosi, ma in questo calcio a me pare molto difficile che la Juventus molli il primo posto del quale i napoletani sono così abituati a vivere e godere. Forse arriverai più avanti in Champions,  diranno che hai fallito. E se l’anno prossimo cominciasse ad essere un altro anno in chiaro e scuro, dopo un’estate che, te lo assicuro, sarà un inferno di polemiche e di attacchi, di agguati e di attese al varco, cominceranno a chiedersi anche perché alzi il sopracciglio e se al ristorante ti fanno lo sconto. Del resto, il campionario delle malignità su di te è stato già preparato e sperimentato quest’anno, no? Sei vecchio, hai sistemato tuo figlio, ti “fotti” sei milioni all’anno. Città meritocratica, calvinista, serena, questa.
Fai una telefonata a Rafa, che tanto ti fece soffrire in altre occasioni, e fatti raccontare il suo secondo campionato qui, fatti raccontare a quali livelli di bassezza anche umana si riuscì ad arrivare nei suoi confronti. Tu penserai di essere più forte del “chiattone di merda”, lo so. Ma devi capire che questi ti odiano: odiano il tuo essere internazionale, uomo di successo, colto e leader. E odiano il tuo essere uomo azienda. E’ una città così’, si accusa qualcuno di aziendalismo senza nemmeno sapere che cosa è un’azienda. Tu sei, come Rafa, uno strappo nella ragnatela dei loro sogni malati, una scheggia che li fa impazzire. Vai eliminato.
Diranno e faranno di tutto per riuscirci. Vattene, Napoli e una città che ama solo i demagoghi che le vendono oggi una scarpa e un pacco di pasta oggi e domani un 4-3-3. Va via, lasciali al loro palmares intessuto di sogni
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