ilNapolista

Il mal di gol del Napoli è cominciato con l’infortunio di Ghoulam

La partita col Manchester City rappresenta un primo e un dopo nella media realizzativa del Napoli. Quest’anno lo spartiacque è stato Liverpool

Il mal di gol del Napoli è cominciato con l’infortunio di Ghoulam
Ghoulam infortunato (Ciambelli)
In una stagione nella quale ci sono ancora due obiettivi importanti da raggiungere come la difesa del secondo posto in campionato e l’assalto all’Europa League, l’attuale problema del Napoli è senz’altro quello che è stato ribattezzato “il mal di gol”. Negli ultimi tre mesi la bontà delle prestazioni non è quasi mai mancata – dal punto di vista dell’elevato numero di occasioni da rete create e della naturale predisposizione alla supremazia nel possesso palla – ma troppo spesso non è stata sufficientemente convertita in vittorie.
Il punto di forza attuale di questa squadra è indubbiamente rappresentato dalla fase difensivail Napoli, dalla partita d’andata persa contro la Juve in poi, è la miglior difesa del campionato – per la cui efficacia i meriti vanno condivisi con l’aiuto delle linee di centrocampo e attacco della squadra.

L’inizio del mal di gol

La scarsa vena offensiva si è palesata in tutta la sua gravità dopo la sfortunata notte di Liverpool, rivelatasi un vero spartiacque della stagione. Prima della partita di Champions all’Anfield, infatti, il Napoli nelle prime quindici  giornate di Serie A aveva segnato trentadue reti, risultando assieme a quello della Juve, il miglior attacco del campionato. Dopo quella gara, invece, la squadra di Ancelotti – il primo ad aver recentemente individuato nella notte inglese la perdita delle certezze di un gruppo che da quella “beffa” ha poi subito un contraccolpo psicologico – ne ha infatti segnati ventuno in quattordici giornate. E se la squadra partenopea, nonostante un leggero ma innegabile calo, dopo Liverpool è stata comunque la seconda ad aver fatto più punti in Serie A, lo deve innanzitutto alla fase difensiva, grazie alla quale nelle stesso numero di partite ha subito appena sette gol (in questo più breve periodo, solo il Milan, con sei reti incassate, ha fatto meglio). Numeri eccellenti difensivamente, parzialmente vanificati dalla mancanza di facilità nel trovare il gol, non giustificabile, quantomeno non integralmente, con l’elevato numero di pali e la relativa, innegabile, dose di sfortuna.

Il difficile momento di Insigne e Mertens

Riguardo alla difficoltà di segnare spicca, inutile girarci attorno, l’opaco momento di Insigne e Mertens: è del resto difficile prendersela con Milik e i suoi quattordici gol siglati in millecentosette minuti (uno ogni settantanove) in campionato, miglior media gol in rapporto ai minuti giocati della Serie A, tra chi è stato in campo almeno trecento minuti.

Il periodo d’oro dei due attaccanti di taglia piccola del Napoli è invece terminato il 2 novembre: eravamo all’undicesima giornata di Serie A e con l’Empoli hanno siglato, rispettivamente, il sesto e settimo gol del campionato. Da quella partita in poi, nei successivi 762 minuti giocati in campionato il belga ha invece segnato solo un gol, mentre il capitano ne ha fatti appena due in 962. Ma sarebbe troppo facile e francamente ingiusto puntare il dito su loro due, così importanti nelle fortune del Napoli degli ultimi cinque anni (nessuno in Serie A, non va dimenticato, fece più gol di Mertens nell’anno solare 2017).
Come spiegare la loro “crisi”? È solo un momento passeggero di scarsa forma fisica o di mancanza di fortuna e fiducia? Lo speriamo tutti, ma va anche detto che è un periodo che dura ormai da varie settimane.
O invece il loro è piuttosto un problema di posizione in campo? Difficile pensarlo, innanzitutto per gli ottimi primi tre mesi stagionali vissuti da entrambi. Soprattutto, sembra difficile attribuire il difficile momento alla posizione in campo, perché già negli ultimi due terzi dello scorso campionato avevano avuto problemi, così come tutto il Napoli, nel trovare la via della rete.

I segnali della crisi offensiva già lo scorso anno

L’inesorabile scorrere del tempo e l’accumularsi di partite, infatti, fa dimenticare che il problema con la porta avversaria di questi due attaccanti e, più in generale, del Napoli inizi molto più a ritroso nel tempo. Si manifestò più che abbondantemente nell’ultimo terzo dello scorso campionato, con Sarri in panchina, quando furono segnati appena diciassette gol nelle dodici partite conclusive (le stesse nelle quali furono raccolti appena ventidue punti). Dispiace dirlo, ma il Mertens attuale è purtroppo lo stesso che concludeva lo scorso campionato facendo un solo gol nelle ultime undici giornate di campionato. Lo stesso identico misero rendimento col quale Insigne chiuse la Serie A 2017-18 (e analogo ragionamento lo si potrebbe fare per Callejon, che concluse il campionato con due sole reti nel medesimo numero di giornate).
In sede di mercato, una riflessione va fatta sull’assetto futuro di un attacco composto da due giocatori che l’estate prossima saranno entrambi 32enni, nonché da un napoletano che, da capitano e da simbolo della squadra, inevitabilmente subisce una serie enorme di pressioni. Tuttavia sarebbe fuorviante dare la colpa del mal di gol soprattutto a questi calciatori che così tanto hanno fatto per le fortune del Napoli in queste stagioni e che ancora adesso, col loro spirito di sacrificio, con altruismo aiutano comunque  in maniera importante i compagni nella fase difensiva.
Ripetiamo: i numeri dicono che in questa stagione nessuno nei principali campionati europei ha tirato più del Napoli verso la porta avversaria, che con Ancelotti giocava in questa maniera anche prima di Anfield: è davvero difficile pensare sia in primis un problema di disposizione in campo dei giocatori.
Resta però negli occhi dei tifosi partenopei il bellissimo ricordo della facilità di andare a rete del Napoli sino a un paio di anni fa (l’anno scorso, in realtà, gli azzurri furono solo il terzo attacco del campionato).

Il valore immenso del Ghoulam pre infortunio

Durante l’ultimo anno e mezzo, in sede di analisi, è stato però sottovalutato non poco il valore e l’importanza che aveva un calciatore come Faouzi Gholam nelle fortune del Napoli spettacolare visto un paio di stagioni fa. L’algerino classe 91 è stato forse dimenticato nel ruolo fondamentale che aveva nel successo della fase offensiva del Napoli. Faouzi con la sua spinta creava superiorità numerica, permettendo alla squadra di portarsi molto velocemente sulla tre quarti avversari con cinque uomini, tutti molto rapidi e estremamente tecnici. Apriva spazi – portandosi con la sua pericolosità anche un paio di uomini su di sé – per folletti come Insigne e Mertens che diventano fortissimi con le maglie difensive allargate. Senza contare il personale apporto in termini di gol e assist (nei primi due mesi e mezzo della stagione 2017-18 aveva già fatto due gol e cinque assist) del numero 31 del Napoli.
Insomma, quanto è stato importante Ghoulam nel Napoli di Sarri e quanto potrebbe esserlo in quello di Ancelotti, una volta recuperata la piena efficienza fisica? Difficile quantificarlo esattamente, ma quel che è certo è che la crisi del gol nella scorsa stagione è iniziata con l’infortunio del terzino algerino nel corso di Napoli- Manchester City, il 1° novembre 2017, ed è difficile immaginare si tratti di una semplice coincidenza. Dopo quel momento, il Napoli di Sarri, precedentemente molto prolifico (aveva realizzato trentadue gol nelle primi undici giornate di campionato), ne ha segnati “appena” quarantacinque nelle successive ventisette (per una media di 1,66 a partita), passando tra l’altro dal fare trentun punti sui trentatré possibili con Faouzi a disposizione, a totalizzarne, una volta infortunatosi, sessanta punti nelle successive ventisette giornate (2,22 punti a partita). Una differenza enorme in termini di rendimento offensivo e generale, che esalta il valore di Ghoulam, anche perché il suo sostituto, Mario Rui, sebbene non amatissimo da tutti a Napoli, è comunque un buonissimo giocatore e, per valore e rendimento, tra i primi tre terzini sinistri del campionato.

Il finale di stagione

Sebbene i paragoni tra campionati (e le infinite variabili che cambiano di stagione in stagione) siano più che azzardati, è interessante notare come il rendimento offensivo del Napoli dello scorso anno sia in pratica il medesimo di quello di questa stagione. Anzi, a voler essere pignoli, nel 18-19 da questo punto vista si sta facendo un pochino meglio: la media gol/partite di campionato è appena migliorata da questo Napoli, che ha realizzato quarantasette reti in queste prime ventisei partite di campionato (media 1,81, superiore di quindici punti percentuali a quella avuta dalla squadra azzurra dello scorso anno in Serie A, da inizio novembre in poi).
Rientrato ufficialmente in campo a inizio dicembre, Ghoulam in questa stagione ha già giocato circa settecento minuti, per un totale di circa dieci presenze sin qui. Tranne che nel primo paio di partite – come era inevitabile che fosse dopo i tredici mesi  di assenza dal campo e la gravità delle due operazioni subite – è quasi sempre sembrato il fantasma di se stesso, costringendo il tecnico emiliano a farlo partire titolare, da metà dicembre in poi, solo nelle due partite con lo Zurigo e con il Milan in Coppa Italia. In questi ultimi tre mesi della stagione, però, la vera arma segreta del Napoli sarebbe poter riavere un Ghoulam almeno all’8o% del suo potenziale: una speranza nemmeno tanta infondata, confidando come l’esperienza del tecnico emiliano stia centellinando sapientemente la sua presenza in campo, per consentire il suo processo di recupero alla piena efficienza.
ilnapolista © riproduzione riservata