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Ponte Morandi. La traduzione è da rifare. Udienza kafkiana dell’incidente probatorio

Il gip accoglie il ricorso del legale di uno degli indagati: alla traduzione ha partecipato solo l’accusa e non anche la difesa

Ponte Morandi. La traduzione è da rifare. Udienza kafkiana dell’incidente probatorio

Ieri è iniziata la demolizione di ciò che resta del ponte Morandi, ma molto a rilento, tra polemiche e tristezza. Intanto, nelle aule del Tribunale andava in scena una nuova udienza dell’incidente probatorio, quasi kafkiana, che riservava altri colpi di scena.

Il condannato a morte prova a resistere

L’operazione di demolizione iniziata ieri ha richiesto più tempo del previsto. Come se il Morandi resistesse.

“La trave Gerber, 900 tonnellate di peso stimato per 36 metri di lunghezza, resta salda al suo posto e lo farà per il resto della giornata”, scrive Il Secolo XIX.

Bisognava fare la prova generale: alzare il tratto di impalcato di una decina di centimetri e poi riadagiarlo sulle selle. Una manovra che serviva a valutare la tenuta generale delle strutture e soprattutto delle due pile che reggono il ponte, in particolare la 8, che confina con il tratto crollato ed è sbilanciata. Ma l’operazione propedeutica si è conclusa con grande ritardo, solo in tarda notte.

“La manovra è lenta, poco spettacolare e poco percettibile. Ma è così che deve andare”, racconta al Secolo Paolo Cremonini, vice presidente e responsabile delle operazioni speciali di Fagioli, società che con Omini, Ipe Progetti e Ireos ha in carico il lavoro.

La discesa a terra del pezzo di ponte è prevista per oggi, poi ci sarà l’uso degli esplosivi.

Lo striscione

Sul parapetto del ponte di Cornigliano, davanti ai monconi del Morandi, è comparso un messaggio duro, scritto a caratteri bianchi su uno striscione verde: “Una tragedia trasformata in spettacolo”. Con la “S” e la “E” di “spettacolo” scritte come i simboli del dollaro e dell’euro.

ponte morandi

Lo striscione esposto sul ponte (foto Repubblica Genova)

È stato fatto subito rimuovere, ma dà “l’idea dell’atmosfera” e della reazione dei genovesi all’inizio della demolizione, scrive Repubblica Genova.

L’incidente probatorio

Mentre si forzava la “resistenza” del Morandi, nelle aule del Tribunale andava in scena una cruda battaglia legale.

Quella che doveva essere un’udienza interlocutoria, per l’incidente probatorio, ha invece fatto registrare un nuovo colpo di scena: la traduzione in italiano delle analisi dell’Empa (redatte in tedesco) sui reperti del Morandi, appena consegnata nell’aula bunker del palazzo di giustizia e messa “on line” a disposizione di tutti i consulenti, è già da rifare.

Autostrade chiede l’annullamento della traduzione dal tedesco

È stata realizzata da un “ausiliario” incaricato dai tre periti nominati dal gip – scrive Repubblica Genova – ma senza che i consulenti delle parti vi abbiamo potuto partecipare. Poiché l’incidente probatorio è una anticipazione del processo, gli atti vanno compiuti in contradditorio: oltre ai periti nominati dal giudice è prevista la partecipazione anche di consulenti di indagati e parti offese, spiega il quotidiano. Così non è stato.

Qualcosa di kafkiano: 60 giorni per avere una traduzione che però non è stata condivisa da tutti. Pazzesco.

Così, Giorgio Perroni, legale di Michele Donferri Mitelli, ha chiesto che la traduzione venisse dichiarata nulla.

Non è certo un cavillo, quello cui si appiglia il legale: una parola o un termine tecnico, in un processo così delicato, può fare la differenza, riconosce Repubblica Genova.

Tutto da rifare

Il giudice Angela Nutini non ha formalmente annullato la traduzione, ma di fatto ne ha ordinata un’altra, stavolta con gli specialisti delle parti. “Di fatto – scrive a ragione Repubblica Genova – si ricomincia da zero”.

I periti del giudice si sono presi altri 60 giorni di tempo per stilare la relazione tecnica finale e depositarla.

Cosa emerge dalla traduzione

I quotidiani, tuttavia, oggi, riportano alcuni stralci della traduzione ritenuta non valida dai legali di Aspi.

Nelle oltre 170 pagine di analisi realizzate dal laboratorio svizzero Empa, a proposito dell’ormai noto “reperto 132” (il frammento del tirante del ponte crollato), c’è scritto: “Tutti i trefoli e i fili mostrano segni di corrosione di diversi gradi… alcuni di grado 5 (molto elevato). Diversi trefoli mostrano una perdita totale della sezione… dovuta alla corrosione nella zona terminale. Ciò indica un processo di degrado in atto da molto tempo”.

ponte Morandi

Le immagini dell’analisi Empa pubblicate da Il Secolo XIX

Per quanto riguarda invece il blocco 84, cioè un detrito del tratto di carreggiata sospesa – continua sempre il quotidiano genovese -, i tecnici descrivono i “fili dei tiranti fortemente corrosi e incrinati, armature lente corrose, deformate e rotte, aree di calcestruzzo scheggiato e incrinato”.

L’importanza degli agenti atmosferici

Nello studio si sottolinea anche l’importanza degli agenti atmosferici. A partire dall’idrogeno, contenuto nell’acqua e nell’aria. “L’acciaio da precompressione ad alto carico di rottura è più sensibile all’infragilimento da idrogeno e alla corrosione sotto sforzo indotta dall’idrogeno…”.

Nei reperti 132 e 84 “tutti i fili esaminati contengono zone che presentano un contenuto di idrogeno superiore alla soglia critica…”.

Ci sono anche da considerare i cloruri (come le sostanze saline che si trovano in prossimità del mare) e i solfati (contenuti ad esempio nello smog).

Scrivono i periti che in campioni misti “è stato possibile rilevare quantità da piccole a significative di cloruri e solfati che favoriscono la corrosione… anche se non è possibile accertare la provenienza”.

Significativo viene definito l’esame di “flessione a mano”, riporta Il Secolo. Scrivono i tecnici: “Il campione si è rotto improvvisamente… la rottura è stata accompagnata da un nitido rumore di spaccatura. Le superfici di frattura mostrano un aspetto estremamente fragile al microscopio ottico”.

Il ruolo degli stralli

Se l’accusa ha puntato fin da subito sulla rottura degli stralli come causa del cedimento del ponte, ed è convinta di trovare riscontro della sua tesi nella relazione dei tecnici dell’Empa – scrive Repubblica – dall’altra parte i legali di Autostrade la pensano al contrario.

E si fanno forti di altri passaggi della relazione, che a loro dire scagionano i tiranti e chiamano in causa un cedimento di altra natura. Gli esperti, analizzando le condizioni del reperto 132, hanno anche evidenziato come il “modello di danno mostra evidenze differenti rispetto alla rottura per una trazione dei trefoli: piegatura, torsione, cesoiamento sono possibili componenti aggiuntivi di sollecitazione…”.

La prossima udienza

La nuova udienza dell’incidente probatorio è stata fissata per il 15 febbraio. In quella sede si nominerà il nuovo perito-traduttore super partes. Poi, l’8 aprile, ci sarà un’altra udienza davanti al gip. Se non ci saranno altri inghippi, il 15 aprile si potrà procedere alla demolizione con esplosivi della pila 11 Est, quella più vicina alla collina e il 28 maggio, sempre con microcariche, quella della pila 10, che sovrasta le case.

Manca il piano esecutivo

Non bisogna dimenticare che il progetto di demolizione presentato da Bucci non è però ancora completo. Manca il piano esecutivo che preveda come conservare le prove e dia la possibilità ai periti ed ai consulenti di parte di salire sul viadotto e verificarne lo stato di degrado o di conservazione. Non è esattamente un dettaglio.

FOTO REPUBBLICA GENOVA

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