Il ministro dà la copertura politica e ideologica all’arretratezza del sistema calcio. «Vanno isolati i violenti, ma gli stadi restino coloriti e colorati»
I cori discriminatori da oggi sono protetti
Il calcio italiano e gli ultrà hanno trovato un ottimo paravento. Matteo Salvini ha posto l’Italia del calcio fuori dell’Europa, come peraltro avevano già fatto Gravina (presidente Figc) e Nicchi (arbitri) con le loro dichiarazioni. Non ci saranno partite sospese per buu razzisti né tantomeno per cori discriminatori. Alla domanda precisa: “e se dovesse ripetersi quel che è successo a Milano per Inter-Napoli?”, la risposta è stata: «Mi auguro che non succederà». In precedenza aveva detto: «Ho condiviso la decisione di non sospendere la partita. È molto scivoloso il tema della sospensione delle partite in caso di cori offensivi: rischiamo di mettere in mano a pochi il destino di tanti. Io preferisco prevenire e non lasciare potere di ricatto ad una frangia minoritaria. E poi è difficile trovare criteri oggettivi per la decisione. Non confondiamo il razzismo con la rivalità di quartiere». Da stasera è definitivamente sdoganato “Vesuvio lavali col fuoco”. Un coro che da stasera ha la copertura politica del ministro dell’Interno. Potremmo definirlo un coro dop. Non a caso, anni fa, Salvini si distinse a Pontida per il coro da stadio anti-napoletani.
I signori del calcio italiano si sono accucciati ai suoi piedi
Matteo Salvini ha salvato i signori del calcio italiano. Gli stessi che votarono all’unanimità il depotenziamento delle pene per i cori di discriminazione territoriale. Non a caso, al termine del vertice, nessun rappresentante dello sport e del calcio si è presentato in sala stampa. Si sono accucciati ai piedi di Salvini che ha messo sul tavolo la sua esperienza sul campo. È il primo ministro dell’Interno che effettivamente ha frequentato gli stadi e li ha frequentati non nelle tribune d’onore. Ha dato la copertura politica e ideologica al sistema calcio. Il suo pensiero è il pensiero di tanti tifosi. Dei tanti che da sempre sostengono l’assoluta enfatizzazione della violenza negli stadi. «Si tratta di pochi episodi, tra l’altro in diminuzione – ha ricordato Salvini». Come già scritto in precedenza, la gauche caviar da stadio ha finalmente trovato nel Palazzo il proprio ambasciatore.
E non solo la gauche caviar. La linea di Salvini è la stessa che da sempre hanno avuto le tifoserie organizzate. Salvini ha anche manifestato il proposito di ripristinare le trasferte organizzate: «È più facile controllare mille persone che viaggiano insieme, invece che controllare le stesse mille che arrivano in un luogo con tanti mezzi diversi».
«Lo stadio deve essere colorato e colorito»
Il ministro dell’Interno ha cavalcato il cavallo di battaglia dei frequentatori di stadio, compresi quelli di sinistra. Lo stadio non può essere equiparato a nessun altro luogo. Lo stadio – parole del ministro – «deve essere colorato e colorito. Gli striscioni non vanno vietati. Le trasferte non vanno proibite, perché se uno stadio non riesce a garantire una partita di calcio allora è meglio che si chiuda. E, soprattutto, le partite non vanno sospese. Vado allo stadio da quando avevo quindici anni, mi hanno detto di tutto, ne ho sentite di ogni su Milano. A fine partita ci scambia la sciarpa e addio. Servono leggi chiare. Chi stabilisce quale sia il confine della discriminazione? A Milan-Juventus ho sentito bui e insulti per Bonucci che è bravo, bello e bianco».
«Non esiste alcuna emergenza»
La linea del ministro dell’Interno è stata chiarissima. Salvini ha scommesso sugli stadi italiani. Ha sostenuto, numeri alla mano, che non esiste alcuna emergenza. «Ci sono 12 milioni di persone e 6mila teppisti. Questa è la proporzione. Il calcio è uno sport sempre più sano, i feriti sono diminuiti del sessanta per cento, tra le forze dell’ordine del 55%. La responsabilità è individuale. Chi va allo stadio con la roncola, chi commette reati, chi va alle partite per esercitare la violenza, deve essere punito in maniera irreprensibile. Negli stadi di proprietà andrebbero create delle camere di sicurezza dove sistemare coloro i quali vengono fermati dalle forze dell’ordine. Queste persone vanno isolate e punite. Sono ancora troppe le forze dell’ordine impiegate per garantire la sicurezza negli stadi e soprattutto all’esterno di essi. È un numero che va diminuito. I costi della sicurezza sono troppi alti e a questi costi deve partecipare l’industria calcio con i singoli club».
Giorgetti ha ammonito i media e i tesserati a non enfatizzare discussioni che possano esacerbare gli animi.