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L’Antimafia interviene sul Ponte Morandi. Ieri sopralluogo dei periti in attesa dell’8 febbraio

Oggi il cda di Autostrade per decidere sulla lista della spesa di Bucci. Chiuso un viadotto della E45

L’Antimafia interviene sul Ponte Morandi. Ieri sopralluogo dei periti in attesa dell’8 febbraio

Per fortuna che esistono i social: oggi è proprio il caso di dirlo.

È infatti grazie all’allarme lanciato tempo fa da un ex poliziotto su Facebook, che è stato bloccato il traffico sul cavalcavia della E45, la superstrada che collega la Toscana alle località di villeggiatura della Romagna. Era talmente malmesso che rischiava di crollare e allora il gip ne ha disposto il sequestro preventivo.

Un nuovo Morandi scongiurato, forse, anche se l’Anas, che ha la competenza sul viadotto, dice che non c’è alcuna criticità.

L’occhio dell’Antimafia sul Morandi

Sul fronte ponte Morandi, invece, interviene l’Antimafia.

Il Secolo XIX riporta la notizia che gli agenti della Dia stanno approfondendo la posizione delle aziende coinvolte nella demolizione del viadotto.

Ieri mattina, al nono piano del Palazzo di Giustizia, si sono riuniti il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, il generale Giuseppe Governale, direttore della Direzione Investigativa Antimafia e il direttore della Liguria, colonnello Sandro Sandulli ed hanno pianificato “una serie di controlli preventivi e approfonditi nei confronti delle aziende che stanno operando”.

Nonostante le cinque aziende che stanno lavorando sul Morandi (Fagioli, Fratelli Omini, Vernazza Autogru, Ipe Progetti e Ireos), abbiano un curriculum cristallino, scrive Repubblica Genova, nelle prossime settimane verrà coinvolta una miriade di piccole imprese e cooperative che dovranno occuparsi di tutti i lavori complementari alla demolizione e occorre fare luce su tutte.

Il sopralluogo della Procura

Sempre ieri, in attesa dell’udienza per l’incidente probatorio fissata per l’8 febbraio, i periti del gip, i consulenti della Procura, quelli degli indagati e delle parti offese hanno condotto un nuovo sopralluogo sui resti del Morandi.

Con l’aiuto di un georadar (“un’apparecchiatura che si basa sull’analisi delle riflessioni di onde elettromagnetiche trasmesse”), gli esperti hanno verificato – scrive Il Secolo – lo stato dell’impalcato compreso tra la pila 3 e 8 per determinare lo spessore del manto stradale.

Le ispezioni hanno riguardato il troncone Ovest la cui demolizione dovrebbe partire la prossima settimana.

Per quanto riguarda la pila Est, che sovrasta le case, si dovranno attendere le conclusioni dei consulenti e dei periti per poter capire come procedere. Per quel troncone, ricorda il quotidiano, il piano di demolizione prevede l’uso degli esplosivi ma tale modalità potrebbe compromettere in modo irreversibile, per alcuni consulenti, parti di prove importanti per stabilire le cause del crollo.

L’8 febbraio, in sede di udienza dell’incidente probatorio, i periti indicheranno i tempi per la consegna della relazione e dovranno sciogliere i nodi sullo smantellamento dei resti della struttura.

Oggi il Cda di Aspi

È previsto per oggi pomeriggio il Cda di Aspi che dovrà pronunciarsi sul pagamento dei 449 milioni chiesti dal commissario Bucci in base al decreto Genova convertito in legge.

Se Aspi rifiuterà di pagare, il governo potrà rivolgersi alle banche con la garanzia statale di 30 milioni l’anno per undici anni.

Secondo Il Secolo, alcune indiscrezioni lascerebbero intendere che ci sarebbe “un’intesa di massima sulla cifra” ma che restano i dubbi sia sulle modalità di pagamento (“l’azienda potrebbe chiedere di pagare subito i circa 72 milioni per gli sfollati e saldare il resto in seguito”) e sulla possibilità di versare il dovuto ai costruttori piuttosto che al commissario, “ipotesi che il testo del decreto sembrerebbe precludere, ma che potrebbe consentire ad Aspi di non pagare l’Iva”.

Prevista domani la firma del contratto unico

Si sarebbe arrivati ad un accordo anche per il contratto unico per demolizione e ricostruzione, ma con competenze e responsabilità ben distinte tra demolitori e costruttori.

La firma è prevista per domani, ma il nodo più importante, ricorda Il Corriere, sono le penali che le aziende dovrebbero pagare se non dovessero rispettare i tempi: sforare di un mese comporterebbe un sanzione pari al 10% dell’importo del singolo lotto, ma si sta ancora discutendo sul punto “perché le aziende che ricostruiranno non vogliono correre il rischio di pagare i ritardi di chi deve demolire, mentre chi deve demolire considera la tempistica troppo stretta per essere rispettata”.

Ieri sera, scrive sempre il Corriere, sono trapelate voci che Fagioli e Vernazza sarebbero pronte a tirarsi fuori se non verrà dato loro più tempo.

Il punto è sempre che la zona ovest è ancora sotto il sequestro della magistratura e non è detto che i sigilli verranno tolti in concomitanza con l’udienza dell’incidente probatorio dell’8 febbraio: resterebbe pochissimo tempo per la demolizione, in questo caso.

 

 

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