De Laurentiis: «Un sistema che punisce la vittima e non il carnefice. La Uefa ha capito che il mondo è cambiato, la politica no. Così il calcio imploderà»
Si punisce la vittima, non il carnefice
Lo sfogo di Aurelio De Laurentiis dopo la sentenza Koulibaly è un po’ su tutti i quotidiani. Usa parole forti. «Il calcio si vergogni». E anche: «Mi vergogno di far parte di questo sistema che punisce la vittima e non il carnefice. Se andiamo avanti così il calcio italiano rischia seriamente di implodere. Ne uscirò in fretta se la Figc non adotterà misure drastiche, se non userà il pugno di ferro contro il razzismo».
Anche il dibattito istituzionale non è piaciuto al presidente del Napoli: «Quante chiacchiere. Ci delle regole che non tengono conto dello sviluppo degli ultimi trent’anni. Il sottosegretario Giorgetti pensi meno al suo Southampton e più a norme attuali. L’Uefa ha capito che bisogna cambiare. La politica no. Ci sarebbe da chiedere come calcio italiano allo Stato una risarcimento per la mancanza di nuove regole. Una class action da centinaia di milioni».
La deposizione di Koulibaly
«Koulibaly esce ancora più umiliato da questa vicenda, sono davvero offeso per lui, ha raccontato il suo stato d’animo di quella sera con garbo e correttezza. Era commosso, è stato profondamente colpito. Come se quegli ululati avessero ferito anche la sua famiglia e la sua storia personale. Mi dispiace che non abbia avuto giustizia».
De Laurentiis racconta che nulla sarebbe cambiato se fosse stato a San Siro quella sera, non avrebbe ritirato la squadra.
Ha però ricordato che «incontrammo Rizzoli, il protocollo era chiaro. E invece a San Siro è stato ignorato. Sono amareggiato, la Corte d’Appello avrebbe potuto e dovuto interpretare le norme, invece si è limitata ad applicarle. Una ulteriore dimostrazione di cecità e di immaturità degli organi del calcio italiano».
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