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La Coppa Italia a Napoli. Se si esce, è fallimento; se si vince, è coppetta

È bastato un pari a Milano per far ripartire i malumori. A Napoli giocare senza incontristi è come dichiararsi vegetariani. Martedì sera opzione lose-lose

La Coppa Italia a Napoli. Se si esce, è fallimento; se si vince, è coppetta

Giocare senza incontristi è come dichiararsi vegani

Non era complicato immaginare che sarebbe bastato un pareggio a Milano contro il Milan per far riemergere consolidati malumori in parte della tifoseria napoletana che trattiene a fatica i proprio borbottii – nella migliore delle ipotesi – soltanto di fronte a evidenze incontrovertibili.

Il pareggio in casa del Milan oggi è considerato un downgrade. L’aver giocato con una formazione priva di calciatori di rottura, rappresenta un’aggravante. A Napoli giocare senza incontristi è un po’ come dire negli anni Ottanta che si era vegetariani. Già oggi è un’opzione faticosamente metabolizzata, figurarsi quasi quarant’anni fa. Era considerata una malattia decisamente più grave dell’Aids.

Lo sfogo perenne

Il piccio civile – definirla guerra è francamente troppo – di chi fondamentalmente segue il Napoli per dare sfogo a un’esistenza evidentemente non particolarmente soddisfacente, è perenne. Non si placherà mai. Oggi è Ancelotti. Domani sono gli incontristi. Dopodomani e per tutta la settimana è ovviamente De Laurentiis che un giorno è pronto a sfasciare la squadra pur di arricchirsi e l’altro non comprende quanto possa essere rischiosa trattenere in rosa un calciatore che sarebbe voluto andar via.

È difficile, diciamo anche impossibile, provare a parlare e a far comprendere il lavoro che sta portando Carlo Ancelotti con una squadra abituata per tre anni a un determinato tipo di gioco. Lavoro che di fatto lui sta compiendo con gli stessi uomini dello scorso anno. E lo sta portando avanti discretamente (eufemismo) visto che siamo secondi, che abbiamo disputato una splendida Champions in un girone proibitivo e che c’è ancora l’Europa League da giocare.

A proposito di uomini, va ricordato – anche se è inutile – che Fabian Ruiz è arrivato a Napoli perché è stato venduto – a peso d’oro – Jorginho. Fabian Ruiz non sarebbe mai arrivato con allenatori che considerano Jorginho un calciatore fondamentale. Va altresì ricordato che non è affatto un caso che la miglior prestazione del Napoli in campionato è stata quella contro la Lazio. Non a caso senza Allan, Hamsik e Insigne. Più Koulibaly che però è un caso a parte.

Non che questi tre calciatori siano diventati brocchi, ma è complesso anche per un professionista riuscire a dimenticare un sistema di gioco mandato a memoria e introiettarne uno diverso. Così come non è un caso che Malcuit in questo Napoli giochi meglio di Hysaj, sia più funzionale a questa squadra. Ciascun allenatore ha una propria idea di calcio. Ancelotti ha la sua. Duttile quanto vogliamo, ma comunque resistente al tempo. E alle squadre che ha allenato. E duttili sono i calciatori che preferisce, come ha dimostrato in questi pochi mesi napoletani.

L’opzione lose-lose

È inutile attardarsi a interpretare i rumori di fondo – noi lo facciamo per divertirci -, ci saranno sempre. Bisogna farci l’abitudine. Ci saranno, ad esempio, anche in occasione della Coppa Italia. Martedì il Napoli giocherà, di nuovo a Milano, i quarti di finale. E sarà, per la squadra di Ancelotti, un’opzione lose-lose. Il contrario di win-win. Se il Napoli dovesse uscire, si riaprirebbero le saittelle. Sfogati aperti in stile Radio Radicale anni Ottanta. I protagonisti saranno gli stessi che, se invece il Napoli dovesse passare il turno, minimizzerebbero il successo sia della partita sia quello – eventuale – della manifestazione. Una delle frasi più gettonate è: “mica vorranno spacciarci la Coppa Italia per un trofeo? È una coppetta”. È una coppetta se la si vince; è un fallimento se si perde. Un po’ come con Roberto Inglese. Brocco finché è rimasto a Dimaro; un attaccante che avrebbe potuto servirci quando è stato girato in prestito al Parma (a proposito, il brocco è a quota otto gol nonostante un infortunio discretamente lungo).

È il calcio. In una città che – ahinoi – ha vinto molto poco. Troppo poco. E ormai non vince nulla da cinque anni. Ma si guarda allo specchio e si vede con una bacheca straripante. Come si dice dalle nostre parti: ‘o ffruscia’ fa bbene ‘a salute.

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