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Sarri: «A Napoli non potevo fare di più»

Alla Gazzetta: «L’unico difetto della Premier è il poco tempo per allenarsi. Ringrazio De Laurentiis, d’accordo con Ancelotti sugli insulti».

Sarri: «A Napoli non potevo fare di più»

Alla Gazzetta

La Gazzetta dello Sport intervista Maurizio Sarri. L’allenatore toscano definisce positiva la sua esperienza al Chelsea. «Diciotto partite senza sconfitte, in una realtà competitiva come questa, di­ mostrano che abbiamo intra­preso la strada giusta». Della Premier lamenta lo scarso tempo a disposizione per gli allenamenti: «Si gioca tantissimo e la possibilità di incidere in profondità è più complessa. Ero consapevole di questo cari­co di impegni e sto cercando una mediazione tra allena­menti e gare. Gli spazi ristretti per gli al­lenamenti non aiutano gli alle­natori e credo anche i giocato­ri. Non bisogna pensare solo alla componente fisica, ma an­che a quella mentale».

Contesta l’etichetta di allenatore riluttante alle rotazioni. «Spesso nell’analisi del calcio si spacciano per vere statistiche fasulle. Cito un esempio: tra l’undicesimo giocatore utilizzato nel Chelsea, Kovacic, e il dodicesimo, Barkley, ci sono appena cento minuti di differenza. Abbiamo trovato la nostra dimensione e va bene così».

«Ringrazio De Laurentiis»

Ovviamente si parla di Napoli. «Presi una squadra che aveva chiuso il campionato con 64 punti e ho lasciato una squadra che ha raggiunto quota 91. Più di questo non si poteva fare. L’altra eredità è personale: il rapporto con la città e la sua gente. Non mi staccherò mai dal Napoli».

Di De Laurentiis dice: «Posso solo ringraziarlo. Mi ha dato la più grande soddisfazione personale della mia vita affidandomi il Napoli, la squadra del mio cuore e delle origini. È stata una magnifica avventura che non può essere cancellata da un congedo un po’ così».

A proposito della lotta scudetto, dice. «Questa Juventus ha una priorità: la Champions. Alla fine, potrebbe rivelarsi un piccolo vantaggio per la concorrenza»

E si definisce d’accordo con Ancelotti sul fermare le gare per insulti, anzi rivendica una primogenitura: «Penso di essere stato il primo allenatore a contattare l’arbitro per chiedergli di intervenire di fronte ad uno stadio che offendeva i napoletani».

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