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Ospina, un portiere che para (anche alla Garella)

Napoli-Sassuolo 2-0, e quello zero è da attribuire tutto alle parate del portiere colombiano. Tre interventi di piede, come un suo illustre predecessore.

Ospina, un portiere che para (anche alla Garella)

La conferma

Dopo Napoli-Liverpool abbiamo celebrato le due uscite di David Ospina, oggi ci ritroviamo a un altro tipo di segnalazione: Ospina sa parare. Sa fare il mestiere di portiere, almeno nell’accezione di “portiere che para” cara a Carlo Ancelotti. Fu uno dei temi della conferenza stampa di presentazione del tecnico emiliano, ormai tre mesi fa: «Per me il portiere deve saper parare». Dino Zoff, intervistato dal Napolista, era pienamente d’accordo con lui.

Maurizio Sarri aveva un’idea diversa, verificata sul campo rispetto al suo modello di gioco. Non che Reina non sapesse parare, solo che la sua caratteristica migliore era un’altra. Il gioco con i piedi, la capacità di gestire lo spazio alle spalle dei centrali, di coprirlo. Un estremo difensore diverso, con un’accezione più moderna, perfettamente aderente al sistema del suo allenatore – che, non a caso, si dice volesse portarlo anche al Chelsea.

Sono concetti che Ancelotti non ha cancellato del tutto (del resto le uscite contro il Liverpool fanno parte proprio di quel menu tecnico), però sono cambiate le priorità. Ospina, l’abbiamo già scritto, è un portiere che para. Semplicemente. Ora ne abbiamo la conferma, il tabellino di Napoli-Sassuolo è soprattutto merito del buon David, giubilato dall’Arsenal.  Cinque interventi, tutti determinanti. Uno nel primo tempo, esteticamente rivedibile. Quattro nella ripresa, di cui tre di piede. Da queste parti abbiamo un ricordo piacevole rispetto ad un portiere con queste caratteristiche. Claudio Garella ha contribuito a vincere uno storico scudetto grazie a questa sua particolare abilità, a una prerogativa tutta sua. Il vecchio gioco con i piedi dei portieri, viene da dire. Come passa e come cambia il tempo.

Djuricic, Berardi e Babacar

Per la prima volta da quando è a Napoli, Ospina ha dovuto rispondere ad un carico di conclusioni importante. Anche a Torino contro la Juventus, oltre i gol e la punizione di Ronaldo nel primo tempo, il colombiano era stato poco impegnato – tra l’altro, sempre incolpevole su Mandzukic e Bonucci. Oggi, invece, la musica è cambiata: Djuricic nel primo tempo e nella ripresa, Berardi altre due volte e infine Babacar. L’ultimo intervento è stato miracoloso per la botta ravvicinata, quello sul tiro a giro di Berardi è stato invece quello tecnicamente più difficile. Rimbalzo finale, dopo una traiettoria a girare, Opina si è allungato benissimo, e ha deviato il pallone nel modo corretto, fuori dallo specchio.

Come raccontato sopra: eravamo un po’ disabituati a un portiere continuo, sicuro negli interventi. Reina è sempre stato un estremo difensore roller-coaster, picchi positivi alternati a clamorosi down di concentrazione. Ospina appartiene ad una scuola diversa, forse più pratica, anche nello stile degli interventi. Ma va bene così, in attesa del ritorno di Meret il Napoli sembra aver trovato un’alternativa che è più di un ripiego. Inoltre, ci sono le suggestioni del passato: Ospina come nuovo Garella, risultati alla mano, sarebbe davvero una bella storia.

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