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Ancelotti: «La rosa del Napoli era già molto valida, è un falso storico che non si è investito sui giocatori»

«Questa squadra ora ha più cazzimma. Faccio turn over perché la rosa è equilibrata, dobbiamo essere competitivi su tre fronti. L’obiettivo è vincere qualcosa di importante».

Ancelotti: «La rosa del Napoli era già molto valida, è un falso storico che non si è investito sui giocatori»

L’intervista al Mattino

Carlo Ancelotti intervistato nella sede de Il Mattino. Il tecnico del Napoli ha parlato praticamente di tutto. Ha annientato il papponismo. Da mettere in calce la sua frase: La rosa del Napoli era già molto valida. Dire che non si è investito in calciatori è un falso storico” (ha detto proprio così, falso storico, il termine usato ieri dal Napolista per esprimere lo stesso concetto, ndr). Ha definito equilibrata la rosa del Napoli: «Con questa rosa dobbiamo competere su tre fronti. Non ho mai fatto tanto turn over. Ma non ho più Cristiano Ronaldo, non c’è più una distanza abissale tra un calciatore e un altro. O gioca Hamsik o gioca Diawara, non fa molta differenza».

Ecco le dichiarazioni più significative: «I complimenti fanno bene, ci hanno fatto bene. Ma dovranno arrivare per i risultati, per i gol fatti e subiti. Certo, parliamo di una squadra che è stata apprezzata per la personalità ed il coraggio. Però non dobbiamo perdere il senso della realtà, delle difficoltà che ci aspettano».

«Con De Laurentiis si sta bene»

Ancelotti su De Laurentiis: «Il presidente mi è sembrato schietto e leale. Non mi aspettavo la chiamata del Napoli, ero sicuro si continuasse con Sarri. Quando sono stato chiamato, dopo la sorpresa iniziale, mi sono convinto che fosse la scelta giusta. Per il progetto, la qualità dei giocatori e l’entusiasmo della città. Il presidente è un tipo vulcanico, molto generoso. Con lui si sta bene, non si parla solo di calcio. A tressette? Io sono il più forte d’Italia. Sei anni a Napoli? È stata una battuta, se De Laurentiis vuole parlarne ne parliamo».

La compilazione della formazione: «A volte mi è molto chiara, altre volte no. Solitamente la mattina della partita ho già deciso chi schierare . Con il Paris Saint-Germain avevo un dubbio legato al centravanti, ma era quasi tutta già decisa».

Napoli-Roma

«Affrontiamo una squadra che ha grande potenziale, sappiamo cosa fare domenica. La Roma ha avuto alti e bassi, ma ha tanto potenziale. Bisogna tenere d’occhio Dzeko sui calci piazzati, sono molto forti. Sarà una partita bella, parliamo di due squadre che vogliono giocare, che vogliono imporre il proprio gioco. Vedremo un match aperto, ricco di qualità».

«Così Insigne è molto presente nella fase offensiva»

La crescita del Napoli: «Rispetto al match con la Juventus, siamo migliorati. Prima eravamo un po’ intimoriti dall’avversario, ora gestiamo meglio certe emozioni. Ma possiamo fare ancora di più. La rosa del Napoli era già molto valida. Dire che non si è investito in calciatori è un falso storico. La società ha preso dei giovani molto bravi ma l’ossatura era quella degli anni passati, e resta di qualità. Da un punto di vista di freschezza ho dato dei vantaggi ad Insigne, cambiare la sua posizione è legata ad un fattore difensivo: da esterno doveva rientrare molto ma così è molto presente nella fase offensiva.

Difetti del Napoli? Siamo una squadra che può crescere in personalità e nella gestione dei momenti difficili. Stiamo migliorando, ci sono momenti in cui bisogna sacrificarsi ed essere furbi. La crescita avviene nel momento in cui siamo più convinti di quello che facciamo sul campo. Poi tu prepari una strategia, e i giocatori la vanno ad applicare. Se sono convinti, questa strategia funziona meglio».

Ancelotti e l’eredità di Sarri

L’eredità di Sarri: «Il confronto con Sarri non mi ha mai dato fastidio, è stato amato perché ha ottenuto dei risultati, ha mostrato un bel gioco, ha fatto in modo che il Napoli comandasse le partite. Lo conosco, ha lasciato una squadra con enormi conoscenze, non ho mai dovuto spiegare che lui non c’era più. Da questo punto di vista il lungo ritiro ci ha aiutato, i ragazzi hanno capito subito la mia idea di giocare verticale, sfruttare tutta l’ampiezza del campo».

La Champions

La qualificazione in Champions: «Il girone resta difficile, ci serve ancora un’impresa. Battere il Psg diventa fondamentale. La spinta dei tifosi? Ci sarà, ma diventa importante quando la squadra c’è. Il San Paolo non è l’arma determinante, lo diventa se la squadra gioca bene».

Perché gli scudetti si vincono solo al Nord?

«I grandi investimenti sono lì, bisognerebbe riequilibrare. Al Sud c’è solo il Napoli, il predominio si è spostato verso Nord. Vincerlo noi? Noi faremo tutto quello che è nelle nostre possibilità e anche di più per vincere qualche competizione».

Le griglie estive

L’Inter e le griglie estive: «Credo di sicuro nell’Inter di Spalletti, ha una squadra molto fisica, molto forte, sarà sicuramente competitiva. In estate si va molto dietro al nome. Nainggolan, Higuain, Ronaldo, mentre il Napoli ha preso dei giovani. In questo modo è facile far pendere la bilancia in un certo modo, ma quando cambi poco hai dei vantaggi».

Le parole di Allegri sul bel gioco e sulla vittoria: «Io credo che ogni giocatore voglia che la sua squadra giochi bene, difenda bene, attacchi bene. Questo significa vincere. Se giochi male, secondo me, non vinci».

Il soprannome e le Champions: «Mi piace quando mi chiamano Carletto. Shevchenko ha cambiato il mio destino con quel rigore? Sì, è stato un episodio. Dopo i cori dei tifosi della Juventus mi sono andato a rivedere la coppa che avevo in bacheca. Ma ho dovuto cercare bene, ne ho anche altre».

«Tra Hamsik e Diawara non cambia praticamente niente»

Come cambia la gestione di una rosa meno competitiva rispetto al Real Madrid o al Bayern: «I grandi campioni sono anche i professionisti più seri. Altrimenti non si spiega perché uno resti ai massimi livelli per così tanto tempo. Per questo la gestione del gruppo è semplice, poi a Napoli la situazione è diversa, perché la qualità della rosa è equilibrata. Se ho Ronaldo, non faccio rotazione. Qui il livello è più competitivo. Tra Hamsik e Diawara, non cambia praticamente niente, per quello sto facendo turn over come mai prima d’ora. È una questione che varia da squadra a squadra».

Ancelotti sulla convocazione di Allan: «Intanto è un premio, lui ci teneva molto. Se lo merita, è un giocatore molto importante, ha grandi capacità agonistiche e le trasmette a tutti, con continuità straordinaria».

«L’immagine di Napoli è diversa dalla realtà»

Il senso del calcio a Napoli: «Mi rispettano molto in città, di certo per i napoletani il calcio rappresenta l’aspetto predominante. Il fatto che la squadra vada bene dà gioia a una città che ha le sue problematiche. Io credo che l’immagine di Napoli sia diversa dalla realtà. Per vedere quanto è bella Napoli, devi vivere a Londra, Parigi, Madrid, Monaco. In Italia la rivalità sportiva si è trasformata in insulto e maleducazione, cose che andrebbero sradicate. Siamo l’unico paese, in tutti gli altri posti c’è rivalità ma non viene oltrepassato il limite. Come fare? Abbassare i toni e rendere gli stadi più adatti alle persone perbene e alle famiglie».

Ancelotti e il mestiere di allenatore

Ancelotti si racconta, come tipo di allenatore: «Mi piace molto quello che faccio, attraverso l’esperienza che ho fatto cerco di gestire le situazioni. Il mio difetto peggiore? Sono troppo paziente. Il mio miglior pregio? La pazienza. Ho avuto discussioni con Berlusconi, con Abramovich, con Florentino Perez, sono andati in posti in cui mi hanno voluto. A Monaco mi sono lasciato bene».

Davide: «Mi chiama papà, a volte mister. Quando siamo con gli altri, mi chiama ironicamente mister. Ha fatto molta esperienza, ma parliamo di uno staff giovane e competente. L’ambiente è buono, a Castel Volturno c’è una bella famiglia, unità di intenti, si ride e si scherza ma si fanno le cose sul serio, a volte si discute. È un ambiente familiare. A volte ti sembra di lavorare in un’azienda, altre volte in una famiglia. Il Milan era una famiglia, il Chelsea era un’azienda. Non è una differenziazione in senso negativo, ognuno crea l’organizzazione che vuole».

Allenatori e giocatori diventano amici? «Sì, perché no? L’importante è rispettare i ruoli. Io cerco di avere ottimi rapporti con tutti, mi interessa sapere cosa succede ai miei giocatori, voglio instaurare un rapporto confidenziali. Ho avuto giocatori ex compagni che si sono raffreddati quando li ho messi in panchina».

Il problema delle strutture in Italia

Le strutture a Napoli: «Io credo che il problema italiano sia proprio a livello di strutture, magari non ci sono grandissimi talenti, però la Nazionale ha fatto bene e i club di Serie A fanno bene in Europa. Ci sono ottimi giocatori: Insigne, Barella, Bernardeschi. Altri ce ne sono ancora più sotto, come Meret. È un portiere con un grandissimo futuro. Però abbiamo stadi vecchi, uno al San Paolo non ci va perché non è comodo. All’estero non c’è solo l’evento-partita, ci sono strutture diverse in cui passare del tempo con la famiglia».

Ancelotti su Insigne: «Adesso sta facendo molto bene, segna con continuità. Sta mostrando di essere molto maturo, si mette al servizio della squadra. In Europa è un primattore, in questo momento».

Meret: «Torna a giocare presto, senza fretta. Quindici giorni o un mese, prima della sosta non ha senso».

La gestione di tre portieri: «È un bel vantaggio, per il momento ne gestiamo due. Poi arriverà il terzo, e ci sarà da ridere».

L’obiettivo del progetto-Ancelotti: «Voglio portare il Napoli a vincere qualcosa di importante. Si deve giocare su tre fronti, dobbiamo essere competitivi su tre fronti. La rosa mi dà garanzie in questo senso, possiamo pensare a un ottavo di finale di Coppa Italia come ad una partita importante».

Un giudizio sul calcio italiano ed europeo

La tendenza tattica: «In questo momento, tutte le squadre cercano di avere un’identità di gioco, una tendenza a fare calcio. Non so se è un bene o un male, prima i più scarsi si mettevano indietro, ora succede solo in Inghilterra con alcune squadre».

Se Ancelotti è il figlio calcistico di Sacchi e Liedholm, chi è il figlio calcistico di Ancelotti: «Ce ne sono tanti: Oddo, Nesta, Shevchenko, Gattuso, Inzaghi».

Quale giocatore del Napoli potrebbe diventare allenatore: «Hamsik, Callejon, Albiol. Direi basta, per il momento. Forse direi Ghoulam. Il migliore è Callejon, vede le cose molto chiaramente, ha conoscenza, parla al momento giusto. Per un allenatore è importante parlare al momento giusto, non tanto».

Il Napoli ha cazzimma? «Non sempre, ora un po’ di più rispetto a prima. È importante per vincere».

Interrompere la striscia della Juventus: «Parliamo di una squadra molto forte, molto continua. Per batterla bisogna fare qualcosa fuori dalla norma, tutti dicevano che battere il Liverpool è qualcosa di straordinario, ed è stato fatto».

Ancelotti aziendalista: «Certo che lo sono, cerco di fare il bene di chi mi ha voluto. È importante conoscere ambizioni, possibilità, obiettivi, e rispettarli».

 

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