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La determinazione della Juventus a Valencia stride col Napoli con poca fame di Belgrado

I bianconeri si esaltano nelle difficoltà, il Napoli l’altra sera ha svolto il compitino e a un certo punto è parso rassegnato all’ineluttabile pareggio.

La determinazione della Juventus a Valencia stride col Napoli con poca fame di Belgrado

Il tema in città

Napoli si attarda nella disputa che ci accompagnerà per tutto l’anno tra nostalgici e realisti, già si accettano scommesse – e in fondo in fondo si spera che accada – sull’uscita del Napoli dalla Champions e sull’incrocio in Europa League con il Chelsea di Sarri. Perché, diffidate di chi vi dice il contrario, da queste parti è solo uno scontro tra i fedelissimi del vecchio allenatore e gli altri. Vi risparmiamo i commenti che è possibile leggere sui social, anche su qualche quotidiano, su un allenatore come Carlo Ancelotti trattato alla stregua di Peppino il meccanico, un inadeguato. Criticato quando vince, figuriamoci quando pareggia a Belgrado contro la Stella Rossa.

Si esaltano nei momenti di difficoltà

Mentre a Napoli si discute Ancelotti, nel mondo accadono anche altre cose. La più importante, almeno per quel che riguarda il calcio italiano, è successa ieri sera a Valencia dove la Juventus del vituperato Allegri ha vinto due a zero in dieci uomini. E quell’espulso si chiama Cristiano Ronaldo. Al di là del provvedimento in sé – col Var Cr7 non sarebbe mai stato espulso – resta ancora una volta impressa la reazione della Juventus. Che è certamente una signora squadra e lo è non soltanto per i giocatori che ha a disposizione, lo è anche per il suo temperamento. Una squadra che si esalta nei momenti di difficoltà. È accaduto qualche anno fa a Siviglia, è successo lo scorso anno a Londra contro il Tottenham, persino al Santiago Bernabeu dove ha costretto il Real Madrid sullo 0-3 in casa al 90esimo minuto. Se studiassimo più attentamente il recente passato dei bianconeri e non ci affidassimo alla sola memoria, probabilmente troveremmo altri esempi.

Qualcuno, tra i nostri lettori tifosi del Napoli, probabilmente si appellerà ai due rigori concessi alla squadra di Allegri. Va ricordato che sull’azione del primo rigore avevano già colpito una traversa con Cancelo. I rigori devi guadagnarteli e poi devi anche realizzarli.

La Juve si mangia il campo, il Napoli no

È vero, al Napoli a Belgrado non è stato concesso un rigore sacrosanto. Va anche detto che è sfuggito persino a quasi tutti i calciatori azzurri. Ma, al di là della differenza dei valori tra Juventus e Napoli, stride la differenza di determinazione vista in campo a Belgrado e a Valencia. La Juventus sembra sempre voler mangiarsi il campo, gli avversari. Soprattutto in Europa. Danno l’idea di una squadra che non vuole mai arrendersi, che è pronta a dannarsi l’anima pur di raggiungere l’obiettivo.

Il Napoli no. Non è un difetto soltanto della squadra dell’altra sera. Contro la Stella Rossa è parso evidente. La squadra ha svolto il suo compitino, ma se hai in testa di segnare, se è quello l’obiettivo che senti con tutto te stesso, quella dannata palla nella porta prima o poi la scaraventi. Questa sensazione di assoluta urgenza di vincere, a ogni costo, altrimenti la vita non sarebbe proseguita, martedì sera non si è vista. A dire il vero, è una caratteristica che storicamente in questo Napoli – intendiamo il Napoli di De Laurentiis – fa fatica ad emergere. Ovviamente con le fisiologiche eccezioni che hanno contraddistinto l’ultimo decennio, e non stiamo qui ad elencarle.

Non è un lavoro solo tattico

Carlo Ancelotti sta compiendo un complesso lavoro su questo gruppo di calciatori. Complesso perché non è semplice cambiare gioco con calciatori abituati da tre anni a posizionarsi e a rapportarsi in un certo modo. Ma non è solo l’aspetto tattico in questione. C’è anche, se non soprattutto, quello mentale, comportamentale (l’altro giorno abbiamo notato con piacere l’aumento di aggressività degli azzurri). Ovviamente non è compito che può essere delegato al solo allenatore. È anche l’atmosfera che si respira in un club, la perenne tensione alla vittoria, l’essere concentrati sul raggiungimento dell’obiettivo. Ovviamente avere in panchina Ancelotti, uno che ha vinto quello che vinto, è un’occasione importante per percorrere questa strada. Ci sta provando, lo si capisce quando cerca in ogni modo di far comprendere al gruppo il proprio valore. Gruppo che elogia in ogni salsa da quando è arrivato a Napoli.

Al di là degli aspetti tattici (per non parlare del lunare dibattito sul bel gioco: specialità della città), l’aspetto più grave della partita di Belgrado è stata quella che a un certo punto è parsa quasi rassegnazione a un ineluttabile pareggio. Va detto che in questo inizio di stagione non sempre è stato così. Il Napoli ha ribaltato le partite contro Lazio e Milan e ha segnato contro la Fiorentina a dieci minuti dal termine. Avere in testa l’obiettivo ti dà una carica in più. Nel calcio servono anche gli occhi della tigre. Bisogna avere fame, per dirla alla Steve Jobs. Il Napoli di Belgrado era una squadra se non sazia, di certo senza molto appetito.

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