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Il Napoli è la Penelope del calcio italiano. Cavani come “La guerra dei mondi” di Orson Welles

Ogni estate il valore del Napoli viene azzerato. È una liturgia che si ripete da anni. Nemmeno Ancelotti è riuscito a rompere questa la tradizione

Il Napoli è la Penelope del calcio italiano. Cavani come “La guerra dei mondi” di Orson Welles

Riproponiamo l’analisi di Massimiliano Gallo per Esquire.

Il Napoli è la Penelope del calcio italiano. E soprattutto del sistema mediatico nazionale. È l’esatto contrario dell’Inter che ogni estate si guadagna titoloni e l’oscar del calciomercato (quest’anno realmente da nove, va riconosciuto). Per una misteriosa influenza astrale, invece, ogni estate il valore del Napoli viene azzerato. Proprio come la tela di Penelope che però almeno faceva tutto da sé. Come per incanto, ogni anno dopo il 21 giugno, il Napoli torna il club precario di cui lo storytelling nazionale proprio non riesce a fare a meno. Di qualsiasi altra squadra si parlerebbe di forza del progetto, di squadra solida in Italia e In Europa. Di Napoli e del Napoli non è possibile.

È una liturgia che si ripete da anni. Da quando, nel 2007, furono contestati i due nuovi acquisti Hamsik e Lavezzi. Striscioni contro De Laurentiis, malumori dei tifosi più chiassosi, critiche dei giornalisti, voti bassissimi per il calciomercato. In dodici anni, l’unica eccezione è stata l’estate di Benitez e Higuain. A Napoli persino l’arrivo di Cavani venne accolto con freddezza: “è un esterno, non è un centravanti”. Cavani proprio lui, il miraggio estivo degno de La guerra dei mondi di Orson Welles.

Nemmeno Carlo Ancelotti è riuscito a rompere questa tradizione. Il suo arrivo a Napoli è già stato ridimensionato. Improvvisamente l’allenatore che ha vinto tre Champions, sembra aver perso il suo appeal. “Che cosa potrà mai fare senza squadra?”, è una delle domande più ricorrenti. Come se il Napoli si fosse salvato all’ultima giornata invece di contendere fino alla fine lo scudetto alla Juventus. (segue su Esquire)

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