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Le distanze tra difesa e centrocampo, gli errori di lettura: cosa manca al Napoli di Ancelotti

L’approccio ambizioso del tecnico emiliano non può essere (ancora?) sostenuto da una squadra in ritardo di condizione e soggetta ad errori individuali.

Le distanze tra difesa e centrocampo, gli errori di lettura: cosa manca al Napoli di Ancelotti

Approccio e condizione

Pochi minuti fa, abbiamo scritto dei (pochi) segnali positivi arrivati dalla trasferta di Wolfsburg. Il Napoli di Ancelotti è sembrata – ed è – una squadra in fase di progettazione, sta cercando la formula migliore per mettere insieme le idee del nuovo allenatore e le caratteristiche della rosa. Proprio in riferimento alle idee del nuovo allenatore, la strada intrapresa è decisamente rischiosa, senza guardrail e senza parapetto per camminare a piedi. È un discorso di distanze e scelte difensive, di approccio che non può essere sostenuto da una squadra in condizioni non ancora ottimali. Sotto, con una breve animazione tratta dagli highlights di Wolfsburg-Napoli, spieghiamo come e perché.

Palla dietro la linea di centrocampo, condizione di inferiorità numerica gestita malissimo

In queste immagini c’è tutto: il Napoli difende altissimo, con linee compatte e molto spazio dietro la difesa. Non è questo, il problema: il pressing poco convinto di un solo calciatore permette al terzino sinistro del Wolfsburg di muoversi col pallone e trovare facilmente l’inserimento nello spazio dell’attaccante, che si muove alle spalle del centrocampo e costringe il difensore centrale ad allargarsi per seguirlo. È una situazione ricorrente nella partita di ieri, in cui il Napoli è apparso lento (soprattutto in Albiol e Koulibaly) a chiudere in queste situazioni.

Il resto della lettura riguarda i posizionamenti degli altri calciatori: la squadra di Ancelotti si ritrova in situazione di scompenso, perché Hysaj sta alto sull’esterno d’attacco sinistro del Wolfsburg, Albiol si fa superare dal pallone e in area resta il solo Mario Rui. Insigne non accorcia, il centrocampo non arretra con rapidità e allora il terzino portoghese si ritrova con due uomini cui far fronte. L’azione si sviluppa con il dribbling subito da (un pachidermico) Koulibaly, ma Steffen avrebbe due occasioni in appoggio per la conclusione a porta libera. Karnezis non è elegantissimo, ma efficace nell’intervento a terra.

Dal punto di vista tattico, deduciamo che il Napoli non ha ancora trovato il modo per sostenere il gioco d’attacco richiesto da Ancelotti. L’idea del tecnico emiliano è ambiziosa, consiste nel portare molti uomini davanti e quindi di accettare l’uno contro uno in difesa, in situazione di transizione e in attesa del rientro dei centrocampisti. Ecco, la sensazione è che questo tipo di approccio non sia ancora sopportabile da questi calciatori, per condizione fisica e per impreparazione mentale. Lo stesso Ancelotti, dopo la partita, ha spiegato che a Dortmund la squadra era rimasta più bassa e compatta perché non ancora in grado di pressare alto. Ieri, la presenza di un centrocampo molto tecnico e poco dinamico ha impedito questo approccio, e in fase passiva si sono viste molte situazioni di scompenso indotto dalla distanza tra le linee, inevitabili eppure gestite malissimo.

Letture

In situazioni del genere, il rendimento individuale diventa fondamentali per l’efficacia del sistema difensivo. Basta andare a riprendere il video dei gol subiti per capire cosa intendiamo: Insigne in uscita dalla difesa, appoggio sbagliato e rete dell’1-0; linea tenuta malissimo da Malcuit e gestita ancora peggio da Albiol, fuorigioco sbagliato e tocco di Mehmedi per il 2-1; altra copertura lenta di Albiol e situazione di inferiorità numerica per il 3-1 finale dei tedeschi. Tre errori individuali fanno un sistema, certo, ma resta il discorso di cui sopra: soprattutto in un modello rischioso, che gioca volontariamente sul filo dell’uno contro uno con gli avversari, non può e non deve esserci spazio per letture singole errate. A maggior ragione quando le coperture d’emergenza sono difficili da attuare, per via della condizione fisica generale.

Malcuit non segue la linea, ma Albiol sbaglia completamente il tempo del fuorigioco, sbaglia a leggere l’azione e apre due praterie, sulla destra e alle sue spalle.

In questi pochi secondi di calcio, si ritrovano tutte le parole di Ancelotti nel postpartita. Per genetica ed impostazione di squadra, Koulibaly sale fino a centrocampo per chiudere il suo diretto avversario; il Napoli non ha una copertura adeguata da parte di tutta la squadra, e Albiol compromette il resto con un movimento sbagliato. Malcuit è l’ultimo dei colpevoli: anche lui ha tenuto d’occhio l’avversario e non la linea, ma parliamo di un calciatore in campo da un quarto d’ora con i suoi nuovi compagni. In proporzione, la sua condizione è praticamente da assolvere.

Conclusioni

Il Napoli e Ancelotti hanno disegnato un percorso di evoluzione. Vogliono tendere alla completezza. Una completezza soprattutto offensiva che però non ha ancora un suo contraltare bilanciato in difesa. Anzi, più che nella pura difesa (come detto sopra: le reti arrivano soprattutto per errate letture individuali), nel sistema di protezione dei difensori. Quello che, detto in parole povere, previene con il supporto di squadra i momenti di scompenso.

Dal punto di vista strutturale, l’analisi è tutta qui. Sì, ci limitiamo alla pura fase difensiva perché in avanti si sono viste delle buone cose, più legate al talento degli uomini che a una reale organizzazione per schemi. Però, piaccia o meno, questo è il calcio che ha in mente Ancelotti per il suo Napoli. Ci crede, e va sostenuto. Ha deciso di rischiare, investendo sé stesso in un’avventura tattica che non fa prigionieri, che vuole tanto e fin da subito. Che si basa sulla qualità percettibile di questi giocatori, finora espressa solo in alcuni frangenti. E con una certa impostazione, quella vista contro il Borussia Dortmund – oltre ad amichevoli più semplici, come quelle giocate con Carpi e Chievo.

Al momento, date le condizioni e gli errori a cui il Napoli tende, un approccio del genere sembra quello più funzionale. Contro il Wolfsburg, si è vista un’idea che non sembra ancora realizzabile, perché ribalta la rivoluzione difensiva di Sarri alla ricerca di un gioco ancora più ambizioso, non tanto nella perfezione dei meccanismi quanto nella necessità di muovere (molti) più uomini in attacco. Contro la Lazio, con sette giorni di lavoro in più, vedremo se questo obiettivo potrà essere un po’ più realistico.

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