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Orsi: «Meret ha qualità straordinarie. Il Napoli è stato bravo e coraggioso a puntare su di lui»

Intervista all’ex portiere della Lazio: «Parare bene è fondamentale, ma un portiere moderno deve saper usare i piedi (senza esagerare)».

Orsi: «Meret ha qualità straordinarie. Il Napoli è stato bravo e coraggioso a puntare su di lui»

L’intervista al Napolista

Una vita da portiere, tra Siena, Arezzo, Parma e soprattutto Lazio. Fernando Orsi era il numero uno dei biancocelesti nello storico 4-0 del 1985, quando Maradona fece gol in ogni modo, da ogni posizione. Dopo, è diventato preparatore dei portieri, allenatore in seconda e infine allenatore e basta, ultima esperienza alla Ternana. Oggi è un apprezzato commentatore sportivo, l’abbiamo intercettato a Dimaro e gli abbiamo chiesto la sua sul tema della settimana, almeno secondo noi del Napolista: il ruolo del portiere secondo Ancelotti, per cui «il numero uno bravo è quello che para bene, punto e basta».

Qualche giorno fa abbiamo chiesto a Dino Zoff di esprimere il suo pensiero sul tema, ed era molto vicino ad Ancelotti. Anche Orsi appartiene allo stesso partito, ma la sua è una posizione che potremmo definire più progressista: «Parto anch’io dal presupposto che il portiere debba avere innanzitutto delle doti da portiere: la capacità di coordinarsi per l’intervento, la posizione, la reattività rispetto alla palla. Però oggi è impossibile non tener conto dell’evoluzione del gioco, che in qualche modo ha cambiato il lavoro settimanale di preparazione per gli estremi difensori».

Da una parte c’è l’oggettività, dall’altra c’è il giudizio soggettivo: «I numeri ci dicono che un portiere contemporaneo deve saper giocare il pallone, gestire situazioni di pericolo e avviare l’azione da dietro. Tanti allenatori chiedono questo alle loro difese, però poi si finisce con l’esasperare certe situazioni. Se durante una partita un portiere tocca 200 volte il pallone e un centrocampista arriva a 230, vuol dire che c’è un problema. Per quanto mi riguarda, io preferisco che le squadre pratichino un calcio diverso, trovo più funzionale l’idea di alzare il baricentro con una palla lunga piuttosto che ripartire sempre da dietro. Anche perché serve una squadra di fenomeni per segnare con azioni manovrate che partono dal portiere e arrivano pulite nell’area avversaria».

Meret

Orsi, dunque, riconosce che il ruolo si è evoluto ma resta legato all’idea di portiere classico, o meglio ad un’interpretazione non esasperata della nuova tendenza. È una posizione ibrida, che in qualche modo viene riflessa anche nel giudizio di Meret un estremo difensore dalle caratteristiche meno postmoderne rispetto a quelle di Reina, Neuer, insomma della nuova scuola. Per il giovane friulano utilizza addirittura termini entusiastici: «Meret ha qualità straordinarie. Il suo è un futuro radioso. In molti sostengono che sia troppo giovane, che abbia giocato troppo poco. Io invece credo che un portiere sia bravo a prescindere dall’età. La porta resta di 7.32×2.44, a diciotto anni come a quaranta».

Orsi si sposta sul discorso giovanile in Italia, e in questo senso apprezza l’operazione fatta dal Napoli: «Meret è un portiere di grande prospettiva. Il Napoli ha operato una scelta coraggiosa, soprattutto per la percezione dei giovani che abbiamo in Italia. Molto spesso sentiamo dire che i nostri club non danno fiducia ai talenti autoctoni, poi il Napoli prende Meret e ha sbagliato. Ripeto: per me un portiere è bravo a prescindere dall’età. E Meret è uno dei migliori prodotti in circolazione, dal punto di vista tecnico e della professionalità. E vedrete che anche Karnezis ha buone qualità, può stare in una grande squadra e aiuterà molto il suo compagno più giovane. Il Napoli ha acquistato due portieri complementari, per me è la giusta strategia».

Sull’infortunio di Meret: «Non è un incidente grave, considerato soprattutto che è avvenuto in estate e non a stagione in corso».

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