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Bari-Napoli, De Laurentiis è l’alta velocità del calcio del Sud e dà uno schiaffo politico al sistema

Ha vinto la forza del progetto Napoli e dei soldi, nel giorno in cui Milan e Juve fanno finanza accomodata. Non è più un maverick del calcio. Napoli non ha gli strumenti per capirlo

Bari-Napoli, De Laurentiis è l’alta velocità del calcio del Sud e dà uno schiaffo politico al sistema

Aurelio De Laurentiis è il nuovo presidente del Bari Calcio. Anzi della Bari, come dicono i baresi. Come gli succede quasi sempre, ha preparato il grande colpo in assoluto silenzio. L’uomo che venne dal cinema ha messo a segno sia un grande successo imprenditoriale sia, soprattutto, una schiacciante vittoria politica nel sistema calcio italiano. Quel sistema che lui, a modo suo, ha spesso combattuto. Non sempre a dire il vero, talvolta più a parole che nei fatti. Ma ultimamente qualcosa è cambiato. Di recente De Laurentiis si è seduto spesso sui banchi dell’opposizione: dalla vendita dei diritti tv, alle continue bordate nei confronti del suo rivale Claudio Lotito e della Lega Serie A. Nel bel mezzo di questa battaglia politica, De Laurentiis ha comprato il Bari Calcio e lo ha fatto battendo la concorrenza proprio di Lotito, oltre che del Fondo Elliott e di Preziosi.

È l’alta velocità del calcio al Sud

Da stasera De Laurentiis è il rappresentante unico del Calcio del Sud. Bari non è Salerno, la Bari non è la Salernitana. Napoli e Bari sono indubbiamente le due città più importanti e rappresentative del Mezzogiorno. Ci sarebbe anche Palermo che però commercialmente è dietro Bari. Sembrerà enfatico, ma De Laurentiis è riuscito a realizzare il progetto che per anni, per decenni, la politica ha vagheggiato. La Lega del Sud. Si dirà che Bari e Napoli non sono tutto il Sud. Ma sono le due piazze più rappresentative. Per distacco. Da questa sera De Laurentiis siede al tavolo del calcio con un’altra forza, un altro potere. Ha dietro di sé le due piazze importanti, i due stadi capienti, i due bacini d’utenza più corposi, i due giri d’affari più voluminosi. Bari è anche la terza città del Sud, dopo Napoli e Salerno, che sarà servita dall’alta velocità. Coi tempi italiani, ovviamente. De Laurentiis ha fatto prima e ha creato l’alta velocità del calcio al Sud.

Milan e Juventus fanno finanza accomodata, lui sborsa i contanti

Nel bel mezzo di una battaglia, De Laurentiis ha acquisito un altro esercito. Non riuscire a vedere l’aspetto politico di questa iniziativa imprenditoriale, vuol dire davvero vivere fuori dal mondo. È uno schiaffo forte sbattuto sulle scrivanie del cosiddetto Palazzo. Quel Palazzo che, secondo tanti tifosi del Napoli, De Laurentiis snobbava e non blandiva. Ha cambiato strategia ma lo ha fatto a modo suo. Nel giorno in cui Juventus e Milan hanno apparecchiato un’operazione di finanza accomodata (per non dire altro) con lo scambio alla pari (che va bene a entrambe) Caldara-Bonucci e un prestito con opzione di riscatto per Higuain, De Laurentiis ha messo i soldi sul tavolo. Come spesso gli accade, lui fa valere la forza del denaro. Negli Stati Uniti accade sempre così, in Italia – che è il Paese dei patti di sindacato – contano più le relazioni, le appartenenze, che l’economia di mercato. Ma sempre fino a un certo punto. Come è accaduto con De Laurentiis e il Bari. Pardon, la Bari.

La borghesia napoletana non ha gli strumenti culturali per capire De Laurentiis

C’è poi l’aspetto imprenditoriale. Ovviamente. De Laurentiis ha convinto il sindaco di Bari proprio perché a lui è perfettamente riuscita l’operazione con il Napoli. In qualsiasi parte d’Italia tranne Napoli, la presidenza di De Laurentiis viene considerata non meno di straordinaria. In quattordici anni, il Napoli è passato da un’aula di Tribunale alla Serie C, fino a diventare il secondo club d’Italia, seconda fascia di Champions League, cinque partecipazioni nella più importante competizione europea per club, ha ingaggiato Ancelotti uno degli allenatori più forti del mondo. E potremmo continuare a lungo. A Napoli conosciamo il pensiero mediaticamente dominante: il papponismo di cui via abbiamo spesso parlato sul Napolista. Fondamentale per capire Napoli. Non ci soffermiamo ulteriormente. La borghesia non esiste più, una parte di essa occhieggia al populismo per vivere di consenso. Non ha occhi, probabilmente nemmeno gli strumenti culturali, per cogliere la portata del fenomeno politico-economico del Napoli di De Laurentiis. Perché l’economia di mercato è cultura. Invece quella parte di borghesia preferisce attestarsi su posizioni simili a quelle della tifoseria organizzata.

Ha stracciato la concorrenza mostrando il film di questi quattordici anni. Come spesso si dice: non contano le parole, bensì gli esempi che abbiamo mostrato. A Bari De Laurentiis dovrebbe ripartire anche con uno stadio degno di questo nome. Una cattedrale nel deserto disegnata da Renzo Piano quando Bari era feudo dei Matarrese che fecero disputare lì la finale per il terzo posto dei Mondiali del 1990. Il sindaco Decaro ha visto in De Laurentiis l’uomo in grado di far ripercorrere al Bari il medesimo percorso del Napoli. A Napoli, dopo quattordici anni, lo stadio è ancora oggetto di un tira e molla con l’amministrazione comunale.

Ci perdonerete se non ci soffermiamo su quel che abbiamo letto in queste ore sui social napoletani, lo riteniamo irrilevante. Cosa ci ricava il Napoli? Innanzitutto va ricordato che non è De Laurentiis del Napoli ma il contrario. Il Napoli ne guadagna dal punto di vista politico. Il suo presidente non è più un maverick del calcio, è un imprenditore in grado di avere nel portafogli due squadre rappresentative delle otto principali città italiane. Ragionare pensando che una parte dei soldi sarà dirottata altrove è, a nostro avviso, un ragionamento miope. Da questa sera, il Napoli ha come presidente l’uomo che ha messo i soldi sul tavolo e ha vinto una importante battaglia nel calcio italiano. Dall’altra parte, quella degli sconfitti, siedono Lotito, il Fondo Elliott. E non solo.

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