ilNapolista

Ancelotti sconvolge Napoli con la ragionevolezza

Elogia il progetto, De Laurentiis, i calciatori, il gruppo, la rosa non è più corta, dà un taglio netto ai complottismi. Il tutto con lo sguardo del tenente Colombo

Ancelotti sconvolge Napoli con la ragionevolezza

Addio complottismi

Abbiamo deciso di non usare più il termine rivoluzione a proposito di Carlo Ancelotti. Ci siamo resi conto che ne abbiamo abusato. Forse per pigrizia. È il primo vocabolo che viene in mente dopo aver ascoltato un tecnico del Napoli

  1. che dichiara di avere una squadra molto forte, con giocatori molto bravi;
  2. che cade dalla nuvole quando deve commentare striscioni di contestazione a De Laurentiis presidente «di un club che in dodici anni ha fatto dei passi avanti incredibili. Ci sono calciatori bravi, professionisti eccezionali, un grande ambiente di lavoro senza spendere una follia. È un dato oggettivo, non soggettivo»;
  3. che elogia tutti i calciatori senza porne nessuno su un piedistallo, nemmeno Hamsik di cui ha detto che sembra abbia giocato sempre da regista ma che però non sarà il perno della squadra. Perché nessuno lo sarà, «non voglio arrivare a fine anno con giocatori demotivati o sfiancati a fine anno;
  4. che alla domanda sui calendari, figlia del complottismo che si è impossessato dei tifosi del Napoli già all’apparizione della seconda giornata, ha risposto come farebbe qualsiasi persona in possesso delle minime facoltà intellettuali: «È un sorteggio, quindi è dovuto al caso, prima o poi le incontreremo tutte. Il campionato non si decide certo alla prima giornata»;
  5. che ha detto chiaro e tondo: «sono venuto a Napoli perché mi piace il progetto di questa società e voglio aiutarla a crescere nei prossimi anni. Sono qui per i valori di questa squadra e non per i top player».

La favola del re nudo

Si fa presto a non definirla rivoluzione. Ci sforziamo. Eppure gli assediati siamo sempre stati noi. Quelli che pensano che il Napoli sia una squadra forte, tant’è vero che gioca le coppe europee da nove anni consecutivi, che quando le cose vanno malissimo fino a parlare di fallimento si chiude la stagione al quinto posto, con una semifinale di Europa League e un trofeo – l’ultimo – in bacheca come la Supercoppa italiana. Una squadra che negli ultimi tre anni ha conquistato lo storico traguardo delle tre qualificazioni consecutive in Champions, che ha lottato per lo scudetto fino a tre giornate dalla fine.

Ancelotti è il bambino della favola del re nudo. Mette in fila, uno dietro l’altro, pensieri e parole ispirati alla ragionevolezza. “Sono dati oggettivi, non soggettivi” chiosa quando ricorda cosa ha fatto il Napoli di De Laurentiis negli ultimi dodici anni. Dopo il fallimento. Sì il fallimento. Quel passaggio che gran parte dei napoletani vorrebbe rimuovere. Si preferisce sbandierare una grandeur in realtà mai esistita nel pallone, se non per cinque anni cinque. In cui, tra l’altro, Ancelotti lo abbiamo avuto come avversario.

Tenente Colombo

Ancelotti ha tenuto la conferenza stampa col consueto stile. Alla tenente Colombo, amiamo dire. Quasi dimesso, svagato, un filo scocciato. Poi però scopri che ascolta eccome. Coglie. Sa rispondere. Cura le sfumature. Come quando alla domanda cosa manca adesso al Napoli? risponde «vincere le partite». Perché Ancelotti ha sempre i piedi ben piantati per terra, mica per niente i genitori lavoravano i campi.

Magari avrà detto anche un bel po’ di bugie, fa parte del gioco. Ma ha avuto parole di elogio per tutti i calciatori di cui gli hanno chiesto. Elogio circostanziato. Da Callejon a Inglese. Sempre con termini appropriati. Mai ingigantiti. Da un mese all’altro, la rosa corta è diventata un centrocampo con sei giocatori validissimi. Senza nessuna novità. Con il solo Fabian Ruiz al posto di Jorginho.

Ancelotti riporta la ragionevolezza al centro del villaggio. Osserva e riporta concetti che sono visibili a tutti tranne che a un segmento dell’ambiente Napoli. Lo sguardo marziano dell’allenatore di Reggiolo rimette le cose al loro posto, e fa sentire meno soli coloro color i quali, per fare giusto un esempio, pensano che il sorteggio di un calendario sia semplicemente il sorteggio di un calendario. La rivoluzione dei semplici. Alla fine non abbiamo resistito, la parola rivoluzione l’abbiamo dovuta scrivere.

ilnapolista © riproduzione riservata