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Jorginho e Callejon: perché sono i nuovi “sacrificabili”

Le motivazioni tattiche e politiche che sostengono l’eventuale addio di Jorginho e Callejon, i due calciatori geneticamente meno adatti al nuovo corso di Ancelotti.

Jorginho e Callejon: perché sono i nuovi “sacrificabili”

Per esclusione

Premessa necessaria, se non ovvia: noi vogliamo bene a Jorginho e Callejon. Li consideriamo due parti fondamentali del successo del Napoli negli ultimi anni, più volte abbiamo scritto di loro, della loro importanza, della loro crescita. Ora però arriva un momento in cui il loro status di intoccabili potrebbe essere essere quantomeno ridimensionato. Anzi, noi forse andiamo oltre: si stanno delineando situazioni tecnico-tattiche per cui loro debbano essere sacrificati per il bene del Napoli.

È un discorso che si fa per esclusione, alla luce delle notizie che sono arrivate oggi. Ovvero: Hamsik sembra deciso a rimanere nonostante le sirene dalla Cina, Mertens è stato contattato da Ancelotti e avrà ricevuto certe rassicurazioni sul suo ruolo futuro. Gli “altri” – parliamo di Insigne, Milik, Zielinski, Allan, Koulibaly e Hysaj – sembrano essere i cardini del progetto-Ancelotti. Restano loro due, gli uomini in bilico. Jorginho e Callejon. Ed è anche, se non soprattutto, per una questione squisitamente tattica.

Ancelotti non è un tecnico sistemico

Nella guida a Carlo Ancelotti come nuovo allenatore del Napoli, Charlie Repetto ha scritto così:

Callejon ha moltissime qualità ma forse gli mancano le caratteristiche per essere efficace rientrando verso il centro (con Ancelotti sarebbe finalmente il momento dei piedi invertiti?); inoltre Jorginho non avrebbe davvero modo di trovare spazi (lui è il calciatore sistemico per eccellenza.

Ecco, il punto è questo: Jorginho e Callejon sono due calciatori di altissimo livello, ma hanno caratteristiche definite e specializzate. E, soprattutto, sono tra i calciatori più “esaltati” dal e nel sistema di gioco costruito negli anni da Maurizio Sarri. Pensateci: il possesso palla sincopato ed intenso, il pallone appoggiato ad alta velocità e fatto risalire lungo il campo passando tra tutti i calciatori, praticamente il contesto perfetto per Jorginho; in avanti, invece, costruzione del gioco con Hamsik, Insigne e Ghoulam e poi chiusura dell’azione sulla destra, con palloni perfetti lanciati nello spazio, lo scenario in cui Callejon si esprime al meglio.

In un ambiente di gioco diverso, come scritto da Charlie Repetto, Jorginho e Callejon potrebbero risultare meno performanti, meno efficaci. O meglio: potrebbero essere “sostituiti” da profili immediatamente più adatti, più vari nell’impostazione (nel caso di Jorginho) o nella proposta tecnica di gioco (nel caso di Callejon). Il fatto che Ancelotti non sia un tecnico sistemico tenderebbe a depotenziare parte del loro portfolio tecnico.

La dinamicità del mercato

In ultimo, ma non per importanza, c’è il discorso del mercato. Il Napoli ha preso Ancelotti per riattivare il flusso di mercato, per tornare ad essere economicamente e concettualmente dinamico in sede di campagna acquisti/cessioni. L’abbiamo già scritto prima: ci sono dei calciatori intoccabili o che hanno manifestato un nuovo amore verso il progetto-Napoli. Quindi, bisogna pescare altrove per riattivare la politica del sell-to-buy che può portare il Napoli a crescere ancora.

Jorginho e Callejon diventano i “nuovi sacrificabili”. Anche perché garantirebbero introiti e plusvalenze importanti, considerando che il loro ammortamento è già completato e quindi il ricavo delle loro cessioni sarebbe netto per il bilancio di De Laurentiis. Che, a quel punto, potrebbe reinvestire la somma – o parte di essa – in operazioni mirate, prospettiche ma già ad alta garanzia di rendimento (Paredes, per esempio).

Abbiamo preso una posizione scomoda ma abbastanza coerente con l’intero contesto tecnico e narrativo. Jorginho e Callejon hanno rappresentato tanto per il Napoli. E ora potrebbero chiudere in bellezza la loro esperienza facendo il bene della loro carriera e del futuro di questo club. Oppure potrebbero diventare dei calciatori nuovi, più adatti all’allenatore e quindi al calcio che verrà. Senza mettere limiti alla provvidenza, ci sembra più comodo il primo percorso, per tutti.

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