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Il delitto perfetto: le risorse inaspettate della Juventus, il crollo del Napoli

Il Napoli perde uno scudetto meritatissimo, contro una squadra più potente ma probabilmente meno forte. Questione di potere,, di motivazioni, di limiti.

Il delitto perfetto: le risorse inaspettate della Juventus, il crollo del Napoli

La squadra più potente

Il delitto perfetto è stato finalmente portato a compimento.  Come succede spesso, lo scudetto lo ha vinto la squadra più potente, ma forse non lo ha vinto la più forte. Gli albi d’oro sono pieni di trofei delle squadre più potenti, le 12 Champions del Real Madrid stanno lì a ricordarcelo. Quel Real Madrid che ha fatto andare fuori di testa l’intero mondo juventino; mondo incapace però di riconoscere in se stesso le medesime caratteristiche di società egemone nei confronti del calcio italiano. Juventus che in Italia, come il Real Madrid in Europa, nei momenti difficili riesce sempre a trovare risorse inaspettate per portare a casa i suoi bravi titoli 

Risorse che fanno parte del DNA juventino e dell’abitudine alle sfide di vertice, ma che spesso vanno al di là delle abilità di staff tecnico e calciatori. È un sistema molto più raffinato, che va dalla forza economica della società Juventus che le consente di portare via i giocatori più forti agli avversari per indebolirli (cosa che, come raccontato da “Il Napolista” è successa addirittura anche nel campionato di calcio femminile), alla capacità di impedire alle squadre rivali di operare sul mercato italiano liberamente.  

Il potere mediatico

Il grande potere mediatico fa poi si che qualsiasi tentativo di giocare ad armi pari sia tenacemente e pubblicamente avversato dalla società bianconera, come le polemiche anti VAR hanno dimostrato. Avversione che, nella gran parte dei casi, riceve in cambio la solidarietà di molti organi di informazione.  

L’evidente pressione mediatica sull’uso della tecnologia ha, di fatto, portato all’oscuramento della stessa per un lungo periodo. Oscuramento avvenuto proprio nel momento più critico per i bianconeri, e che proprio per questo ha avuto un peso enorme sull’andamento del campionato 2017-18. Tecnologia rispolverata a valle dell’approvazione FIFA per i mondiali 2018, ma con un utilizzo molto controverso nelle situazioni che hanno visto protagonista la squadra di Allegri.  

Alcune differenze 

Il tutto in un campionato giocato fino a poche giornate dalla fine sul filo del rasoio con il Napoli che, nonostante 88 punti in 37 partite (una quota già sufficiente a vincere lo scudetto per ben 8 volte nei 13 precedenti campionati a 20 squadre) ha dovuto abbassare la testa ed essere addirittura sbeffeggiato da chi sa bene che difficilmente potrà perdere in Italia.  

Un’arroganza figlia di una sindrome da accerchiamento (“soli contro tutto e contro tutti”) per niente giustificata dallo svolgimento del torneo.  

Atteggiamenti sopra le righe mal tollerati dai media quando arrivano da squadre diverse dalla Juventus (vedi polemiche per il dito medio di Sarri prima di Juventus-Napoli). Ma che strappano invece pubblici consensi quando ad esprimerli sono personaggi come Chiellini e Buffon. Tanto da arrivare a definire una “beffa oltre il danno” l’eventuale (sacrosanta) squalifica del portiere della Juventus per le esternazioni gravissime di Madrid. Sceneggiata indegna che sarebbe stata certamente stigmatizzata, con tanto di luoghi comuni, se fosse stata partorita da un qualsiasi tesserato del Napoli. 

L’importanza della motivazione

Nel frattempo il presidente degli arbitri, Marcello Nicchi, chiede indagini federali se a protestare è il presidente del Napoli, ma accetta passivamente che i suoi arbitri si intrattengano in maniera tanto confidenziale quanto inopportuna con l’allenatore della Juventus.  

 “Il Napoli ha perso di suo”, ci ricordano i cantori juventini. Sì, è vero. Per questo si è trattato del delitto perfetto, perché a venire meno in due partite decisive sono stati proprio gli azzurri.  

Ma nel mondo dello sport la motivazione e la carica emotiva fanno tanto. Gli ultimi minuti di Inter-Juventus sono stati devastanti per il morale dei ragazzi di Sarri. Un finale di stagione vissuto soprattutto sui nervi può fare brutti scherzi. E se sei quasi certo di avercela fatta la botta è ancora peggiore.  

Precedenti storici

Basta ricordare quante partite nella storia del calcio sembravano già decise. E poi sono state poi ribaltate negli ultimi minuti solo a causa dei contraccolpi psicologici.  

Francia-Italia, finale degli Europei 2000, è ancora nella memoria di molti tifosi. Con un’Italia incapace di reagire alla mazzata dell’improvviso ed inatteso pareggio di Wiltord nel recupero. Azzurri così abbattuti da subire il Golden Goal di Trezeguet senza mai rientrare in partita (per chi non ricorda, il filmato è qui).  

Clamoroso poi il caso di Turchia-Croazia nei quarti degli Europei 2008. Gli slavi passati in vantaggio al 119’ e ormai certi della vittoria, ma raggiunti a sorpresa dai turchi con un tiraccio al 122’. Croati talmente demoralizzati che campioni del calibro di Modric, Rakitic e Petric sbagliarono malamente i loro rigori, condannando la propria nazionale all’eliminazione. Il filmato di quella partita è qui. 

Il dubbio dell’ingiustizia

Se poi nella testa dei calciatori si insinua il dubbio dell’ingiustizia, diventa ancora più dura trovare le forze necessarie per ribaltare per l’ennesima volta il proprio destino. Dopo mesi di sacrifici e tensioni, anche i più forti possono crollare. Soprattutto quando capiscono che i loro avversari non saltano mai nel vuoto, ma sotto di loro hanno sempre una rete di protezione che li salverà.  

Resta il rammarico di uno scudetto meritatissimo e perso, che resterà nella storia del Napoli alla pari di quello del 1987-88. Sfiorato, quasi toccato e mai raggiunto. 

Con tanti rimpianti come allora, ma stavolta con molte meno responsabilità da parte dei calciatori azzurri.

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