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L’arrivo di Ancelotti a Napoli ha quasi nulla a che fare con Napoli

Con lui non si parla più di Napoli, e non si viene più ringraziati perché esistono i soldi per quello. Oggi è un giorno nuovo

L’arrivo di Ancelotti a Napoli ha quasi nulla a che fare con Napoli
Don Draper, Mad Men

Vincono i migliori

Non è più di Napoli o del Napoli che parliamo, dopo il 23 maggio 2018. Parliamo di amore e paura. Ossia della vita. E di cosa facciamo delle nostre sconfitte.

Carlo Ancelotti è anzitutto un uomo che ha perso molto. Ha fallito spesso, passando attraverso lunghissime notti, sia da calciatore che da allenatore. La chiave della sua calma gira da sempre nella toppa della chiarezza: a calcio è semplice, vincono i migliori. La sfida può solo viaggiare su questa evidenza di fondo, sul riconoscersi sconfitti quando nel gioco lo dicono i risultati, sull’essere consci che questo pericolo ci accompagna costantemente lungo qualsiasi tragitto, in un movimento apolide e costante, fuori dal delirio di chi cerca la stanzialità nella vittoria – concetto tipicamente bianconero, luogo nel quale, infatti, Ancelotti non trovò troppi amici.

That’s what the money is for

Aurelio De Laurentiis – a capo di una società che aveva con enorme lucidità riconosciuto la propria sconfitta solo poche settimane fa – è l’uomo del necessario distacco dal circolo dell’esistenza. Quel fermarsi e ripartire che ha bisogno di bloccare il cuore quando è necessario (perché questo organo non risponde a tutte le domande, se non nei romanzi di quart’ordine). Insomma, è l’uomo del soldo, questa entità cosi agognata eppure così temuta, che tutti desiderano e di cui tutti si vergognano. Don Draper, in Mad Men, risponderà veemente ad una bravissima collaboratrice, in crisi di cuore, che si lamenta di non ricevere mai un ringraziamento dal suo capo, un lapidario :”That’s what the money is for”. 

È quello che ha risposto De Laurentiis a noi e al passato. Il suo compito è riscrivere la realtà e creare opportunità, generare possibili scenari. Dinanzi alla sconfitta, acclarata, esistono due possibilità: la sosta definitiva o il rilancio. Diego Simeone ha spiegato, in un autentico seminario a cielo aperto ai propri tifosi festanti per la Europa League, in cosa consista questo cammino: trasformare le difficoltà in opportunità, creare poche ed evidenti possibilità di vittoria, quindi vincere – in un campo disseminato di sconfitte.

Mai più grazie

L’arrivo di Ancelotti a Napoli ha quasi nulla a che fare con Napoli, se non riducendo una storia gigante ad una manciata delle solite righe. A cinquantanove anni Ancelotti ha tutto da perdere in questa città, almeno quanto De Laurentiis – che con Sarri trovò una soluzione tutto sommato comoda: fallendo ci avrebbe comunque provato, vincendo sarebbe stato incoronato genio del decennio. Ora le strade sono chiare, si vince e si perde, senza alcuna terza via. Si viene ingaggiati e non si viene ringraziati, perché esistono i soldi per quello. Ci si prova o ci si lascia andare. Si cammina e si dimentica o si ricorda e si muore. Poi ciascuno di noi ci metta il proprio amore e la propria paura, li combini come meglio creda e scriva la sua storia. Oggi, almeno, è un giorno nuovo.

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