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Senza Sarri, è ovvio che il Napoli cambierà

Le esigenze aziendali e tecniche del Napoli non corrispondono in maniera assoluta con quelle di Sarri. Il rinnovo dell’organico sarebbe necessario anche con la sua conferma.

Senza Sarri, è ovvio che il Napoli cambierà

Enola Gay

Abbiamo riportato il pezzo della Gazzetta sul possibile effetto “Enola Gay” al Napoli, sulla bomba atomica in caso di addio di Sarri. La rosea “pronostica” sei cessioni in caso di cambio in panchina, un numero forse sproporzionato. Ma non irrealistico.

Ecco, è importante ragionare su due punti. Il primo riguarda l’impossibilità di replicare gli ultimi tre anni, ed è una condizione bidirezionale, tra società e calciatori. Il secondo riguarda il concetto di rinnovamento, che dovrà passare o quantomeno esistere a prescindere dalla permanenza o dalla partenza dell’attuale allenatore. Andiamo per gradi.

Il contesto

Quando abbiamo scritto, sopra, che la cifra della Gazzetta è sproporzionata ma non irrealistica, pensavamo a un possibile cambiamento radicale. Perché sarebbe la strada migliore, perché sarebbe impossibile pensare di riprodurre il contesto tecnico, tattico e mentale di Sarri con un altro allenatore. Una cosa è la continuità, la vicinanza ideologica. Altra cosa è la perfetta corrispondenza, che semplicemente non esiste. Ce ne siamo accorti col Barcellona post-Guardiola, con Martino e Luis Enrique e Valverde che hanno dovuto cambiare qualcosa. Non tutto, ma una buona parte del sistema. Perché il tempo passa, le cose si trasformano, si evolvono. Change to improve, questo è il senso.

L’impossibilità di replicare gli ultimi tre anni potrebbe effettivamente spingere a cambiare tanto. È impensabile programmare una stagione con Giampaolo, Emery, Inzaghi o Cavasin riproponendo gli stessi uomini e gli stessi concetti. È improponibile perché Sarri è stato bravissimo, ma ci sono altri allenatori che sanno/possono essere bravi cambiando le carte in tavola, modificando l’approccio tattico, gli uomini di riferimento. Continuità ad alti o altissimi livelli non vuol dire preservazione o ibernazione della rosa. Il Real Madrid, la Juventus, il Manchester City, la stessa Roma oggi in semifinale di Champions: sono tutte squadre che hanno venduto un numero di calciatori superiori al Napoli. Da parte propria, il club partenopeo ha preferito lavorare sul mercato interno per assecondare i desideri del proprio allenatore, è uno dei tentativi possibili e sta portando ad ottimi risultati.

Solo che non si può continuare in eterno, in special modo se il garante di questo progetto – Sarri, appunto – dovesse decidere di andare via. L’idea che il Napoli possa e debba essere riprogrammato in tutti i sensi, deve essere contemplata. E il lavoro fatto con i rinnovi negli ultimi anni rappresenta la base economica e tecnica su cui costruire un futuro che può anche essere diverso.

Rinnovare

Il secondo punto, come detto sopra, prescinde da Sarri. Non possiamo considerare folle l’idea che il tecnico del Napoli sia stato poco soddisfatto del mancato rinnovo a Reina. Legittimo, per carità. Ma non in linea con quello che il mercato propone. Anzi, con quello che il mercato impone. Specie se ti chiami Napoli, se hai questa dimensione tecnico-economica.

Il rinnovamento del Napoli, o almeno di una sua parte, è necessario. Anche con Sarri. In questo senso, forse, vanno interpretate le ultime parole di De Laurentiis sul «rischiare insieme». Sarri ha costruito il suo triennio sulla continuità tattica, sulla forza di un modello mandato a memoria, che necessita di interpreti in grado di sostenere certe consegne. È legittimo pensare che un gruppo statico sia più facilmente in grado di continuare un certo discorso, di ampliare un modello già interiorizzato. Ma è vero pure che il secondo e (probabilmente) il terzo Napoli di Sarri hanno fatto risultati migliori del primo Napoli di Sarri (con Higuain). Esattamente come la Juventus con e senza Pogba.

Non è un caso, è merito del lavoro di Sarri. Ed è una dinamica che potrebbe funzionare anche con “un” Leno al posto di “un” Reina. Non possiamo saperlo, ma le aziende, la vita, il calcio: tutto funziona così. Il Napoli è una società in overperforming sportiva rispetto alle possibiltà de proprio bilancio, per cercare di crescere ancora non può fare altro che puntare a un ricambio mirato, molto selettivo, che provi ad alzare ancora il livello. Change to improve, come scritto sopra.

Contestualizzarsi

La permanenza di Sarri non può legarsi solo al discorso di Reina, sarebbe quantomeno sciocco. È un gioco di accordi sulla progettualità, che però vanno analizzati tenendo conto di tutte le posizioni. Quelle legittime di un tecnico che vorrebbe lavorare solo col suo gruppo, quelle altrettanto legittime di una società che finora è cresciuta grazie al lavoro sul mercato. E che non ha molte altre strade, se vuole crescere ancora. L’arte della contestualizzazione, da parte di chi dovrà decidere e di chi dovrà analizzare e giudicare, sarà fondamentale. Come al solito, viene da dire.

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