La partita contro i gialloblu non è altro che la continuazione di Napoli-Genoa e Sassuolo-Napoli. Ritmi bassi per la squadra di Sarri, che non riesce ad andare oltre sé stessa.
Tra tattica e conclusione
Uno può fare tutte le analisi tattiche che vuole, che può. Poi arriva il primo tempo di Napoli-Chievo e ti mostra come il calcio sia una materia che può essere codificata e decriptata in mille modi. E quello giusto non esiste. Perché poi, però, i giocatori devono mettere la palla dentro. E se non succede, tutto è praticamente inutile.
Il Chievo adotta una strategia difensiva non ancora vista, al San Paolo: difende come se fosse all’87esimo fin dal primo minuto. Non è un attacco ideologico, né un insulto: è semplicemente un dato di fatto, Maran punta a condurre in porto il pareggio e non fa altro che chiudere gli spazi al Napoli. I suoi calciatori sono schierati in campo e mentalizzati solo in questo senso.
La squadra di Sarri, dal punto di vista tattico, è inappuntabile. Perfetta a livello difensivo, buona in fase di costruzione. Poi si arriva ai limiti dell’area, e ci sono nove-dieci calciatori in maglia gialla a chiudere tutti gli spazi. Ad evitare i passaggi filtranti e le conclusioni. Se poi quelle volte che il sistema di Maran viene aggirato, i calciatori sbagliano, allora viene fuori il vero problema del Napoli: è una squadra spuntata, a livello di uomini e di capacità nell’andare oltre i ritmi bassi, oltre sé stessa, per trovare il gol.
Le occasioni “vere” sono una e mezza: Callejon dopo pochi minuti e Mertens di sinistro, in diagonale. Il primo tiro è fuori misura, il secondo non fa nemmeno il solletico a Sorrentino. La partita di Dries è la rappresentazione plastica del momento del Napoli: si arriva fino a un certo punto, poi non si riesce a fare il necessario surplis. Perché la testa è pesante, esattamente come le gambe e il pallone. Napoli-Genoa e Sassuolo-Napoli si giocano anche questo pomeriggio. Nella ripresa vediamo come continuerà questa lunghissima partita.