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Leggere i giornali e accorgersi che al 93esimo (di Real-Juventus) il regolamento non vale più

La Gazzetta dello Sport sposa la linea-Buffon, contro il Real Madrid il regolamento sarebbe stato da applicare ad orologeria.

Leggere i giornali e accorgersi che al 93esimo (di Real-Juventus) il regolamento non vale più

Sensazioni

Abbiamo parlato del surreale postpartita di Real Madrid-Juventus vissuto nel salottino di Mediaset Premium. Un’esperienza televisiva davvero aberrante. Non che i giornali del giorno dopo abbiano offerto sensazioni molto migliori, in verità. Basta aprire la Gazzetta dello Sport, per rendersi conto di come la distorsione della realtà veicolata nelle parole di Buffon possa essere fatta propria anche da un autorevole quotidiano.

Scrive così, la rosea: «Concedere al 93’ un rigore discutibile che decide l’accesso alla semifinale di Champions è a livello arbitrale un errore. Ogni direttore di gara sa bene che ci sono momenti nei quali i fischi hanno un peso diverso e quindi si puniscono (si dovrebbero punire) solo i falli evidenti».

Il Corriere dello Sport, invece, sceglie una strada ancora più netta: «Un rigore che non c’era e che col VAR (vero Ceferin?) si sarebbe potuto togliere.
Benatia (scusi Oliver, come mai non lo ha espulso?) colpisce prima il pallone e poi l’avversario. La summa di una partita condotta dall’assicuratore inglese Oliver in maniera mediocre, con ammonizioni a comando (quasi sempre monoparte) e gestione senza polso».

Regolamento a tempo

In pratica, il criterio del regolamento può essere innanzitutto interpretativo, anche su falli oggettivi. Ma, soprattutto, ha una scadenza temporale e contestuale. Secondo la Gazzetta dello Sport, il 93esimo minuto di un quarto di finale di Champions League è una zona franca in cui l’arbitro deve valutare solo gli episodi facili, evidenti. Come se un uomo potesse essere programmato come un protocollo Var, però solo a partire da un certo punto della partita.

Una lettura/scrittura mediatica che ricalca in pieno quanto visto e sentito ieri sera nel salottino di Mediaset Premium. E che, in qualche modo, richiama alla mente quella “mancanza di cultura della sconfitta” che spesso viene addebitata a chi non riesce vincere. Anche quella, evidentemente, può funzionare ad orologeria, si manifesta o meno quando il risultato cambia padrone. Anche quello è un dispetto del tempo, se ci pensi.

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