ilNapolista

Il calo del Napoli, il de profundis anticipato e l’inutile ricerca del colpevole

Il pareggio di Milano ha ridotto le possibilità di vincere lo scudetto, ed è già partito il maxiprocesso nei confronti dei vari comparti del calcio Napoli.

Il calo del Napoli, il de profundis anticipato e l’inutile ricerca del colpevole

Il gioco più facile

La due giorni 15-16 aprile 2018 sarà ricordata come l’apertura del maxi-processo. I gol di Diawara e Milik, contro il Chievo, hanno ritardato di soli sette giorni il de profundis dei tifosi azzurri, anche se qualche avvisaglia c’era stata già durante la partita contro i gialloblu. Nel mirino sono finiti tutti: De Laurentiis innanzitutto, immancabile, nemmeno Sarri è stato risparmiato.

In realtà, quello della ricerca del colpevole, o meglio del colpevole unico, ci sembra il classico gioco facile. Il gioco più facile da fare quando le cose iniziano a traballare. Sì, perché la realtà ci dice che il campionato non è ancora finito, tutto sarà più chiaro dopo lo scontro diretto del 22 aprile. Perso o non vinto quello, lo scudetto sarà definitivamente bianconero. In caso contrario, nulla è deciso. Né scontato.

Fino ad allora, quindi, sarebbe consigliabile rimanere tranquilli. Perché colpe e responsabilità, esattamente come i meriti, sono sempre da dividere tra tutte le parti coinvolte. Specie quando il lavoro è condiviso, come nel caso di una società di calcio. E quando l’esito di un progetto, di un’avventura, non dipende solo da sé stessi ma anche dagli altri.

La Juventus

Sì, perché il Napoli dei 78 punti in 32 partite è lontano sei punti da una squadra che ne ha fatti 84. Sembrerebbe un’ovvietà matematica, in realtà lo è, ma disegna uno scenario di estrema eccellenza, poco distante dal sovrumano. Ne abbiamo scritto qui, questa mattina: la Juventus ha vinto 18 delle ultime 20 partite di campionato. E in questo segmento di stagione (un girone e una partita) ha subito quattro gol.

Ora, per dirla semplicemente: il Napoli ha perso nove punti nelle ultime sei partite, la Juventus ne ha persi due. Entrambe arrivavano da un filotto di dieci successi in fila. Cercare e condannare un colpevole per questo tipo di andamento vorrebbe dire, innanzitutto, sminuire i meriti di chi sta facendo un’impresa calcistica al di là di ogni precedente. Solo l’ultima Juventus di Conte, anno di grazia 2013/2014, ha fatto meglio di quella di oggi. Allora i bianconeri chiusero a 102 punti, una quota che potrebbero toccare anche adesso. Per dire.

Il Napoli

Questo non può e non deve cancellare il calo del Napoli. Un calo percettibile, visibile, vogliamo pure dire clamoroso. Sintomo che qualcosa poteva essere fatto meglio, senza dubbio. Ma, allo stesso modo, e parlando solo del campo: credete sia giusto buttare la croce addosso a un allenatore in grado di battere tutti i record di una società di calcio per tre anni di fila? Non lo è. Ovviamente anche Sarri ha i suoi difetti: la gestione della rosa, il turn over risicato, l’idea che il proprio modello non riesca ad essere efficace oltre un certo numero di calciatori, al di là di una certa soglia di qualità dei singoli. Vero o no, proprio questo modello garantisce certi punteggi. Vale una corsa scudetto ancora viva contro un avversario in lizza per il miglior punteggio di sempre in Serie A.

Lo stesso discorso vale per il club identificato con la figura plenipotenziaria di Aurelio De Laurentiis. L’acquisto di un esterno d’attacco, a gennaio, avrebbe potuto aiutare Sarri ad accentuare le rotazioni. Probabile, non ne abbiamo la controprova. E considerata la sua scarsa propensione a ruotare i tre d’attacco, qualche dubbio lo nutriamo. Allo stesso modo, però: un calciatore prendibile per il Napoli, e adatto al gioco del tecnico, avrebbe portato al Napoli i 7 punti che mancano a questa squadra per essere sopra la Juventus? Sarebbero bastati due calciatori in più per essere più vicini alla Juventus e in semifinale di Europa League? Sì, però avrebbero dovuto chiamarsi Douglas Costa e Kovacic, magari. Calciatori che il Napoli, semplicemente, non può permettersi. Quelli che poteva permettersi non sono arrivati, e probabilmente non avrebbero avuto l’impatto giusto per convincere Sarri a cambiare (vedi sopra). O crediamo davvero che a Milano Verdi avrebbe giocato al posto di Callejon?

Domani

Detto questo, ci sono un futuro breve e uno più ampio. L’Udinese, e poi la Juventus, per capire se questa stagione è già finita qui. Poi, la costruzione del prossimo anno e di una squadra che possa provare a ripetere i risultati degli ultimi anni, a continuare una crescita netta e con tanti padri. Il Napoli di Sarri è stata ed è una bella creatura, il salto nel vuoto in caso di addio del tecnico è un’esperienza già vissuta dopo gli addii di Mazzarri e Benitez. Ecco, com’era la storia dei meriti? Da dividere, esattamente come le responsabilità.

ilnapolista © riproduzione riservata