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L’addio a Quini, il centravanti spagnolo scampato a un rapimento

Una storia di calcio e di dolore, la fine per un infarto a 69 anni. Ieri il funerale nello stadio di Gijon, la sua casa per tante stagioni.

L’addio a Quini, il centravanti spagnolo scampato a un rapimento
Quini e Maradona

L’articolo di Repubblica

È morto per un infarto, a 69 anni: Enrique Castro González detto Quini. La sua è una storia di grande calcio e di dolore, come raccontato da Repubblica questa mattina: 313 gol tra club e nazionali, il passaggio al Barcellona dopo una vita nella provincia calcistica spagnola, due Mondiali giocati. E poi la morte di un fratello, un cancro, fino alla scomparsa di ieri. Una storia a due volti, con molti lati oscuri.

Quello del rapimento, raccontato così dal quotidiano romano: «Andarono a prenderlo sotto casa
di domenica sera, 1 marzo 1981 – aveva segnato una doppietta all’Hercules – cinque giorni dopo il
fallito golpe Tejero e sette prima della sfida-primato con l’Atletico Madrid. Perciò il suo rapimento parve politico, voluto – si disse – da un gruppo di destra per fermare “i separatisti”, o dai baschi dell’Eta».

Poi, la cosa divenne un po’ più chiara: «Un elettricista e due meccanici lo tennero per 25 giorni in uno scantinato di Saragozza, prima del blitz della polizia. “Erano simpatici”, disse dei suoi carcerieri. Gli passavano il giornale con i risultati. “La vera eroina in questa storia è stata mia moglie” disse Quini, in campo 35 giorni dopo. Il Barcellona finì quinto e lui chiese scusa: “Non ho potuto fare di più”».

Mentre la polizia lo liberava dai suoi rapitori, la Spagna vinceva per la prima volta a Wembley, 2-1. Dopo l’esperienza in Catalogna, con due stagioni a duettare con Maradona, era tornato nella squadra della sua vita, lo Sporting Gijon. Il ritiro nel 1987, ieri il funerale allo stadio Molinon, sempre a Gijon. Probabilmente, il luogo dove desiderava essere salutato per l’ultima volta.

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