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La paura sui volti dei tifosi del Lipsia

Gli ultimi minuti: noi speravamo, loro soffrivano. Ma non ci hanno mai offesi, al massimo se la sono presa con l’arbitro

La paura sui volti dei tifosi del Lipsia

Gli ultimi minuti

Lipsia. E chi li potrà dimenticare gli ultimi minuti della partita. Noi, a cercare di portare a casa la qualificazione, segnando il terzo gol. Loro, disperati, a tentare di respingere gli attacchi dei nostri. Ma la sensazione più bella che solo noi che abbiamo sofferto un freddo cane sugli spalti abbiamo vissuto, è stato vedere nei nostri vicini di spalti la paura in faccia.
Sì, avete presente quando di fronte a un pressing avversario a fine partita si contano i secondi che mancano, si imprecano tutti i Santi contro l’arbitro che non guarda il contaminuti, che non fischia la fine della partita?
Che sensazione piacevole vedere il contorcimento dei tifosi avversari. È vero, chissà quante volte sarà capitato anche nelle partite di campionato, ma fuori i confini nazionali è tutta un’altra cosa.

I gol potevano diventare tre

Lo so che è volgare ma solo in napoletano rende bene il concetto: «Si sono c…ti sotto». Volevano morire, sono impazziti perché riconoscevano che i due goal subiti potevano diventare all’improvviso tre. Lasciamo perdere le occasioni finali di Tonelli e Callejon, era la squadra che faceva paura, che incuteva rispetto.

E devo dire che è stato gradevole vedere che i tifosi avversari non ci hanno mai offeso, fischiato. Al massimo se la sono presa un paio di volte con l’arbitro. Ma non con cattiveria. È che quando senti franare il terreno sotto i piedi te la devi a forza prendere con qualcuno. E i tifosi del Lipsia hanno scelto come parafulmine un ottimo arbitro. Peccato, perché non lo meritava.

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