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La qualità fa (sempre) la differenza

Lipsia-Napoli, l’analisi tattica: con gli inserimenti di alcuni titolari nella formazione di ieri, Sarri ha alzato il rendimento della sua squadra.

La qualità fa (sempre) la differenza

La forza del gioco, la forza dei giocatori

La differenza tra Napoli-Lipsia e Lipsia-Napoli sta semplicemente nella qualità. Parliamo del Napoli, ovviamente. E parliamo della qualità della prestazione, e dei calciatori scelti. Loo stesso discorso vale per la squadra tedesca, precisa e puntuale all’andata quanto impaurita e più povera nel match di ritorno. L’assenza di Nabi Keita è stata evidente, percettibile, nell’economia del gioco del Lipsia. Mentre gli inserimenti di Mario Rui, Albiol, Mertens, Insigne ed Allan dal primo minuto hanno dato una consistenza diversa al sistema di Sarri.

Tanto che la gara è stata tatticamente dominata dal Napoli. Un dato su tutti, per capire che parliamo di una supremazia netta: 5 conclusioni concesse al Lipsia, ieri sera, in 90‘. Di cui 2 non deviate dall’interno dell’area di rigore. Se e quando il Napoli funziona, dal punto di vista della prestazione, lo leggi da quantità e qualità delle palle gol concesse agli avversari. Nel match d’andata del San Paolo, il Lipsia tirò 21 volte verso la porta di Reina. Di questi tentativi, 15 arrivarono dall’interno dell’area di rigore.

Il Napoli ha un meccanismo talmente rodato che basta alzare la qualità degli interpreti per migliorare il rendimento della squadra. L’avversario ha un ruolo secondario. Ieri sera, la vittoria non è arrivata attraverso piccoli o grandi stravolgimenti tattici, ma grazie al consolidamento dei soliti principi di gioco, e a variabili riconoscibili. Quelle di sempre, quelle preparate apposta per la partita.

Il Napoli ha dimostrato una volta di più come l’atteggiamento rispetto all’Europa  sia stato una scelta consapevole. Percettibile non tanto nel fantomatico (e banalizzante) concetto di approccio alla partita, quanto nella scelta degli uomini. In questo momento, Rog-Allan, Hysaj (a sinistra)-Mario Rui, Ounas-Mertens (con Callejon) centravanti e Insigne-Zielinski sono rotazioni troppo impattanti sul sistema della squadra. Non potremo mai avere la controprova certa e definitiva, ma possiamo dire che la partita di ieri è un indizio abbastanza indicativo.

Tattica

È anche una questione di caratteristiche. Il miglior Napoli, potenzialmente, è una squadra perfetta per depotenziare il Lipsia. L’abbiamo visto alla Red Bull Arena: con le giuste distanze tra i reparti e una buona qualità nella costruzione del gioco offensivo, i tedeschi sono stati annullati e hanno anche subito tanto. Ovviamente, anche la prestazione della squadra di Hasenhüttl è stata negativa. Le 14 conclusioni concesse al Napoli dicono tanto sulla prova grigia messa in campo da Werner e compagni.

Anche perché il gioco del Lipsia, per funzionare, ha bisogno di una concentrazione e di una qualità sempre massimale, soprattutto in fase contenitiva. Le due linee da 4 in fase di non possesso, tipiche del modulo 4-4-2 o 4-2-3-1 “puro”, sono perfette per il gioco del Napoli. Che, quando costruisce la manovra attraverso il possesso palla, ha la possibilità sistematica di creare superiorità numerica in ogni zona del campo.

Posizioni medie della partita di ieri. A sinistra il Lipsia, a destra il Napoli

Le soluzioni adoperate ieri dal Napoli sono state in parte riproposte da un menu ormai mandato a memoria dai calciatori di Sarri (la costruzione a sinistra, per il 40% delle manovre; il possesso palla, con percentuale finale del 58%). In più, sono state aggiunte delle piccole ma significative variabili. Sopra, nella grafica delle posizioni medie, intercettiamo uno Zielinski più centrale rispetto a Callejon. Un’interpretazione diversa del ruolo di esterno destro, che ha permesso al Napoli di avere la superiorità numerica nel possesso palla anche in quella zona di campo. In questo modo, il Napoli, in pratica, ha potuto contare su un calciatore in grado di trattare  la sfera con maggiori varietà e qualità rispetto al titolare.

L’altra “novità” riguarda il gioco immediato di Mertens come rifinitore. Il discorso da fare su questa situazione è ampio, e parte dallo schieramento delle due squadre che la grafica ci ha mostrato in alto. Senza un centromediano, il Lipsia risulta attaccabile centralmente. I due interni sono costretti ad accorciare insieme ai due esterni (quello alto e quello basso) sul triangolo posizionale del Napoli – composto dai laterali, offensivi e difensivi, e dalla mezzala. L’idea del Napoli è stata quella di cercare Mertens con palloni arretrati, da giocare subito in verticale alla ricerca dell’inserimento dell’ala (solitamente Insigne) alle spalle della linea difensiva.

Reperto numero uno

L’azione è stata ripetuta più volte, nel corso della partita. Sopra, la palla-gol capitata ad Hamsik nasce proprio dall’utilizzo di questa dinamica. Sotto, invece, vediamo la rete di Zielinski. Il Lipsia, oltre a non accorciare mai su Mertens – bravissimo a staccarsi e a lavorare da centravanti associativo -, lascia sempre scoperto il lato di Insigne. In questo caso, né il terzino (Laimer), né tantomeno l’esterno alto (Sabitzer) leggono in anticipo la giocata di Insigne. Da notare come i due centrali del Lipsia, Konaté e Upamecano, perdano ogni riferimento nel gioco a tre Hamsik-Mertens-Insigne.

Reperto numero due

Controllo

Il dominio del Napoli è stato totale. Il piano partita della squadra di Sarri prevedeva il controllo del gioco: la ricerca (non spasmodica, cioè non ad altissimo ritmo) del gol del vantaggio; un’accelerata nel finale per creare «quel pizzico di follia che potrebbe ribaltare l’esito del doppio confronto». È andata proprio così, abbiamo praticamente visto il Napoli del campionato. Abbiamo percepito quella forza, quelle distanze, quella qualità nella costruzione del gioco.

Il gioco verticale e aggressivo del Lipsia, anche se in forma ridotta da una serata negativa, ha costretto il Napoli a giocare “di rimando”, in maniera meno orizzontale rispetto al solito. Anche la presenza di Diawara ha un po’ modificato lo sviluppo in fase di costruzione, tanto che sono stati i centrali Tonelli ed Albiol i calciatori con la maggior quantità di palloni giocati (113 per l’ex Empoli, 109 per lo spagnolo). Soprattutto la presenza dell’ex difensore del Real Madrid ha permesso (e permette sempre) alla squadra di Sarri di accorciare lo spazio tra i reparti. La sua guida della linea difensiva è più attenta, più saggia e concentrata.

In questo modo chiudiamo il discorso circolare tornando all’inizio: la qualità superiore di alcuni calciatori del Napoli fa la differenza, sempre. La scelta iniziale di Sarri e della squadra, rispetto alla partita contro il Lipsia, è stata quella di privilegiare il campionato. Proprio perché le decisioni di formazione per il match del San Paolo hanno finito per penalizzare i calciatori più determinanti nel gioco di questa stagione. Albiol è il primo, in ordine di apparizione in campo. Seguono Allan e Insigne, con Mertens a chiudere. Con la partita di Cagliari distante quattro giorni, il viaggio in Germania ha avuto tutta un’altra prospettiva rispetto al match di andata. Si è visto, si è sentito. Un peccato aver sacrificato così il percorso europeo, ma la strategia è stata chiara fin dall’inizio. Vediamo se pagherà i suoi dividendi, alla fine.

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