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Mertens, un’altra (splendida) interpretazione del ruolo di attaccante

Il gol, ma anche il lavoro come perno tecnico della manovra. Il Napoli ha cambiato Mertens ma è anche cambiato intorno a lui, ora il rapporto tecnico-tattico è perfetto.

Mertens, un’altra (splendida) interpretazione del ruolo di attaccante
Foto Ssc Napoli

Chiarimenti

Già una volta, su queste pagine, Alfonso Fasano ha spiegato la dimensione tecnico-tattica di Dries Mertens nel 4-3-3 di Sarri. Un titolo eloquente: “Mertens non è un Falso Nueve, Mertens è un attaccante”. Oggi, a Bergamo, l’ennesima dimostrazione di questa teoria.

Un veloce rewind della partita per spiegare di cosa parliamo. Intanto, ci aiutiamo con un supporto grafico:

A sinistra, c’è la heatmap di Dries Mertens riferita alla partita di oggi. A destra, la stessa rappresentazione per il match di Higuain, a Bergamo, nel dicembre del 2015. Insomma, siamo di fronte a due calciatori che ormai occupano le stesse posizioni con caratteristiche diverse. Chiariamoci: non è che Sarri ha lavorato su Mertens in modo da trasformarlo in Higuain, piuttosto ha permesso al belga di trovare misure da centravanti associativo (la definizione usata nel pezzo linkato in alto), in grado di cucire il gioco come di finalizzare.

Intorno alla prima punta, il Napoli è rimato praticamente inalterato. E così Mertens ha trovato e sta trovando una squadra in grado di assecondare le sue letture in profondità (il gol di oggi nasce dall’intesa con Callejon), mentre il Napoli ha modificato il suo gioco in modo da “appoggiarsi” a un centravanti di grande qualità, ma con misure fisiche inferiori. Dal Pipita a oggi, passando per Milik, il Napoli ha costruito un nuovo modo per dialogare col suo centravanti (sopra, per esempio, leggiamo il numero di palloni giocati: 55 per Mertens contro i 44 di Higuain). Nel frattempo, Mertens ha sviluppato le doti migliori per lavorare come perno offensivo, per sfruttare con una giocata finale (la conclusione, un assist decisivo) gli spazi tra gli esterni offensivi. Fino ad assecondare il rimorchio dei centrocampisti. Spieghiamo sotto, con un’immagine, quello che intendiamo.

Sì, la qualità del video non è eccelsa. Ma si capisce

Ecco, qui c’è tutto quello che l’attaccante belga deve fare per essere il centravanti del Napoli. Staccarsi dalla marcatura del centrale avversario, resistere al suo ritorno, leggere e comprendere qual è la miglior giocata offensiva. Assecondare una certa idea di calcio, appropriarsene letteralmente. Modificarla, certo, perché il Napoli di Higuain avrebbe accettato, in quest’occasione, la conclusione di Higuain. Senza appello, senza alternative.

Tante volte, nel primo tempo, Dries ha provato la stessa giocata: assecondare il servizio da dietro, portarsi dietro Caldara. Solo che il (bravissimo) centrale di Gasperini ha indovinato una prestazione di altissimo livello, trovando spesso l’anticipo – e beneficiando anche di diverse scivolate di Mertens sui tacchetti. Quando però forza e concentrazione cominciano ad abbassarsi, là sgorgano le qualità. E allora Mertens ha trovato il movimento alle spalle per il gol del vantaggio; allora Mertens ha trovato quest’azione, che sembra fatta di forza fisica ed è sicuramente fatta anche di forza fisica, ma è soprattutto frutto di uno splendido controllo del pallone, di una perfetta coordinazione agevolata dal baricentro basso. E dello sviluppo immediato di un’idea. Dries trova Hamsik, perché questo è il Napoli. E Mertens è l’attaccante perfetto, anche se non canonico, per questa squadra.

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