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«Non siamo ladri, i taxi sono l’unico servizio pubblico che funziona a Napoli»

Intervista con Vincenzo Donzelli: «A Capodanno il problema è stata l’assenza degli altri mezzi pubblici. Gli abusivi e i disonesti vanno denunciati. Tante leggende su di noi»

«Non siamo ladri, i taxi sono l’unico servizio pubblico che funziona a Napoli»

Gli articoli che abbiamo pubblicato nei giorni scorsi sui taxi in servizio a Napoli la notte di Capodanno hanno scatenato un discreto dibattito sulle nostre pagine, anche social. Tante le segnalazioni dei lettori ma anche le richieste di intervento da parte degli addetti ai lavori. Come Vincenzo Donzelli, tassista aderente all’Uti Napoli, uno dei più antichi sindacati nazionali dei tassisti in Italia, che ci ha chiesto di essere intervistato sull’argomento.

«Ho letto gli articoli che avete pubblicato. In particolare quello che riguardava la chiusura dei radiotaxi la notte di Capodanno ed il fatto che non eravamo presenti sul territorio. Non è vero. Sì, i radiotaxi sono stati chiusi per circa tre ore, io la sera del 31 ero al lavoro. È un po’ problematico prenotare un taxi a mezzanotte del 31 dicembre, conoscendo la nostra città. Faccio un esempio: se ho una chiamata da via Francesco Girardi non posso certo andare a prendere i passeggeri sotto le bombe. Però noi ai posteggi eravamo presenti».

In realtà i radiotaxi ci hanno detto che ci sarebbero stati i taxi ma non in quale quantità e che comunque non era possibile prenotarli al telefono…

«Il numero dei taxi presenti in strada non era quantificabile, la disposizione era la scelta dei turni su base volontaria e non si può prevedere quante persone scelgono volontariamente di scendere a lavoro».

La turnazione stabilita dal Comune

Non siete tenuti a rispettare dei turni e a fornirli ai radiotaxi?

«Abbiamo dei turni obbligatori da rispettare: 6-14, 14-23, 8.30-18 e 18-6 del mattino, che sarebbe il turno di notte. Al di fuori del turno assegnato, il tassista non può effettuare nessun altro turno».

Sono turni stabiliti?

«Certo. Sono turni stabiliti dal Comune a inizio anno per tutto l’anno. Per esempio io già so quale sarà il mio turno la settimana di Pasqua del 2018. A Napoli siamo 2370 taxi divisi in 10 gruppi che vanno dal numero 0 al numero 9. Ogni turno è coperto da 3 gruppi, tranne che il turno di notte, coperto da un gruppo solo.

Abbiamo solo la facoltà dell’interscambio: posso cioè scambiare il mio turno con quello di un altro collega che però deve avere determinate caratteristiche, come un numero particolare di licenza e altri requisiti che sono lunghi da spiegare. In questo modo si assicura il tot numero di macchine che deve fare il servizio e si è sicuri che non si hanno meno macchine che fanno il turno di mattina anziché di pomeriggio, ad esempio.

Il numero fisso di auto in strada deve essere di circa 750 per ogni turno, tranne che per il turno di notte».

Il radiotaxi come opportunità aggiuntiva

Tutto questo prescinde dal radiotaxi?

«Il radiotaxi non c’entra nulla con la turnazione. Esistono 4 compagnie di radiotaxi a Napoli. L’adesione al servizio è facoltativa, è solo un’opportunità di lavoro in più che abbiamo».

Un’opportunità che pagate?

«Sì, certo. Ad esempio, mentre le parlo sono fermo al posteggio del Duomo. Se non avessi il radiotaxi sarei obbligato a uscire ‘a piedi’, come si dice, cioè col cliente che viene al posteggio. Avendo il radiotaxi posso prendere la chiamata e parto in ordine di partenza radiotaxi. Per chiarire: adesso io sono sesto in fila per il cliente a piedi e secondo in ordine di radiotaxi».

I turni di Capodanno

Torniamo ai turni della notte di Capodanno. Lei aveva già comunicato che avrebbe lavorato la notte del 31, quindi?

«Noi non lo dobbiamo comunicare. La scelta è su base volontaria».

Ma ha detto che ci sono turnazioni stabilite…

«Il 31 io avevo il turno 14-23. Se non ci fosse stata la liberalizzazione degli orari, sarei dovuto tornare a casa alle 23. Non avrei potuto lavorare fuori turno. Così, invece, sono potuto rimanere per strada».

Allora i radiotaxi erano a conoscenza del numero di persone che avevano il turno quella notte, dopo le 23…

«Sì. Erano 275 auto presenti in strada per il turno di notte».

E come è possibile che il radiotaxi non avesse la disponibilità di questo numero da fornirci?

«Forse avete posto male la domanda. Io adesso le ho spiegato tutto il meccanismo. Loro hanno detto: “Non sappiamo, non ve lo possiamo assicurare”. La risposta poteva essere: “Ci sono 275 auto di turno più quelli che lavorano su base volontaria”. Dipende da come avete posto la domanda. Forse c’è stato un fraintendimento».

Noi abbiamo semplicemente chiesto se ci fosse un numero di tassisti assicurato in strada per quella notte e loro ci hanno risposto di no perché i tassisti sono liberi professionisti…

«Liberi professionisti… non è vero. Siamo trasporto pubblico. Magari fossimo liberi professionisti. Comunque noi abbiamo proceduto regolarmente con le corse radiotaxi al di fuori delle tre ore di chiusura.

Non penso che il problema di tutte le persone che sono rimaste a piedi a Capodanno sia dovuto ai taxi. Il problema fondamentale, secondo me, sono stati i mezzi pubblici. Bisognava evidenziare quello. L’articolo invece sembra scritto contro di noi. Ma il problema è che ci siamo dovuti accollare noi tutta l’utenza che si doveva muovere su gomma».

Per la prima volta a Capodanno?

«Sì, gli altri anni i mezzi pubblici funzionavano. Ma comunque anche gli altri anni il 31 dicembre sono stati liberalizzati i turni. Non è mica la prima volta. È una serata particolare, quella. Come può accadere che una domenica si rinunci al turno di riposo, sempre su base volontaria, perché magari c’è un grosso evento in città e per non far mancare i taxi si fa una disposizione dirigenziale con cui su base volontaria il tassista che è di festa quella domenica o quel sabato può andare a lavoro».

Il car pooling

Veniamo al secondo articolo sui taxi a Capodanno, quello relativo alla situazione verificatasi all’Aeroporto. Sono arrivate tante segnalazioni, anche nei commenti sui social. Ci hanno scritto che la modalità del ‘car pooling’ non è stata un evento eccezionale del Capodanno, ma che anche il 21 dicembre, alla stazione Garibaldi, accadeva la stessa cosa, con persone che andavano a Fuorigrotta e Capodimonte a condividere la vettura ognuno pagando la sua corsa.

«Non voglio difendere la categoria, ma la prima cosa fondamentale da fare era verificare se quei tassisti erano regolari o abusivi. A Napoli il problema dei taxi abusivi è atavico. Ci sono persone con auto private che effettuano questo servizio e che si propongono nei gruppi Facebook come servizio taxi, che non hanno autorizzazione per effettuare questo servizio pubblico. Oltre a questi ci sono anche i taxi di fuori comune che vengono a Napoli e cercano di farsi noleggiare. Se il tassista che ha fatto questa cosa raccontata nell’articolo era regolare e non abusivo, andava denunciato».

Nessuno dei lettori ha detto di aver sporto denuncia, almeno non ci risulta.

«E questo non la fa pensare? Il taxi di Napoli ha il numero di licenza affisso alle due portiere anteriori e un’altra targhetta identificativa la abbiamo nell’abitacolo, così se il passeggero non lo vede prima di entrare, lo vede bene quando sale in autovettura.

Se si ritiene di avere ricevuto un sopruso si può scrivere via email, o una raccomandata o si può andare all’ufficio del Corso Pubblico a fare la denuncia, poi loro provvedono a fare tutte le indagini del caso e a vedere se il tassista deve essere sanzionato. Le sanzioni sono dure, si arriva anche alla revoca della licenza. I 30 euro chiesti a persona sono una cifra enorme. Il signore che ve lo ha raccontato, invece di dirlo a voi, perché non ha denunciato?».

Il Far West

C’è anche chi ha scritto, nei commenti, che il 30 dicembre una corsa con radiotaxi da Mergellina alle Rampe Brancaccio è costata 13 euro e che per prenotare il ritorno per le 2.30 del mattino l’autista avrebbe chiesto 45 euro. Essendo chiamata da radiotaxi dovrebbe trattarsi di tassista regolare…

«E questi 45 euro glieli ha chiesti l’autista in auto?».

Così ci hanno detto. E poi ci sono quelli che raccontano di aver condiviso l’auto con altri passeggeri e che il  taxi aveva la radio spenta, la tabella delle tariffe fisse non esposta e il tassametro spento…

«Ma un signore che vede tutto questo perché non lo fa presente? Su una categoria di 2370 persone, può esserci qualcuno che fa il furbo ma deve essere denunciato. Il nostro problema è che non abbiamo un impatto mediatico forte. Non abbiamo una buona immagine. Siamo considerati la lobby dei tassisti, i ladri, ma non è assolutamente vero.

Siamo un trasporto pubblico che non costa nulla allo Stato perché abbiamo tutto a nostro carico. L’autista dell’autobus per scendere la sera di Capodanno ha lo straordinario: noi no, perché abbiamo tariffe amministrate e vogliamo averle perché è quello che ci differenzia da quello che vogliono chiamare concorrenza, quell’applicazione che viene da oltreoceano, per esempio…».

Cattivissima Uber

Parla di Uber?

«Sì, non la voglio nemmeno nominare. Vuole effettuare trasporto pubblico non avendo i requisiti per farlo e con tariffe aperte, si dice, cioè calcolate su un algoritmo in base a richiesta e offerta. Le faccio un esempio. La nostra tariffa predeterminata, che prevede che da piazza Vittoria alla Stazione Centrale si paghino 15 euro, vale 24 ore al giorno tutti i giorni, anche la notte di Capodanno, perché abbiamo il vincolo della tariffa fissa o del tassametro. Loro no.

Basta farsi un giro sui vari gruppi di tassisti Facebook di Roma e Milano, dove funziona Uber: i colleghi di quelle città pubblicano tariffe per l’Aeroporto che costano 3 volte tanto quelle del taxi normale. Questa è la concorrenza che vogliono. Vogliono fare concorrenza a un servizio pubblico, che senso ha? Comunque questo è un altro discorso».

Ma voi come vi tutelate di fronte ai pochi che vi fanno passare per cattivi?  

«Per quanto riguarda quelli non autorizzati, se li vedo li denuncio. Poi starà alla polizia beccarli in flagranza di reato mentre il cliente sta pagando: è un requisito necessario. La polizia si sta facendo in quattro con appostamenti e appuntamenti in cui si fingono clienti».

Lei perché ci ha contattati?

«Perché io ho lasciato la mia famiglia a casa per lavorare quella sera ed essere additato come il ladro della situazione non mi va. Generalizzare è molto facile, ma i tassisti non sono tutti ladri. Il 99% dei miei colleghi lavora come me, sono persone tranquille e perbene come me. Molti sono laureati, parliamo dalle 2 alle 3 lingue.

Io mi ammazzo un turno intero per strada per sbarcare il lunario. Siamo stati al telefono per un’ora circa e quante chiamate ho preso? Due corse. Ci sono un sacco di leggende sui nostri guadagni, sono sparate in aria senza senso. Nonostante i problemi che abbiamo a Napoli, sia come viabilità che come mancanza di corsie preferenziali, siamo l’unico servizio pubblico che funziona: è bene sottolinearlo».

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