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Napoli-Atalanta, le chiavi tattiche: profondità, marcature a uomo e gioco sulle fasce

Come Gasperini ha limitato il gioco del Napoli (e non è una novità), come Sarri aveva trovato una possibile contromisura. Ma non è riuscito a sfruttarla.

Napoli-Atalanta, le chiavi tattiche: profondità, marcature a uomo e gioco sulle fasce
Callejon / Photo Hermann

Contromisure

L’hanno detto entrambi i tecnici, nel postpartita. Napoli-Atalanta ha rispettato il solito cliché, si tratta di due strutture consolidate, difficilmente modificabili, che basano il loro gioco su idee e concetti ripetuti nel tempo, mandati ormai a memoria. Il discorso sulle mancanti contromisure di Sarri rispetto a «una squadra che infastidisce il nostro modello» cozza con il contesto. Non solo per la serata “particolare”, intesa come partita di Coppa Italia su cui e per cui il Napoli non si è concentrato al massimo (eufemismo). Ma anche perché la squadra vista ieri in campo al San Paolo ha effettivamente provato a cambiare sé stessa per portare a casa il gol del vantaggio.

Si è visto nel primo tempo, frazione di gioco della quale Sarri si è detto «soddisfatto per applicazione». Le occasioni costruite dall’Atalanta (2 tiri in porta totali, quindi nessuno nel primo tempo) sono solo potenziali, il Napoli regge tendenzialmente bene dietro e sfiora il gol attraverso azioni che non fanno parte del suo portfolio. Come ad esempio quella di Callejon, lanciato in profondità, alle spalle della difesa bergamasca.

L’azione del numero 7 spagnolo nasce dalla necessità di bypassare il sistema difensivo di Gasperini. Il tecnico dell’Atalanta, per bloccare il gioco del Napoli, sceglie (sempre) un dispositivo di marcature aggressive uomo su uomo, che prescinde dal posizionamento in campo. Nel video di sopra, è visibile come il movimento di Callejon alle spalle della linea difensiva orobica colga gli avversari in situazione di scompenso – Toloi è in fase di pressione avanzata, e lascia scoperto il centrodestra.

Callejon

Il paradosso è che la scelta di Callejon centravanti si rivela concettualmente sensata – stando alle sensazioni del primo tempo. Lo spagnolo è perfetto nell’interpretazione del ruolo secondo una dinamica di lettura degli spazi e inserimenti. Quella che vediamo sopra non è la sola occasione costruita in questo modo, c’è anche il grande servizio da dietro di Hamsik appena sfiorato dall’ex Real Madrid in estirada. Stesso concetto, fuga di Callejon alle spalle dei centrali e gran servizio nello spazio. Altre volte abbiamo assistito a questa situazione – nei primi 45′ – ma Callejon è stato pescato spesso in offside. A volte, anche di pochi centimetri.

La linea azzurra illustra l’inserimento di Callejon. Hamsik lo trova splendidamente, il pallone è leggermente lungo

Aggressività

Il Napoli del primo tempo, lo ripetiamo, è una squadra attenta in fase difensiva e abbastanza propositiva in avanti. Va a fiammate, secondo il piano di costruzione della partita abbracciato spesso durante la stagione in corso. Ovvero: gestione dei ritmi della partita e ricerca d vere e proprie fiammate offensive, attivazioni improvvise secondo schemi consolidati, o comunque preparati in allenamento. Il problema è che di fronte c’era l’Atalanta. Nel frame di sopra, è possibile leggere i concetti di aggressività e intensità che sottendono il gioco di Gasperini. Difesa alta (il baricentro orobico nei 90′ si è stabilizzato intorno ai 48 metri, appena due più indietro rispetto al Napoli) e distanze minime col reparto di mezzo, il 3+3 del centrocampo e attacco del Napoli costretto sempre a lavorare il pallone in inferiorità numerica. Anzi, lo scompenso è talmente evidente che un uomo di Gasperini ha sempre la possibilità di attaccare il portatore senza scoprire nessuna zona difensiva.

Il Napoli soffre proprio questo, lo capisci quando Sarri parla nel postpartita. Il tecnico del Napoli ha spiegato: «L’Atalanta ci mette in difficoltà perché ci toglie ritmo. Ed inoltre ha un buon palleggio da dietro, per noi è un altro problema». La lettura della seconda frase apre il discorso sulla fase offensiva della squadra di Gasperini. Che, in realtà, non gioca solo cercando l’uscita pulita con i tre centrali, ma cerca subito di azionare la zona di campo dove riesce a creare più facilmente la superiorità numerica. Ovvero, sulle fasce laterali.

Due contro due

È una questione di modulo che si adatta perfettamente ai principi di gioco. I tre difensori servono a Gasperini per controllare l’area di rigore tenendo un baricentro abbastanza alto, e per ripartire da dietro quando possibile. I due esterni a tutto campo aiutano in difesa e sostengono l’azione offensiva. Quest’ultima si sviluppa soprattutto a sinistra (37%), perché Gomez permette un’interpretazione asimmetrica del 3-4-2-1. o 3-4-1-2. Sotto, le posizioni medie dell’Atalanta in fase di possesso. Gomez fa praticamente l’esterno, Cornelius ha più o meno lo stesso compito dall’altra parte. L’attaccante danese, però, ha la capacità di corsa per svolgere anche la funzione di pivot a centro area.

In questo modo, Gasperini crea dei due contro due continui sulle fasce, costringe gli esterni offensivi del Napoli a rinculare e al tempo stesso muove la squadra di Sarri sulla direttrice orizzontale, causando lo scompenso posizionale che più la infastidisce: la creazione di un lato debole se non debolissimo. Il gol di Castagne nasce proprio così, con Mario Rui costretto al due contro uno – diventato due contro mezzo dopo la sua scivolata. Si potrebbe dire la stessa cosa per la rete di Gomez, ma a quel punto il Napoli era una squadra sbilanciata, senza più un senso simmetrico reale. Fatto sta che, in ogni caso, Gomez affronta e supera Chiriches in velocità. Non l’esterno dal suo lato, ma il difensore centrale.

Quattro uomini dell’Atalanta contro quatro difensori del Napoli

Conclusioni

La struttura tattica dell’Atalanta dipende da una sovrastruttura fisica, dinamica e perfino tecnica che non ha eguali nel nostro campionato. Non tanto per qualità, ma per caratteristiche. E il tutto si sposa bene con le idee calcistiche di Gasperini, tecnico reattivo dalle grandi capacità di lettura del gioco e depotenziamento della squadra avversaria. Certo, anche l’atteggiamento del Napoli ha condizionato l’andamento della gara, soprattutto nella ripresa. Alla squadra di Sarri è mancato un certo grip mentale dopo il gol di Castagne, quello che serve per propiziare la giocata che cambia il corso degli eventi. Eventi come il tiro di Zielinski in campionato, a fine agosto – tanto per capirci.

Dal punto di vista tattico, quindi, le riflessioni si circoscrivono al rapporto con il sistema dei bergamaschi. Che saranno i primi avversari di Hamsik e compagni dopo la sosta, tra 18 giorni. E rappresenteranno il solito ostacolo alto, irto, perché hanno i giocatori e l’allenatore giusto per limitare il Napoli nelle sue espressioni migliori. L’hanno dimostrato anche ieri sera.

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