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Il Napoli e la nuova, letale varietà sulle palle inattive

Schemi e movimenti codificati su corner e punizioni: come il Napoli ha segnato 13 gol (solo in campionato) sfruttando tante soluzioni per il gioco da fermo.

Il Napoli e la nuova, letale varietà sulle palle inattive
Foto Ssc Napoli

Numeri

Iniziamo dalla cosa più oggettiva e quindi (certamente) indicativa, i numeri: il Napoli ha segnato 12 gol + 1 su palla inattiva. E parliamo solo di Serie A (dove il Napoli ha segnato 38 gol in totale). La statistica canonica dice 12 perché non riconosce l’autogol di Souprayen alla prima giornata, la rete numero uno realizzata dagli azzurri in questo campionato. Noi ce la mettiamo lo stesso, il che alza la quota a 13. Divisi in questo modo: 6 corner, 4 rigori, 2 punizioni indirette e una diretta.

Si tratta di un primato nel nostro campionato, ed è un primato importante. Descrive, spiega, certifica che il Napoli ha un’arma importante oltre quella del gioco. O meglio: che fa parte del gioco, ma non del gioco comunemente inteso, si prepara in allenamento ma è un momento in cui i principi e le strutture fisiche e concettuali su cui si basa la squadra possono essere (momentaneamente) bypassati da nuovi movimenti, dalla creazione di nuove situazioni.

I gol

In questo pezzo, vogliamo parlare soprattutto degli schemi, quindi di quei calci da fermo in cui il Napoli riesce ad applicare meccanismi codificati per cercare di ottenere un vantaggio che possa portare al gol. Analizzando velocemente, a memoria, le realizzazioni arrivate su palla inattiva, ricordiamo alcune situazioni palesemente preparate in allenamento. Il gol di Koulibaly a Torino, giusto l’altro ieri; il gol di Mertens contro il Sassuolo, su sponda di Albiol; l’altro gol di Koulibaly contro la Lazio. A queste situazioni, aggiungiamo Zielinski a Rotterdam. Anche quel gol nasce da uno schema, da una sponda sul secondo palo trasformata poi dall’interno polacco.

Partiamo proprio da qui, per sottolineare la bontà del lavoro di Sarri nella preparazione di certe situazioni. La sponda sul secondo palo è una situazione che vediamo molto spesso, e serve soprattutto per ricreare – a centro area, dunque sotto porta – condizioni che permettano al Napoli di bypassare il mismatch fisico. Per scelta organica, la fisicità della rosa azzurra non è straripante. Ci sono pochi giocatori davvero alti, e quindi realmente avvantaggiati nello stacco aereo. La ricerca del loro inserimento sul secondo palo, soprattutto per un “controcross” verso la zona del dischetto, permette di evitare che i duelli si giochino tutti sulla statura. Un pallone rimesso al centro dalla linea di fondo o giù di lì può essere (anzi, è) più facilmente spinto in porta anche da giocatori meno prestanti. Il gol di Rotterdam è l’esempio migliore da questo punto di vista, quello contro il Sassuolo conferma questa percezione.

Muovere la palla, muovere la difesa

La rete appena sopra, che sembra facile facile per Mertens, ci mostra un’altra soluzione ricorrente nel portfolio del Napoli. Il gioco a due uomini su calcio d’angolo, visto e rivisto anche a Torino. Anzi, in realtà sono proprio queste due situazioni ad averci spinto a scrivere questo pezzo. Il Napoli, nello sfruttamento delle palle inattive o dei calci piazzati (sono due cose diverse: palla inattiva si intende un calcio da fermo in senso assoluto; per calcio piazzato, parliamo di rigori e calci d’angolo, ovvero calci da posizione “piazzata” in campo), è una squadra con grande varietà concettuale. Nel gol contro il Feyenoord abbiamo visto un cross “secco” sul secondo palo, contro il Sassuolo vediamo Callejon dopo uno scambio con Ghoulam che poi riproduce una dinamica similare.

Nel secondo caso, abbiamo assistito a una giocata composita. Ovvero: somma di un doppio gioco, l’appoggio e la corsa di un secondo uomo su corner che muove la difesa avversaria e la realizzazione di uno schema da fermo. Anche questa soluzione nasce dall’esigenza di provare a creare scompenso in area avversaria nonostante le differenze in termini di centimetri. Che esistono ecome, basti pensare alle occasioni difensive in Champions League (Real Madrid e Manchester City), ma che vengono sfruttate anche se non soprattutto da avversari forti, strutturati dal punto di vista tattico (Real Madrid e Manchester City, appunto). Nel campionato in corso, il Napoli ha subito 5 gol su palla inattiva. Due di questi su punizione diretta e rigore. Pochi, un’ottima media considerando le 17 partite giocate.

Torino

Nella partita di sabato, come avete letto tra le righe di questo pezzo, il Napoli ha mostrato un piccolo saggio di interpretazione delle palle inattive. Il gol appena sopra, che nasce da uno schema “nuovo” ma comunque riconducibile all’idea dei due tocchi, ovvero della spizzata in modo da favorire gli inserimenti di tutti. Allan va incontro al pallone sapendo che il cross di Callejon spioverà proprio lì, Koulibaly attacca bene la porta, occupa uno spazio predefinito, Albiol non c’è sul secondo palo perché questo schema (non ricordiamo il numero con le mani fatto da Callejon prima della battuta) non prevede il suo inserimento. C’è lavoro, non c’è improvvisazione, tutto è come dovrebbe essere.

Stessa cosa nei due corner successivi, dall’altra parte, quando prima un gioco a due Callejon-Mario Rui e poi un gioco a tre Callejon-Mario Rui-Allan ha creato ip resupposti per un cross a difesa in movimento. Lo studio di Sarri per e sulla variabilità del gioco del Napoli coinvolge anche le palle da fermo. E sta funzionando, lo capisci dai numeri e da queste immagini.

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