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Prendiamo esempio dall’esultanza sobria di Hamsik, nel bene e nel male

L’equilibrio di Marek, quello richiesto da Maurizio Sarri e la consapevolezza di un Napoli che cresce. E che punta al massimo risultato in assoluta tranqulllità.

Prendiamo esempio dall’esultanza sobria di Hamsik, nel bene e nel male
Foto Ssc Napoli

Il momento esatto

Mezz’ora di Torino-Napoli, Mertens trova Hamsik e Hamsik batte Sirigu. È la rete del 3-0, è una realizzazione che nasce da dinamiche tattiche già viste durante la partita – ne abbiamo parlato qui. Ma soprattutto è il gol del record, è il numero 115, quello che permette a Marek di raggiungere Maradona. Il momento è storico, eppure tutto è normale, sobrio, composto. Hamsik esulta come se il gol fosse normale, anzi in realtà lo è, la sensazione che si percepisce guardando il Napoli che festeggia è proprio questa. Ecco, prendiamo spunto da questo atteggiamento di normalità assoluta rispetto alle cose che succedono. Anche, se non soprattutto, quelle grandi. Quelle belle.

Ci abbiamo pensato un po’ prima di scrivere queste righe. Poi però ci sono venute in mente le parole di Sarri nel postpartita, quelle sull’equilibrio da mantenere. Nel bene e nel male, ed è proprio questo il punto. Il Napoli ha dimostrato di essere una squadra impermeabile a quello che succede intorno al suo ambiente. Il gol di Hamsik è l’esempio, la combinazione con le parole di Sarri spiega che il gruppo azzurro vive una stagione di assoluta, tranquilla consapevolezza. Più o meno lo stesso discorso che abbiamo fatto qualche giorno fa sulla serenità che traspare dalle interviste.

Ecco, ieri si è vista la stessa cosa in campo. Un gruppo di ragazzi ha fatto (bene) le cose per cui è stato programmato, per cui lavora. E grazie a questo lavoro ha portato uno dei suoi uomini-simbolo a un risultato storico, ma anche questo rientra nel concetto della normalità di cui sopra. Probabilmente, il miglior modo per definire il nuovo primato di Marek Hamsik è proprio questo: una cosa normale, che doveva avvenire ed è avvenuta. E che, proprio per questo, è stata salutata con sobrietà.

Consapevolezza

Come scritto prima: dovremmo prendere spunto dall’atteggiamento di Marek e della squadra. Il lavoro fatto da questi ragazzi nell’ultimo anno e mezzo è sensazionale, considerando punto di partenza e ostacoli superati. Sono lì, a giocarsi il primo posto in classifica e sembra una cosa scontata. Normale, ci viene da utilizzare di nuovo questo termine. Quando in realtà la storia ci dice che non è così, il Napoli è ben al di sopra dei suoi standard ed è arrivato a questo livello sviluppando sé stesso. Tanto che oggi, appunto, tutto ci sembra normale ma in realtà non lo è.

Secondo il nostro modo di vedere e interpretare le cose, Hamsik ha festeggiato il suo record con questa calma, con questa tranquillità, proprio perché quel numero stampato nella storia del Napoli è frutto di una consapevolezza acquisita rispetto alla forza del progetto. Rispetto al ruolo che lui stesso, Marek Hamsik, ricopre e rappresenta all’interno di questa avventura. Che è vissuta con trasporto, ma anche con la coscienza che il lavoro pagherà. È una certezza romantica, che non sappiamo fin dove potrà espandersi. Finora, è valsa il primo posto in classifica ed il miglior avvio di stagione nella storia del Napoli. Domani, chissà.

Hamsik e i tifosi

Ed è proprio qui che seguire l’esempio di Hamsik e del Napoli diventa la cosa giusta da fare. La squadra di Sarri ha pregi e difetti, punti di forza e anelli deboli. È una cosa umana, e come tutte le cose umane ha un inizio, avrà una fine, ci sono meccanismi che funzionano e meccanismi che non funzionano. Però, su una cosa si può essere certi: è un gruppo che segue un’idea, anzi la rappresenta. Che lavora in funzione di questa idea. E che farà di tutto per raccogliere il massimo possibile da questo suo lavoro, esattamente come è successo nel 2016 e nel 2017.

L’equilibrio di Hamsik, quello di Sarri, deve essere anche il nostro rispetto a risultati e classifica e prestazioni: il Napoli non aveva perso lo scudetto perdendo contro la Juventus, non l’aveva perso pareggiando contro la Fiorentina. E non l’ha (ri)vinto ieri, che la partita è stata solo una tappa.

C’è stata la “distrazione” del record di Hamsik, ma «l’obiettivo individuale svanisce rispetto alla missione collettiva». Sono le parole, più o meno esatte, dello stesso Hamsik. Che parla di scudetto, rappresenta e mostra la tranquillità di una squadra che si conosce. E sa di poter essere (di nuovo) migliore dell’ultima edizione di sé stessa. Fatto questo, dipenderà anche dagli altri, dagli avversari.

Per ora, e siamo quasi al 2018, nessuno ha preso e/o superato il Napoli se non per due partite. Non sappiamo se basterà per arrivare primi a fine anno, ma intanto il primato non era mai stato azzurro così a lungo. Frutto di equilibri interni che non risentono di ciò che succede e si dice fuori. E quando c’è equilibrio dentro, la risposta di fuori è equilibrata. Allora l’entusiasmo di  un primato storico – ma individuale – resta contenuto, perché c’è altro da andare a prendere. Può succedere, il Napoli lo sa. Può non succedere, e non sarebbe un dramma. Il Napoli lo sa, dovremmo saperlo anche noi.

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