Trasferta storicamente ostica in Friuli, ma c’è di più: il Napoli deve dimostrare la sua capacità di stare sul pezzo al di là delle aspettative per il match con la Juve.
Lo spettro della Juventus
Non è colpa di nessuno, se non del tempo. Il Napoli che giocherà domani a Udine aspetta la Juventus, il calendario dice che ci saranno quattro giorni e mezzo per preparare quella partita. C’è grande attesa, anche perché Sarri e i suoi avranno la terza chance di affrontare i bianconeri con una miglior posizione di classifica. La prima volta andò bene, ma erano schermaglie di inizio campionato – settembre 2015, 2-1 firmato Insigne-Higuain e bianconeri ricacciati indietro. La squadra di Allegri avrebbe rimontato, fino a chiudere la rincorsa con il sorpasso di febbraio 2016: gol di Zaza e sorpasso in vetta alla classifica.
Il pubblico freme, il San Paolo del primo dicembre è già sold out. Solo che, appunto, c’è l’Udinese. C‘è una trasferta storicamente ostica, due vittorie dal ritorno in A del 2007: il 5-0 di Lavezzi e Zalayeta e il 2-1 firmato da Insigne nello scorso torneo. In mezzo, tante delusioni e anche qualche risultato incredibile, si pensi al 3-1 con cui Bruno Fernandes cancellò i sogni scudetto del primo Napoli di Sarri.
Punti
Ecco, il Napoli della Dacia Arena ha da fare uno step determinante nel suo percorso di crescita. Deve andare a Udine e riuscire a giocare senza l’assillo dell’attesa. Senza l’ansia per la partita che verrà, fondamentale ma non decisiva nella costruzione della stagione. Anche perché, paradossalmente, un successo a Udine sarebbe il miglior modo per sciogliere preventivamente la pressione: vincere in Friuli vorrebbe dire presentarsi al San Paolo forti di quattro punti di vantaggio (domani sera c’è Juventus-Crotone), con la possibilità di caricare sugli avversari il peso del risultato a ogni costo.
In un campionato come quello in corso, che in testa c’è una classifica cortissima, gli scontri diretti saranno fondamentali. È una specie di mantra che ci accompagna fin da agosto, dall’inizio di questa stagione. Vero, ma è vero pure che non perdere punti in partite laterali deve essere l’obiettivo principale. Ce lo spiega proprio la Juventus, ora in ritardo di una partita (e più) per i cinque punti persi contro Atalanta e Sampdoria. Ce lo spiega anche il Napoli, che con lo 0-0 a Verona ha perso l’occasione per mettere almeno due partite tra sé e l’intera schiera delle contender. Non si può vincere sempre, certo, ma i punti contro le piccole rappresentano il grano nel silos.
Maturità
Dopo aver imparato la gestione energetica nelle partite, il Napoli ha l’opportunità per completare il percorso di maturazione mentale necessario per puntare davvero al titolo. Udine è la tappa per sperimentare un altro tipo di gestione, quello dell’attesa. Ovvero: giocare come se non esistessero cartellini o possibili infortuni, questo non vuol dire incoscienza ma normale percezione degli eventi della partita. L’inibizione del gioco e nel gioco “a causa della Juventus” significherebbe fare un passo indietro importante, rispetto alle ambizioni coltivate e rispettate in questo inizio di stagione.
E sarebbe un vero e proprio assist alle altre: ad un’Udinese impegnata a costruirsi una nuova identità, ma soprattutto a chi insegue il Napoli fin dal primo turno. A quel punto, la retorica trita e ritrita della “squadra che scoppia” si avvicinerebbe sinistramente alla realtà. Proprio nel momento in cui certe mancanze, visibili negli anni scorsi, sembra(va)no essere state cancellate. Step by step, partita per partita. Giocarne una alla volta vuol dire stancarsi di meno. Dopo Udine, quattro giorni e mezzo per preparare la Juventus. Non si può fare diversamente, in realtà non si può fare meglio di così.